Big little lies, c'è del marcio a Monterey

Prendi lo script di un pilot dai toni misteriosissimi basato su un libro, lancialo addosso a mezza Hollywood e aspetta che tutti si presentino sul set, una cittadina di mare pregna di gente ricca.

Ecco che spunta fuori, sulla HBO, Big Little Lies, un dramma che ha per protagoniste una Nicole Kidman in versione dimessa con un golfino marroncino a collo alto, capelli lisci lunghi rossi e frangia che però non riescono a nascondere la sua fastidiossissima bellezza; Reese Witherspoon tornata ai fasti di un tempo di Legally Blonde con vestitini e golfini; Shailene Woodley, classe NOVANTUNO che dopo aver recitato accanto a George Clooney è diventata una mezza dea; Zoe Isabella Kravitz, che Dio la benedica nonostante la zecca che è e ATTENZIONE, Laura Dern vestita come un’avvocatessa rabbiosa.

Tutte loro, in splendida forma, sono le madri di bambini e bambine che stanno per frequentare il primo giorno di scuole elementari, giornata dalla quale si scatenerà una serie di eventi che porteranno, pensa un po’, ad un omicidio.

Come in qualsiasi dramma che si rispetti, infatti, nella tranquilla cittadina abitata da famiglie perfette, c’è un marcio che veramente levatevi e dietro ogni storia si nascondono, manco a dirlo, Piccole Grandi Bugie. Pure quel bono di Alexander Skarsgard sembra buono e caro e poi toh, ultima scena e non è caro mai mai.  

Gli elementi per diventare una serie coi controcazzi ci sono tutti, una location bella, passati torbidissimi dei protagonisti (uno su tutti quello di Shailene, ultima arrivata in città), la HBO ed un cast che che ve lo dico a fare. Se siete curiosi di vedere come lo stylist non sia riuscito a rendere cessa Nicole neanche con tutto l’impegno del mondo, recuperatevi almeno il pilot.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Vanna Vinci, Frida, operetta amorale a fumetti.

Se amate Frida Kahlo senza alcuna riserva, Frida, operetta amorale a fumetti di Vanna Vinci, è quello che fa per voi. E’ una sorta di autobiografia e racconta la sua vita attraverso il dialogo con la Morte che, seppure un’entità non fisica, è la persona che l’ha accompagnata lungo tutto il suo cammino.

Un’esistenza ricchissima, fatta di passioni e amori brucianti, di grande talento espresso anche in condizioni di assoluta difficoltà, di vicissitudini mediche strazianti, di tentativi di suicidio alternati a una grandissima gioia di vivere, di animali, della casa Azul, di Diego Rivera, mostro d’amore ma grande sostenitore della sua arte.


"Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo, ma poi ho pensato che ci sono così tante persone nel mondo, ce ne deve essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che tu sappia, se sei lì fuori e stai leggendo questo, che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te”.

Vanna Vinci, Frida, operetta amorale a fumetti, 24 ore Cultura

Sal8 #1: forum sull'Hate speech, ecco com'è andata

Ieri si è aperta la nuova stagione di Sal8, il nuovo format che RiccioCapriccio EcoParrucchieri ospita nel suo locale. SAL8 è una discussione aperta e paritaria dove ognuno è invitato a dire la sua, un incontro per mettere in campo idee e opinioni senza pregiudizi né stereotipi. Abbiamo parlato di Hate Speech, di linguaggio dell’odio chiedendoci se la violenza virtuale è reale, se questo tipo di linguaggio può danneggiare la nostra vita di ogni giorno, se i gruppi di stupro sul web sono pericolosi quanto gli uomini violenti in carne ed ossa. A queste domande è bene che ognuno di noi sappia rispondere. E soprattutto conosca come difendersi e come non cascare, anche inconsapevolmente, nella Rete dell’odio.

Con noi le giornaliste Alessandra Di Pietro, moderatrice della serata, Flavia Perina ex deputata, giornalista e voce seguitissima su FB e Angela Azzaro, vice direttrice del quotidiano il Dubbio.

Ognuna di loro ha espresso la propria visione riguardo l’uso dei social network e della comunicazione più in generale. Secondo Angela siamo immersi in un vero e proprio cambiamento cognitivo e culturale, specie per quanto riguarda i giornali: è come se i processi si fossero spostati dalle aule di tribunale al web, dove tutti puntano il dito e sono alla ricerca di un colpevole. Diversa l’opinione di Flavia, secondo cui è il modo in cui ci poniamo e l’uso che facciamo del mezzo a rafforzare l’hate speech. C’è in generale un calo della qualità e molta superficialità nell’uso del potentissimo mezzo che è la rete e quasi nessuno di noi percepisce realmente i vantaggi ma anche i pericoli che dietro di essa si nascondono.

Eravate in tanti e molto partecipi: per questo vi ringraziamo e vi invitiamo a seguirci sui nostri social per tenervi in contatto, presto ci saranno nuovi incontri!

Per scoprire cosa vi siete persi ieri, ecco il video di Repubblica Tv, realizzato da Angela Nittoli.

 

Il primo porno non si scorda mai

Mi affascina l'universo delle sessualità umane e da un po' di tempo studio il porno come sua rappresentazione. Mi capita spesso di confrontarmi sul tema della pornografia con singole persone o gruppi interi coi quali interagisco nei laboratori e spettacoli che faccio in giro per l'Italia. Sono sempre molto curiosa di sapere, ad esempio, a che età è avvenuto il primo contatto con dei materiali audiovisuali sessualmente espliciti. L'incontro con la pornografia è uno dei passi fondamentali della costruzione dell'immaginario sessuale, che si va formando spesso – in una società sessuofobica come la nostra – sulla base di sollecitazioni indirette e informazioni frammentarie quando non proprio censurate. In questo panorama in cui il sesso è per molte e molti quasi un segreto iniziatico trovarsi davanti agli occhi la sua rappresentazione più cruda e diretta è tutta una rivelazione, piú o meno traumatica.

A volte mi capita di chiedermi: la mia vita sessuale sarebbe stata diversa se da ragazzina invece di essermi trovata tra le mani un fumetto orrendo in cui una donna veniva rapita, legata e brutalizzata fino alla morte mi fossi imbattuta in un Casa HowHard di Baldazzini – dove magari un gruppo di belle trans sottomettevano un bullo in allegria (e senza ucciderlo)?

Probabilmente mi avrebbe impressionato lo stesso: a prescindere dall'ideologia che veicola, il porno è un prodotto pensato per adulti ed è possibile che in qualsiasi forma un soggetto preadolescente lo incontri possa risultare scioccante.

Perché l'obiettivo di questa mia breve dissertazione non è condannare la pornografia violenta: è affermare che spesso viviamo la fruizione del prodotto pornografico con un certo grado di passività e che puó essere che i nostri gusti, in fatto di pornografia, non dipendano direttamente da noi.  

Come afferma il filosofo Preciado, il porno si caratterizza per la capacità di stimolare, in chi guarda, quei meccanismi che governano la produzione del piacere indipendentemente dalla sua volontá – ne è prova il fatto che a volte le nostre preferenze in fatto di porno non rispecchiano quelle sessuali, né i nostri standard estetici e tantomeno la nostra etica.

Ricordo una piccola punk che mi raccontava di eccitarsi vedendo porno di fattura mainstream, dove delle bionde siliconate venivano scopate ferocemente da maschioni nerboruti: era sconvolta da questo fatto e non se lo spiegava, perché la sua sessualità non aveva niente a che fare con quella rappresentazione.

La ragione è che attraverso il porno liberiamo pulsioni che per quanto possano non appartenerci coscientemente fanno parte della costruzione culturale del sesso (che per ognuno e ognuna è fatta di tutte quelle esperienze legate alla conoscenza sul sesso di cui parlavo prima) e per una sorta di pigrizia siamo abituate a cercare, nel porno, i prodotti che più rapidamente ci portano all'obiettivo: una masturbazione che ci provochi l'orgasmo.

Ecco, la nuova cultura del porno vuole mettere in discussione questo assunto: se usciamo dalla pigrizia e dalla passività e riconosciamo alla pornografia una funzione di stimolo attivo possiamo arricchire il nostro immaginario e uscire dai percorsi standard apprezzando differenti forme e sapori del sesso.

Per questa volta vi ho spiegato il perché, nel prossimo articolo vedremo anche come.

 


FRONTE DEL PORNO

di Slavina Perez

Pornografa femminista e (quasi di conseguenza) educatrice sessuale, Slavina vive tra l'Italia e la Spagna promuovendo attraverso spettacoli e laboratori una svergognata consapevolezza sui temi del corpo, del genere e del sesso. Su facebook con la pagina Intimidades Compartidas.

 

 

Sei account instagram per beauty addicted

Se come me siete delle beauty addicted, userete spesso instagram come spunto per i vostri look. Oggi vi segnalo sei account di famose make up artist che sicuramente vi ruberanno il cuore. State pronte con le ditine e followate!

Lucia Pica

Napoletana, classe 1976, è ora la make up artist globale del marchio Chanel e la Colour Designer della linea trucco. Ha truccato Keira Knightley e Kristen Stewart, giusto per fare due nomi a caso. Il suo profilo è pieno di suggestioni e make up eterei.

Beauty is boring

E’ un sito dedicato alla bellezza non convenzionale, fondato da Robin Black, make up artist e fotografa. Ricchissimo di immagini d’impatto, ha una sezione video tutorial estremamente patinata che fa venire voglia di comprarsi la qualunque.

Lisa Eldridge

Nostra signora del make up, tutto ciò che passa sotto le sue mani diventa perfezione. Nata come youtuber, adesso è la direttrice creativa globale del marchio Lancôme. Di recente ha pubblicato un libro Face Paint: the story of make up, la bibbia per le beauty addicted. Fa sembrare tutto incredibilmente semplice ma soltanto perché lei è bravissima.

Pat McGrath

La nostra Pat ha qualcosa come un milione e spicci di followers. E’ una delle make up artist più richieste al mondo, E’ il direttore creativo di P&GBeauty, lavora per Covergirl, Dolce & Gabbana e Max Factor. Ha una sua linea trucco sfavillante.

Sam Chapman Pixiwoos

Sam e Nic sono sorelle e make up artist. Hanno creato un canale youtube i cui video sono visualizzati da milioni di persone (io credo di aver contribuito parecchio). Sono imprenditrici: hanno fondato la Real techniques, azienda che vende la loro linea di pennelli trucco per il viso che hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Ida Ekman

Make up artist finlandese, tatuatrice e designer realizza make up particolarissimi, con un focus sugli occhi e le sopracciglia che diventano delle vere e proprie tele. Resto sempre incantata dalle sue foto, i miei cuori sono tutti per lei.

E voi, quali account beauty seguite?

 

 


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti.

Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

Una settimana con Neville Roman Zammit: ecco cosa abbiamo imparato.

La scorsa settimana noi di RiccioCapriccio abbiamo avuto l’onore e il privilegio di dividere il nostro spazio e il nostro tempo lavorativo con Neville Roman Zammit, colorist di fama mondiale per Vidal Sassoon.

E’ stata una settimana intensa, in cui abbiamo potuto osservare come lavora un professionista di alto livello, una settimana in cui abbiamo imparato moltissimo. Ognuno di noi ha voluto esprimere il proprio pensiero su questa esperienza, trovate qui il nostro elenco. Speriamo vivamente che Neville torni a trovarci e gli facciamo un grande in bocca al lupo per la sua nuova avventura: a breve a Malta aprirà il suo salone!

Alessandra: Per me Neville è stato un’ondata di energia positiva. E’ un ragazzo di grande talento non solo dal punto di vista tecnico ma anche umano. Ha una passione sfrenata per il suo lavoro: per questo l’ho sentito molto vicino al mio modo di intendere la professione.

Franco: Confrontarmi con lui è stato estremamente interessante e mi ha offerto nuovi spunti riguardo la gestione dell’attività e del rapporto con il personale.

Laura: Ho conosciuto Neville alla Vidal Sassoon Academy dove mi sono formata e ho lavorato al suo fianco per quattro anni. E’ una persona estremamente umile, disponibile e di grande stimolo. Sono molto orgogliosa di averlo avuto qui da noi!

Andrea: E’ un grande professionista. Dal punto di vista tecnico ha una precisione impressionante: riesce ad eseguire i lavori più complicati con grande ordine e sempre con il sorriso.

Alice: E’ una gran bella persona, umanamente e professionalmente. Ha condiviso con noi tutti i “segreti” imparati negli anni, è stato disponibile e paziente, per niente geloso del suo lavoro.

Roberta: E’ bravissimo, ha un’esperienza e una tecnica eccezionali. Ed è anche simpatico e disponibile!

Grazi: Ama molto il suo lavoro e si vede in tutto quello che fa. Trasmette calma e sicurezza ma è anche molto divertente.

Tamara: Pur non svolgendo la stessa attività, l’ho trovato di grande ispirazione. E’ sicuro delle sue competenze ma resta una persona umile e disponibile allo scambio. E’ bravissimo a gestire i rapporti con le persone: sa che ognuno di noi davanti ad un cambiamento si sente fragile ma riesce a consigliarti sempre nel modo giusto.

Trovate qui una serie di lavori che abbiamo eseguito insieme nel nostro salone, lasciando le nostre clienti felicissime.

Ritorna Sal8: il forum di RiccioCapriccio. Parliamo di Hate speech

L'incitamento all'odio (hate speech) è una categoria della giurisprudenza USA (e da pochi anni anche di quella europea) che indica un genere di parole e discorsi che hanno lo scopo di esprimere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo (razziale, etnico, religioso, di genere o orientamento sessuale).

L'uso di questo tipo di linguaggio si è diffuso ancora di più con l'esplosione dei social network dove diventa incredibilmente facile offendere, al riparo di uno schermo e di una tastiera.

Per combattere, evitare e riconoscere l'hate speech, noi di RiccioCapriccio abbiamo organizzato il primo Sal8, un forum di discussione aperto a tutti dove la tua opinione è importante, la tua voce è importante.

Ci vediamo il 22 febbraio alle 19 in salone, in via di San Giovanni in Laterano, 142 con i nostri coordinatori e moderatori Alessandra Di Pietro, Flavia Perina, Angela Azzaro e Arturo Di Corinto che ci aiuteranno a dipanare la matassa.

La violenza virtuale è reale? Dibattito e decalogo su come riconoscerlo, evitarlo e non cascarci dentro: vi aspettiamo!

 

Breaking Bad: la droga e l'eleganza

Poche ma davvero poche sono le serie che come Breaking Bad hanno diviso quei mattacchioni del pubblico. Chi l'ha amato follemente venderebbe sua madre pur di dimenticarlo e rivederlo come se fosse la prima volta, e chi “meh sì bello eh per carità però è un po' sopravvalutato, no?” rischia la vita ogni volta che lo dice. 
Nell'immaginario di entrambe le categorie, però, rimarranno forever indelebili le tutine gialle e le maschere di Walter e Jesse. I due personaggi più fighi, più risolti e più tutto della storia della tv (sì, mia madre è in vendita).
Gli abiti in borghese di Jesse, poi, fanno volare altissimo specie quando va in giro con le magliette a maniche lunghe coi simbolini tribali che a fine anni '90 qua in italia potevi trovare sui libricini in regalo con Cioè e in cui noi svantaggiati di 12/13 anni mettevamo le orecchie alle pagine. Nessuno dei miei amici ha però mai comprato, mai qualcosa, ora che ci penso. Peccatone.
Walter in compenso da bravo professore di chimica era tutto un camicia-pantaloni-occhialini-mocassini fino a quando, in mutande, canottiera e grembiule non creava la dddrroga nel loro camper. Grazie raga, vi saremo sempre grati di tutta questa poesia e la lentezza della prima stagione in cui tutti tutti noi abbiamo fatto un sacco di fatica è indubbiamente servita a farci sentire ripagati appena sono entrati personaggi splendidi, commoventi, come Gus Fringe che pure con la divisa di Los Pollos Hermanos faceva la sua porca ed elegante figura. Certo, quando parlava spagnolo tu eri lì che pensavi al fatto che un corso intensivo lo poteva pure fare, il buon Giancarlo Esposito, però che ci frega, lui era favoloso sempre pure quando SPOILER gli scoppia metà faccia e pensa ad aggiustarsi la cravatta.

 


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

L'alimentazione ideale per chi si allena... non esiste!

Cosa mangiare prima di andare a correre? E dopo? E durante? La pasta fa bene, no la pasta fa male, via i latticini, sì ai latticini perché c'è la proteina e no alla carne che fa venire il cancro, sì legumi no soia, viva l’avocado, abbasso i pomodori...
Ne sentirete e ne leggerete di ogni se cominciate a cercare informazioni nel campo nutrizione per lo sport. E ogni sportivo vi parlerà della sua dieta: c'è chi esce in totale digiuno, chi non rinuncia al caffè, chi può correre solo se il giorno prima si è preparato 200 grammi di carbonara. Da qualche settimana ho capito sulla mia pelle che l'unica risposta sensata alla domanda "quale dieta devo fare se mi alleno" è una sola: dipende.
E soprattutto non si trova nelle riviste né la leggerete in questo post.

Potete ascoltare i pareri di chi corre da anni, ma quello che potrà raccontarvi si basa esclusivamente sulla dieta che va bene per lui/lei: e non è detto che vada bene anche per voi. Accumulate pure informazioni, ma per pura curiosità. Poi, vi prego, andate da un professionista.

Perché vi dico questo? Perché ho sperimentato sulla mia pelle un regime alimentare auto costruito in base al “buon senso” e alle letture sparse su blog di alimentazione sana, mentre  una decina di giorni fa ho scoperto che per mesi mi sono quasi “avvelenata” con un ingrediente che mettevo ovunque.

L’antefatto

Quando ho cominciato la preparazione per la maratona che avrei dovuto fare a dicembre mi sono costruita una dieta cercando di mantenere sempre un equilibrio tra proteine e carboidrati, al massimo aggiungevo più pasta la sera o a pranzo in base all’attività fisica praticata. Pochi grassi e zuccheri, il resto più o meno abbondante, senza togliermi nulla. Sono molto curiosa e amo provare cose nuove, così ho trovato ricette che mi permettessero di variare soprattutto la “schiscetta” che mi portavo in ufficio. Ho scoperto per esempio di essere una carnivora che ama il tofu: quest’estate l’ho mangiato quasi due volte a settimana in ogni insalata. E poi giù di salsa di soia come condimento. Ah l’amata soia.

Il problema

La mia alimentazione fai da te non mi faceva né ingrassare né dimagrire, ma non era questo il mio obiettivo. Il mio obiettivo era reintegrare liquidi ed energie perse durante l’allenamento. Obiettivo fallito: mi è capitato di svegliarmi spesso di notte alla ricerca di cibo per crampi della fame dopo i lunghi della domenica.

La soluzione

Mi decido ad andare da una nutrizionista. Che, se è una professionista seria, vi chiede gli esami del sangue. Li faccio e qualche valore è fuori dalla norma. Comincio a seguire la sua dieta e intanto prenoto altri esami.

L’epilogo

Scopro che la SOIA, la mia migliore amica sulla tavola per molti mesi, per la sua capacità di interferire con la tiroide è esattamente l’ingrediente che devo evitare come la peste. Insieme ad altre gioie della vita come glutine e latticini, ma questa è un’altra storia su cui non mi dilungo.

La lezione che ho imparato e che non mi stancherò di ripetere a chiunque mi chieda cosa mangiare prima/dopo/durante l’allenamento è: vai almeno una volta nella vita da un professionista che può farti capire qual è la dieta più adatta a te. Ne va della tua salute.

 


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Ospiti speciali: Neville Roman Zammit

Noi di RiccioCapriccio amiamo le contaminazioni, amiamo imparare sempre qualcosa di nuovo confrontandoci con altri professionisti del settore. Per questo abbiamo invitato in salone Neville Roman Zammit, giovane ed eccellente colorist della Vidal Sassoon Academy London.

Originario di Malta, lavora in Vidal Sassoon da quattordici anni. Ha girato il mondo prestando la sua opera in Spagna, in Giappone, in Russia, nel Regno Unito; ha curato il look di moltissimi modelli per le collezioni della casa, come testimoniano i numerosi dvd che raccontano quanto lavoro e quanta ricerca ci sia dietro ogni presentazione.

Ha vinto il premio Colorist of the year per due anni consecutivi.

Siamo fierissimi di averlo con noi in salone per una settimana, a partire dal 7 febbraio.

Avrete la possibilità di conoscerlo e di affidargli la vostra immagine: i posti a disposizione sono pochissimi! Potrebbe essere il momento giusto per quel cambio di look a cui pensate da tempo ;)

Lasciamo che siano le immagini a parlare: godetevi la bellezza e la qualità dei lavori di questo grande professionista.

Arriva l'app di RiccioCapriccio!

Ci abbiamo pensato a lungo e finalmente eccola qui: l’app di RiccioCapriccio per smartphone!

Ideata in collaborazione con Uala, vi permette di prenotare i nostri servizi, di tenervi aggiornati sulle news e sugli eventi del salone, di conoscere gli orari di apertura e chiusura e avere al volo la mappa con le indicazioni per trovarci.

E’ disponibile sia per iOS che per Android  ed è assolutamente gratuita: basta digitare nella barra di ricerca il nostro nome.

Fateci sapere se vi piace e se l’avete scaricata: aspettiamo il vostro feedback.

Noi la adoriamo :)

 

 

Rispettare i buoni propositi.

Hai annunciato i tuoi buoni propositi allo scoccare della mezzanotte, li hai scritti persino, pensando che questo possa aiutarti a rispettarli: e così sarà. Tu li rispetterai. Tu andrai a correre tre volte a settimana per tutto l’anno, a partire da oggi. Sì, anche se è inverno e la temperatura è scesa sotto zero.

Cosa devo fare per cominciare a correre? Ogni tanto qualcuno me lo chiede, forse per farmi smettere di parlare delle “mie” corse e cominciare a raccontare le sue. Bene, adoro quando succede e ricevo schermate di applicazioni con la traccia gps delle vostre uscite.

In caso aveste bisogno di una spinta, ho preparato una piccola check list per aiutarvi con la prima corsa del 2017.

1) L’abbigliamento giusto. Comprare delle scarpe adatte, ma questo lo sapete, spero, vi salva letteralmente dagli infortuni. Il secondo indumento fondamentale per la runner femmina è il top: quello sportivo vi cambia la vita. Credo che potrei correre scalza ma non senza top (si narra di runner infilate nel cesto dei panni sporchi per recuperarne uno usato in mancanza di capi puliti a cinque minuti dall’uscita programmata). Ovviamente ricordati di vestirti in modo adeguato alla stagione: se fa freddo copriti bene, con indumenti termici, guanti, fascia, scaldacollo e in caso, una giacca leggera antivento se stai fuori a lungo ed è una giornata ventosa. Di solito questi capi sono anche utilizzabili in caso di pioggia (non pensavi di uscire solo con il cielo sereno, vero?).

2) Trova un’amica o un amico che possa aiutarti a mantenere l’impegno preso: non è obbligato a seguirti nella corsa, ma sarà la persona a cui prometterai di andare a correre e a cui manderai le prove dell’avvenuta uscita. Un’alternativa sono i gruppi di Facebook dedicati alla corsa, specialmente quelli della tua città: puoi cominciare a uscire in compagnia e poi chiedere aiuto postando sul gruppo il tuo impegno. Io l’ho usato come metodo per uscire da una crisi che mi aveva fatto smettere di correre quando mi sono trasferita. Ogni tanto mi succede anche adesso. Puoi anche sfruttare i tuoi colleghi: “Ragazzi domani mattina quando arrivo chiedetemi di mostrarvi l’itinerario che ho fatto stasera”. Un impegno condiviso è un impegno che ha molte più possibilità di essere rispettato.

3) Prima di uscire prepara a casa il percorso. Decidi prima quanti km (o minuti, se sei proprio all’inizio) vuoi correre. Poi apri google maps, cerca un parco, se è troppo lontano ricorda le ultime passeggiate attorno a casa tua, cerca di percorrere strade con pochi semafori o turisti (qui a Roma sono un vero ostacolo :)

4) Supera quel senso di imbarazzo nell’essere vestita in pubblico con colori improbabili e led luminosi (se corri di sera sono obbligatori), e anzi, goditi gli sguardi dei passanti: sono solo invidiosi! Tu ti sei alzata dal divano. Non sei rimasta a casa. Stai facendo muovere il tuo corpo!

5) Poniti un obiettivo ambizioso: per esempio, iscriviti a una gara. Lo so, tu corri solo per stare bene, non ti interessa la competizione, ma prova a sfidare le tue certezze. È un momento molto divertente, passi del tempo con altre persone che condividono la tua stessa passione e hai l’occasione per superare il limite di velocità/tempo dei chilometri percorsi finora.

6) Se hai paura di annoiarti prepara una playlist: l’idea di avere del tempo per te, per ascoltare la musica che preferisci, l’album del tuo artista preferito appena uscito, è un’ottima motivazione. E se hai bisogno di ispirazione, qui ne trovi una, molto lunga, tu prendi quello che ti serve :)


Ora esci e corri!

 


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale suInternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

A series of unfortunate events: colore e simmetria.

Netflix, allora è vero che volevi farti perdonare per quell'imbarazzo in 8 puntate che è di “The Oa”. Dillo che è per questo che hai tirato fuori, venerdì 13 in onore al tema della serie, “A series of unfortunate events”.

Sei stato molto caro, soprattutto perché oltre a Neil Patrick Harris che se la scoatta cantando e ballando come solo lui può e sa fare, c'è tanta ma tanta bellezza in questa nuova creatura.

Sembra di esser tornati ai fasti di un tempo di Pushing Daisies, piccolo capolavoro del 2007 durato troppo poco (RECUPERATELOH) in cui con una fotografia coloratissima e luminosissima prendeva vita un mondo un sacco speciale.

Stavolta la storia, originariamente di una serie di libri e già diventata film con Jim Carrey, narra dei tre fratelli Baudelaire, ricchi, orfani dall'oggi al domani e sfigatissimi che si trovano loro malgrado affidati al Conte Olaf, Neil Patrick Harris, e da lì in poi incappano appunto in una serie di sfortunati eventi.

Come in tanti già hanno notato, è un po' come se su una roba gotica qualcuno avesse messo Wes Anderson sul set a dare quella botta di simmetria e colore totalmente folle che però, ovviamente, fa svoltare il prodotto.

La maggiore dei fratelli, Violet, è sempre vestita con toni pastello, golfini, gonne bellissime e camicette deliziose, il fratello è un nerd ante litteram e la mini Sunny di 0 anni vestita quasi sempre di giallo muove la bocca a caso parlando la sua lingua sottotitolata. CIOE'.

Tra scenografie improbabili e bellissime, dialoghi che fanno davvero ridere e una trama intricatissima, il narratore della storia parla sempre in camera preparando lo spettatore a tutte le cose terribili che sta per vedere. E attenzione, l'attore che lo fa è la voce originale di KRONK di Le Follie dell'Imperatore, aka il cartone più bello di sempre.

 


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

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di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Presentazione di Sotto il velo di Takoua Ben Mohamed: ecco com'è andata

Ieri sera da RiccioCapriccio abbiamo riaperto la stagione degli eventi con la presentazione del graphic novel “Sotto il velo” di Takoua Ben Mohamed. Alla serata sono intervenute Alessandra Di Pietro, giornalista e Renata Pepicelli, dottoressa e ricercatrice.

E’ stato bellissimo scoprire che questo gioiello di graphic journalism è nato anche grazie alla rubrica che Takoua ha tenuto sul nostro sito, lo spin off del suo progetto Fumetto Intercultura. Pubblicato dalla casa editrice Becco Giallo, ha venduto tantissimo proprio perché il pubblico di Takoua è cresciuto e si identifica, anche se di origini diverse dalle sue.

Com’è nata la sua passione per il disegno? Dall’esigenza di comunicare. Nata in Tunisia e catapultata nella realtà italiana di cui non conosceva la lingua, Takoua ha usato da subito il disegno per parlare con gli altri. Alessandra e Renata ci hanno raccontato che la trasformazione culturale passa anche e soprattutto dallo stile, dal pop, che permette di sperimentare, di cambiare, di avvicinarsi a chi vede e vive diversamente da noi, con tutte le difficoltà del caso, della percezione.

Il pregiudizio non esiste perché, come dice la nostra Alessandra Pucci, “il baffetto è trasversale” e ci sono situazioni che affrontiamo tutti quanti prima o poi.

Grazie a tutti voi per aver partecipato, a Takoua per averci scelto, ad Alessandra Di Pietro e Renata Pepicelli per aver reso il dibattito interessante e stimolante.

Restate connessi per conoscere tutte le novità!

 

The OA. Ovvero, Senti stai esagerando

Netflix ormai c'ha preso gusto a produrre serie e stavolta, evidentemente fiducioso nelle nuove generazioni minchia troppo indie, pare abbia detto a due trentenni: “Oh scriveteci una roba, ecco un assegno, andatevi a comprare una cosina carina e tornate con otto episodi ciao”.

E così Brit Marling e Zal Batmanglij (!) hanno partorito The OA. Bello. Interessante, sicuramente innovativo. Peccato che per le prime due puntate stai lì a dire “ODDIO E' BELLISSIMO”, poi in automatico con Netflix parte l'episodio successivo e sì beh bello anche questo oh vediamo dove va a parare. Poi arrivi alla 1x06. Ecco, lì inizi a capire che qualcuno, così senza dirtelo apertamente, ti sta trollando. Volevano fare tanto i misteriosi e poi, ti sei girato un attimo e hanno mandato tutto in vacca con cose ridicole ma vi prego aiutatemi a dire RIDICOLE. La cosa tragica è che se levi le cose ridicole rimangono un sacco ma un sacco di cose positive. Tipo l'idea di fondo (quale? CHISSA'), quel bono di Lucius Malfoy che senza chioma bionda è ancora più affascinante, la protagonista (che, attenzione, è pure la sceneggiatrice a cui hanno dato l'assegno) e la sua felpa con lupo che è già storia.

I suoi genitori di cui io mi sono perdutamente innamorata,  il compagno di scuola transgender asiatico bellissimo, la fotografia azzurrina, la recitazione della maggior parte del cast. Cioè, di cose belle ce ne sono. Poi però ecco SPOILER ALERT succede che quelli fanno le coreografie di Steve LaChance per far resuscitare i morti. E ALLORA NO, Brit e Batman. STIAMO ESAGERANDO.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

 

 

 

 

 

 

A Natale regala un porno.

Negli ultimi tempi il discorso sulla pornografia è entrato fragorosamente nella cultura mainstream: da passione infame e segreta, da nascondere e vivere nel buio della propria cameretta (e di cui vergognarsi) è diventato argomento di interesse collettivo, in uno strano posizionamento che sta tra il richiamo modaiolo e la questione di salute pubblica. La mia opinione a riguardo la posso esplicitare in poche parole: il porno fa bene. Guardare porno fa bene perché la masturbazione (pratica di autoerotismo che la pornografia ha lo scopo di stimolare) è un atto salutare, che rilassa, attiva endorfine, aiuta a dormire o a stare sveglie a seconda dei casi. E il porno fatto bene non è solo utile alla soddisfazione di un bisogno momentaneo: è un incentivo a desiderare altro e oltre, a sperimentare forme di piacere diverse, a scoprire nuove tipologie di godimento possibile.

Eppure l'industria del porno è una delle più controverse del mondo in cui viviamo.

Sappiamo dalla testimonianza diretta di alcune ex performer che sui set spesso lo sfruttamento e la violazione dei diritti delle categorie più deboli sono la regola (cosa che non manca mai di sottolineare chi il porno lo rifiuta per principio e lo vorrebbe censurare, dimenticando che in molti luoghi di lavoro gli oltraggi alla dignitá delle persone sono all'ordine del giorno – anche se si lavora coi vestiti addosso). Piú complicato è riuscire a capire il meccanismo attraverso il quale si mantiene un mercato che ormai vende pochissimo, essendo completamente soverchiato dall'offerta delle piattaforme online di porno gratuito – ma questo non è il nostro proposito, per il momento.

Lo scopo di questo articolo è di suggerire a chi della pornografia fa un uso allegro e consapevole alcune imprese che cercano di muoversi in maniera etica in un mare di squali e che invece di riprodurre un immaginario sessista e monotono si impegnano ad arricchire le nostre fantasie.

Questi studios hanno bisogno di essere sostenuti economicamente per continuare a migliorare il panorama del porno attuale e visto che siamo in un periodo dell'anno in cui si fanno regali, perché non regalare la possibilità di qualche orgasmo alle persone a cui vogliamo bene?

In cima alla mia wishlist ideale metterei Crash Pad, una serie di porno queer in cui potrete trovare una meravigliosa varietá di corpi e pratiche, che dai margini dell'industria del sesso hanno conquistato il centro della scena.

Il secondo posto se lo aggiudica Four Chambers, un esperimento produttivo per certi versi piú tradizionale ma dall'estetica avvincente. Se vi conquista la bellezza delle forme avrete di che gioire.

Al terzo posto una storica factory australiana di donne: sono online da 15 anni le ragazze di Girls Out West, rappresentando donne vere con corpi veri e desideri sfrenati.

In tutti i siti web che ho segnalato è possibile accedere a delle preview del materiale: potrete scegliere quello che più vi eccita. Ma ricordate: il nostro immaginario sessuale si nutre di ciò che ha a disposizione. Sta a noi decidere di cosa lo vogliamo alimentare.


FRONTE DEL PORNO

di Slavina Perez

Pornografa femminista e (quasi di conseguenza) educatrice sessuale, Slavina vive tra l'Italia e la Spagna promuovendo attraverso spettacoli e laboratori una svergognata consapevolezza sui temi del corpo, del genere e del sesso. Su facebook con la pagina Intimidades Compartidas.

 

 

Libri da regalare ai tuoi amici sportivi

Un libro è un ottimo regalo di Natale last minute, anche per gli sportivi o per i loro amici e familiari, per i “senza sport” che non comprendono come tu faccia a sacrificare le ore pigre della tua vita - la domenica mattina, la sera dopo il lavoro - per uscire a praticare corsa, nuoto, bici, arrampicata. Te ne consiglio sei.


Emiliano Poddi - Le vittorie imperfette (Feltrinelli)

Basket e scacchi. Stati Uniti e Unione Sovietica. Losanna e Londra, Monaco e Brindisi. La trama si muove attorno a questi assi ma il centro sono tre secondi decisivi: quelli della finale della partita di basket alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Una finale vinta dall’Urss 51 a 50, negli ultimi tre secondi appunto, che furono ripetuti e giocati per tre volte per una decisione di William Jones, l’allora presidente della Federazione Internazionale del Basket (FIBA). Saša Belov e Kevin Joyce, con il peso di essere diventati dei simboli di quel match, sono i protagonisti del romanzo. Ma la voce narrante è quella di Emiliano, che racconta la sua storia personale e quella dei suoi genitori come un viaggio tra i segni che portarono a quella epica partita.

“Il fatto è che alcuni sono tagliati per decidere la storia, altri per sorseggiare vodka di qualità scadente su una sdraio. Io e Valentina ce ne staremo a guardare. Dopodiché Kondrasin prese posto all’ombra della statua, le mani intrecciate sulla nuca. Aveva l’aria di uno che, in tutta sicurezza, si preparasse ad assistere a uno spettacolo crudele. Alcuni dei suoi giocatori stavano per commettere un errore che li avrebbe tenuti svegli la notte per il resto dei loro giorni”.

A perdifiato - Mauro Covacich (Einaudi)

Un maratoneta, Dario Rensich viene chiamato dalla Federazione ad allenare una squadra di giovani atlete in Ungheria. Dario vive a Trieste, dove con la moglie sta aspettando “la chiamata” che confermi l’adozione della loro figlia Fiona. Lui, suo malgrado, accetta. E da quel momento si incasinerà la vita, parecchio. Ma porterà anche un gruppo di mezze fondiste a concludere la loro prima maratona. È un libro che finisci in pochi giorni, se stai preparando una gara, ma anche se, come lettore, sei affascinato dai personaggi alla Barney Panofsky: non sai perché, ma ogni piccola decisione è quella che li porta verso il baratro e tu stai sempre dalla loro parte.

“Resistere alla più alta velocità possibile per una strada così lunga è la cosa più bella che una mente umana possa produrre. La mente non è il cervello, è il sistema del corpo che pensa (...). Ecco, il corpo che pensa raggiunge il più alto grado di bellezza nella maratona. Credo che ciò varrebbe anche se sapessimo volare”.


Open - Andre Agassi

Si narra che una giovane lettrice entusiasta, dopo aver chiuso il libro che raccontava la biografia di Agassi, andasse in giro per la città chiedendo a chiunque ma tu, l’hai letto?” e obbligasse il malcapitato di turno a procurarsene una copia. Open racconta la biografia del tennista Andre Agassi e ti consiglio di leggerlo perché fa capire quanto lavoro c’è dietro quello che giornali e televisioni presentano semplicemente come “un campione”, quanta sofferenza, rinunce, solitudine e incomprensioni. Va bene anche se non sai niente di tennis, anche se non sai chi è Agassi. Ti verrà voglia di andare a guardare le sue partite più celebri su Youtube, con il libro in mano. Ah, se non ti ho ancora convinto, devi sapere che l’autore di Open in realtà è J. R. Moehringer, giornalista del New York Times e premio Pulitzer.

“Corro in auto e trovo il mio completo da tennis sul sedile posteriore. Me lo metto e torno da mio padre. Gli porgo la mia divisa da calcio. Lui entra in campo e la getta sul petto dell’allenatore. Guidando verso casa papà dice senza guardarmi: non giocherai mai più a calcio. Lo supplico di concedermi un’altra possibilità. Gli dico che non mi piace stare da solo in quell’enorme campo da tennis. Il tennis è uno sport solitario, gli dico. Non c’è un posto dove nascondersi quando le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo”.


Resisto dunque sono e Perseverare è umano  - Pietro Trabucchi

I libri di Trabucchi non li ho ancora letti ma sono in questa lista perché me li ha consigliati il mio allenatore. E Trabucchi è uno psicologo, torniamo a mente e corpo, corpo e mente, quindi Babbo Natale, se ci sei, è qui che devi prendere appunti e metterli in ordine o chiederli al tuo libraio di fiducia, grazie.

"Il mondo dello sport estremizza lo stress. E premia chi lo sa gestire meglio. Di conseguenza, ogni atleta dovrebbe caratterizzarsi per essere, per prima cosa, una persona capace di governare le difficoltà. Qualcuno disposto ad affrontare un problema dietro l’altro, a misurarsi con tutti i tipi di disagio, a reggere a stress estremi. Un individuo, per farla breve, molto resiliente. Non importa a quale disciplina appartenga. Che sia un podista, un nuotatore, un ciclista. Per prima cosa un atleta dovrebbe essere qualcuno costruito per affrontare e reggere le avversità."


A due passi dalla metà - Francesca Sanzo

Francesca Sanzo la conosco online dai tempi del blog Panzallaria. Quando eravamo tutti su internet con i nickname e facevamo il possibile per nascondere le nostre vere identità. Poi è arrivato Facebook e sapete com'è andata a finire. Scopro che Francesca ha continuato a scrivere, non solo sul blog, ma ha pubblicato un libro, 102 chili sull’anima, che racconta il suo percorso per uscire dalla muta dell’obesità e poi, quest’anno, A due passi dalla metà, dove si chiede non solo come mantenere la forma fisica, ma soprattutto una mente in grado di mettere sempre in dubbio le definizioni che diamo di noi stessi e che rischiano di fermare il cambiamento: “non sono portata per lo sport, sono grassa di natura, ci sei riuscita una volta a dimagrire, ora tornerai quella di prima”. Francesca racconta molte cose che sono capitate anche a me, praticamente nello stesso arco temporale: dal 2013 al 2015, un percorso di scoperta di sé che passa anche dall’osservare il proprio corpo e dal prendersene cura. È un libro che devi leggere se pensi che lo sport non sia per te, se nella tua testa c’è una voce che ti racconta come dovresti essere, come sei...e non l’hai mai messa in dubbio.  

"Mi nascondevo dietro al “Non me ne importa” e al “Non sono queste le cose che contano, nella vita”. Mi sforzavo di credere di potere essere tutto quello che volevo malgrado il peso, ma mi sabotavo continuamente e non agivo mai per realizzare quello che volevo, mettendo sempre qualche paletto tra me e i miei progetti. Il peso era la più grande giustificazione a rimanere immobile e – poiché ero governata dalla paura e dalla rabbia – l’immobilità mi sembrava probabilmente la situazione più confortevole cui ambire. [...] Quello che ho imparato correndo lo metto in pratica ogni giorno e quello che mi ha insegnato fare la muta e affrontare il cambiamento è la mappa con cui leggo il territorio."

I Giorni Selvaggi, Una vita sulle onde - William Finnegan

Concludo con un altro messaggio subliminale per chi deve ancora comprarmi un regalo. Ho letto solo l’estratto dei Giorni Selvaggi di Finnegan, ma anche lui è un Pulitzer, il libro comincia alle Hawaii e racconta un’ossessione, quella per “l’arte del surf”: «Le onde sono il tuo campo da gioco» scrive Finnegan «sono l’oggetto dei tuoi desideri e della tua adorazione e più profonda». Sento che c’è affinità.

"Il pomeriggio del nostro arrivo, durante la mia prima febbrile ricognizione delle acque locali, rimasi abbastanza sconcertato dal mare che trovai. Le onde si infrangevano qua e là lungo il margine esterno di una barriera corallina piuttosto muschiosa nei punti in cui affiorava in superficie. Tutto quel corallo mi impensieriva. Aveva la pessima fama di essere pericoloso e tagliente. Poi d’un tratto notai, verso ovest, molto al largo, un minuetto familiare di figurine stilizzate che si alzavano e si abbassavano in controluce sotto il sole pomeridiano. Surfisti! Ripercorsi il sentiero a tutta velocità."        


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

 

 

 

Un pretty little matrimonio favola piangere

Troian Bellisario, aka Spencer Hastings di Pretty Little Liars si è sposata.

Però non è che ha preso un ristorantino svantaggiato o affittato una villa come fa laggente normale a cui poi arrivano le buste coi soldi e non sa dove infilarsele like a poraccio qualunque. NO.

Lei e suo marito, Patrick J. Adams (aka Mike Ross di Suits) si sono sposati in un boschetto, sotto una quercia, con accanto la spiaggia in California del Sud. E uno dice “vabbè matrimonio sulla spiaggia oh avanguardia pura capirai”. No. Forse non è chiaro, loro hanno organizzato un fottutissimo campeggio per gli ospiti, hanno tirato su decine di tende con materassi e cose hipster bellissime e hanno accolto tutti gli invitati in mezzo a sto bosco o quel che era con tavolate lunghe e balli e falò e amore infinito. Il tutto per un weekend che ha avuto come hashtag #fortday2016 (fatevi un favore, guardate tutte le foto su instagram e piangete per la commozione e per la bellezza diffusa, grazie) e in cui Troian ha sfoggiato un vestito bianco bellissimo, con un mega velo in cui si incastravano le foglie d'autunno, e una coroncina d'oro che manco Galadriel. E come ci vai in un posto da sogno così? Con la macchina? Col taxi? Seh, lallero, loro avevano un furgoncino stilosissimo e bellissimo su cui sono partiti con i loro amichetti più stretti. Ovviamente alla cerimonia c'erano anche le altre Pretty little liars (Shay Mitchell grande assente) e mezzo cast compresa la producer.

Tutti in lacrime, tutti disperati che hanno fatto video a Troian e Patrick che ballano, splendidi, e a Troian e il padre (per chi non lo sapesse, Donald Bellisario, uno dei producer più ricchi influenti e blabla delle serie tv quando ancora si chiamavano telefilm) che fanno altrettanto.

Post cerimonia Troian si è levata il vestito acchiappa foglie e si è infilata in un vestitino d'oro paillettato BELLISSIMO.

Menzione d'onore va alle statuine 3d sopra la torta, riproduzioni fedelissime degli sposi. La mia preferita è sicuramente quella in cui Patrick tiene i capelli a Spencer mentre vomita.

Commozione, favolosità, ricchezza e tanto, troppo amore.

Bravi raga, vvb.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

 

 

Aggeggi infernali per restare giovani: Pao Facial Fitness.

Cari lettori di questa rubrica, non so voi ma io resto sempre colpita e anche un po’ sconvolta dalle novità del settore beauty provenienti dal Giappone.

Quotidianamente leggo di oggetti mirabolanti atti a ringiovanire, a modificare, a rimpolpare, scolpire il viso che a quanto pare è la loro ossessione (e pure un po’ la nostra).

Capirete quindi la mia perplessità quando mi sono imbattuta nel Pao Facial Fitness, un aggeggio che regala zigomi definiti senza l’uso della chirurgia plastica.

Che cos’è? Il Pao, prodotto dalla Shlab, è molto simile a uno dei tanti attrezzi da fitness che possiamo trovare nelle corsie di Decathlon: un bastone di plastica con una specie di boccaglio, molto simile nella forma a quello delle maschere, e due contrappesi alle estremità laterali.

Come si usa? Eh, come si usa? Vi spatasciate in bocca questo boccaglio e con la disinvoltura che vi contraddistingue, cercando di non sembrare degli invasati, lo lasciate ondeggiare con la forza dei vostri muscoli facciali per un minuto al giorno.

Che risultati si ottengono? Il Pao promette guance definite e zigomi scolpiti e l’aumento della vostra autostima. Perché, diciamocelo, solo una persona con una grande forza d’animo può affrontare una tale sfida.

Quanto costa? Un sacco amici, un sacco, circa 122 euro. Ma volete mettere quanto risparmio? Volete mettere quanto sarà arricchito il vostro costume di Halloween per la prossima stagione? Sono certa che sarete fantastici.

Testimonial di questo attrezzo infernale il nostro carissimo Cristiano Ronaldo, conosciuto ai più non solo per la sua attività di calciatore quanto per la volumetria delle sue sopracciglia ad ala di gabbiano.

Siete ancora in tempo per aggiungerlo alla vostra wishlist natalizia, poi non dite che mi tengo tutto il meglio per me. Intanto vi lascio a godervi il video dimostrativo, dopotutto bisognerà pure trovare un modo per sopravvivere al lunedì.


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti.

Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

 

Ma quindi ti piace fare fatica?

Contenta lei, è il commento di un turista che mi passa accanto mentre sfreccio correndo di fianco al Colosseo una mattina dello scorso novembre, cercando di tornare a casa in tempo per una doccia e una colazione e prima di entrare a lavoro. 

In effetti sì, contenta me. Pratico uno sport che mi mette di buon umore.

"Ma vi ho visti voi runner, al parco, non sorridete mai. Non vendeteci che correre è divertente", commentava qualche mese fa Dietnam su Snapchat.

Be’, dipende. Io sorrido quando incrocio un runner che mi saluta (è buona pratica, fatelo a che voi!), quando un’auto decide di risparmiarmi la vita e mi permette di attraversare sulle strisce, quando sento che sto rispettando il ritmo previsto dall’allenamento o quando vedo il Lungotevere libero e so di potermi godere qualche chilometro in solitudine prima di arrivare a casa e avere a che fare con lo stress della quotidianità. Però è un sorriso che dura pochi secondi.

Se l'allenamento è particolarmente duro, se quel giorno non te la sentivi proprio di uscire ma sei lì, con lo sguardo concentrato sulla linea dell’orizzonte, se è l’ennesima prova che ti imponi per aumentare i chilometri della tua uscita, ma hai ancora il fiato corto e i muscoli dolenti, è vero, non sorridi. Anzi, probabilmente soffri. Provi gli effetti della Fatica.

La percezione della fatica è diversa se hai appena cominciato, se ti prepari alla tua prima gara importante o se trovi nello sport che pratichi la soddisfazione di aver superato i tuoi limiti. Per me, un minuto di plank è una fatica inaccettabile. I plank non mi danno nessuna soddisfazione, non sorrido mai, né durante, né dopo (però fanno bene, e allora soffro, sì, e mi dò da fare).

La fatica che dà il senso alle uscite settimanali incastrate tra mille impegni, quelle che programmiamo nonostante le scuse, è quella di cui parla Federica Pellegrini dopo aver perso la finale 200 stile libero alle Olimpiadi di Rio:

«Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo, anzi è un dolore di una che sa cos'ha fatto quest'anno. La determinazione che ci ha messo...il mazzo che si è fatta.. I pianti per i dolori e per la fatica...lo svegliarsi la mattina e dopo 7 ore di sonno sentirsi come se ti avessero appena preso a pugni quanta è ancora la stanchezza»

È quella che si respira dalle parole di Gregorio Paltrinieri, anche lui nuotatore, campione dei 1500m, intervistato su Rivista Undici:

«Pensa che quando gli altri vengono ad allenarsi a Ostia ci domandano “ma come fate a tenere questo regime così alto?”. È il Moro, lui non dà pause, ogni allenamento è volto a cercare di ottenere il massimo. E poi ci sfondiamo in palestra. Ci sono giorni che dopo l’allenamento del mattino impiego cinque minuti ad uscire dalla vasca, non ho neppure la forza di arrivare in camera. Vorrei solo sdraiarmi e dormire. Solo che alle 18 siamo da capo. Si ricomincia».

È fatica, ma è anche pura bellezza. Io la farei studiare a scuola, la fatica.


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su Internazionale, Wired Italia, Vita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).