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Big little lies, c'è del marcio a Monterey

Prendi lo script di un pilot dai toni misteriosissimi basato su un libro, lancialo addosso a mezza Hollywood e aspetta che tutti si presentino sul set, una cittadina di mare pregna di gente ricca.

Ecco che spunta fuori, sulla HBO, Big Little Lies, un dramma che ha per protagoniste una Nicole Kidman in versione dimessa con un golfino marroncino a collo alto, capelli lisci lunghi rossi e frangia che però non riescono a nascondere la sua fastidiossissima bellezza; Reese Witherspoon tornata ai fasti di un tempo di Legally Blonde con vestitini e golfini; Shailene Woodley, classe NOVANTUNO che dopo aver recitato accanto a George Clooney è diventata una mezza dea; Zoe Isabella Kravitz, che Dio la benedica nonostante la zecca che è e ATTENZIONE, Laura Dern vestita come un’avvocatessa rabbiosa.

Tutte loro, in splendida forma, sono le madri di bambini e bambine che stanno per frequentare il primo giorno di scuole elementari, giornata dalla quale si scatenerà una serie di eventi che porteranno, pensa un po’, ad un omicidio.

Come in qualsiasi dramma che si rispetti, infatti, nella tranquilla cittadina abitata da famiglie perfette, c’è un marcio che veramente levatevi e dietro ogni storia si nascondono, manco a dirlo, Piccole Grandi Bugie. Pure quel bono di Alexander Skarsgard sembra buono e caro e poi toh, ultima scena e non è caro mai mai.  

Gli elementi per diventare una serie coi controcazzi ci sono tutti, una location bella, passati torbidissimi dei protagonisti (uno su tutti quello di Shailene, ultima arrivata in città), la HBO ed un cast che che ve lo dico a fare. Se siete curiosi di vedere come lo stylist non sia riuscito a rendere cessa Nicole neanche con tutto l’impegno del mondo, recuperatevi almeno il pilot.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Lena Dunham. Quando essere bone è da sfigate

Avete presente quell'espressione orribile e fastidiosa “la voce di una generazione”? Ecco, sono davvero poche le volte in cui è concesso usarla perché tende sempre a dar l’idea di boiata pazzesca. Uno dei casi in cui però è più che lecito usarla è quando si parla di Lena Dunham. Nata nell'86 a New York è diventata nel giro di pochi anni una genialità ambulante grazie al suo Girls, dramedy della HBO che ha ideato, dirige, sceneggia, recita e in cui si spoglia. Il suo spogliarsi però, finalmente, è DAVVERO funzionale alla storia. Il suo personaggio, Hanna Horvath, vive le stesse ansie mie e tue di ogni giorno. Si sente un cesso, crede di essere una fallita ma in realtà ha una mal celata autostima ed un ego che riempirebbe l’Europa, si trucca poco e male, ha tatuaggi improbabili di CASE SULLA SCHIENA e, ormai, sta bene così. Esorcizza tutte le sue insicurezze mettendosi, letteralmente, a nudo. E già che c’è, vuole far capire anche a noi povere quanto sia bello e giusto potersi andar bene così. Hanna, ed evidentemente anche Lena, è arrivata ad un punto dell’esistenza in cui “Oh, io sono questa. Che tocca fà?” In Girls è circondata da amiche bone e favolose, ed ora che siamo arrivati alla quinta serie, è ciò un cruccio per lei? No. Perché? Perché fottesega. Loro saranno sì bone e favolose ma lei ha dalla sua la quasi irraggiungibile e tanto agognata sicurezza di sé. Vuoi mettere? Portar bene la bruttezza (povera Lena, neanche troppa a dire il vero) è un dono, essere genie talentuose ed avere a 30 anni all’attivo un libro, un film, una serie tv e una newsletter femminista (Lenny Letter) lo è altrettanto. E Lena ci ricorda ogni giorno tramite il suo profilo Instagram quanto in realtà essere bone sia da sfigate.


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