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10 libri da leggere in vacanza

Estate: tempo di vacanza, di lunghe nuotate, di sole, di riposo. Abbiamo finalmente un momento tutto per noi: perché non approfittarne per leggere un buon libro?

Qui te ne suggeriamo dieci, ce ne sono per tutti i gusti!

Alta fedeltà, Nick Hornby, Guanda

Questo è il libro perfetto se ti piace la musica: è ambientato a Londra negli anni ‘90. Il protagonista è Rob Fleming che gestisce un negozio di dischi sull’orlo del fallimento. E’ stato anche piantato dalla sua donna: insomma, il momento giusto per fare un po’ di analisi sulle sue relazioni. Spassoso ma profondo, pieno di riferimenti musicali, non vi deluderà.

Open, Andre Agassi, Einaudi

Lo sport non ti piace, per te il tennis è solo strabismo di venere? Questa autobiografia ti farà ricredere. Scritta dal campione Agassi con il giornalista premio Pulitzer J. R. Moehringer, è il racconto della vita di un grande atleta. Delicato, romantico, persino commovente: un buon modo per sentirsi sportivi senza sudare.

Americanah, Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi

Una giovane donna nigeriana, emigrata negli Stati Uniti per frequentare l’università di Princeton, decide di tornare al suo paese d’origine. Meraviglioso è l’avvicendarsi della storia d’amore con il suo compagno di liceo Obinze sullo sfondo dei cambiamenti e delle difficoltà culturali. La Adichie, durante un Ted Talk, ha pronunciato un discorso meraviglioso sulla necessità di diventare femministi, che è diventato poi un libro: guardatelo, è di grande ispirazione.

La più amata, Teresa Ciabatti, Mondadori

Un romanzo di formazione, di disprezzo, di mistero, il racconto di una magnifica ossessione: ne abbiamo parlato qui. Superbo.

Manuale per ragazze di successo, Paolo Cognetti, minimum fax

Una raccolta di racconti: sette ritratti di donne che si scontrano ogni giorno con la disperazione del presente. La scrittura di Cognetti è appuntita e asciutta e ci accompagna nel percorso di ritrovamento o di perdita della felicità.

L’arminuta, Donatella Di Pietrantonio, Einaudi

Un romanzo familiare, la storia di un ritorno alle origini: delicato e struggente, è un viaggio alla scoperta di sé. Indimenticabile.

Born to lose, Nicoz Balboa, Coconino Press

Un fumetto autobiografico della tatuatrice e blogger che si divide fra Roma e Parigi. Si rimane subito impigliati nella storia di Nicoz, ci si riconosce. Le tavole sono caotiche e bellissime e le forme di donna perfettamente riconoscibili. Adorabile.

Una storia nera, Antonella Lattanzi, Mondadori

Nella lista non poteva mancare un noir, per di più se magistralmente scritto. La storia di una coppia, separata, che si ritrova a cena per festeggiare il compleanno della figlioletta di 3 anni. Sembra tutto perfetto, le violenze e la gelosia quasi dimenticate, ma… Sorprendente.

Grande era onirica, Marta Zura Puntaroni, minimum fax

E’ il romanzo dell’esordio della blogger Una Snob. Profondissimo e tagliente, racconta la storia di Marta, una giovane donna intrappolata in amori assurdi e sbagliati, in rituali per scacciare l’ansia, sullo sfondo di Parigi, Siena e i boschi delle Marche. Un piccolo gioiello.

Madame Bovary, Gustave Flaubert, Garzanti

Leggere un classico: non è questo che ci ripromettiamo tutti di fare quando arriva l’estate? E’ la storia di Emma, una giovane donna fragile e intrisa di romanticismo, che sposa un medico. Presto la vita coniugale viene risucchiata dalla noia, dalle aspettative falsate della giovane. Sempre attuale.

Keri Smith, Distruggi questo diario (dove vuoi)

Quando tutto sembra piatto, noioso, senza guizzi di fantasia, senza colore l’unica cosa da fare è distruggere! Questo ci propone Keri Smith con il suo Distruggi questo diario, edito da Corraini.

Se non ne puoi più di libri sottolineati con il righello, di agende noiose decorate appositamente per essere belle, di dover seguire sempre le stesse regole, questo diario è quello che fa per te.

 

Keri Smith propone una serie di esercizi creativi che mettono alla prova le abilità del lettore per pasticciare, riempire e sfasciare le pagine del diario.

E’ una piccola rivoluzione che mette in moto una serie di atti di distruzione creativa. Fra le proposte: “Fai ruzzolare il libro giù da una collina” , “ Nascondi questa pagina nel taschino o nella borsa di qualcuno con un messaggio”, “Buca questa pagina utilizzando gli oggetti che trovi nel corso dei tuoi viaggi”.

Avresti mai pensato di fare tutto questo con un libro?

Questo insolito manuale, che esiste in versione big e in versione pocket, ti aiuta ad uscire dagli schemi, a sperimentare cose nuove, a mettere in pratica la libertà. 

Noi lo troviamo assai divertente, ci fa tornare un po’ bambini e aiuta a stimolare la creatività.

Ti piace? :) Su Pinterest trovi mille idee per personalizzarlo!

Keri Smith è autrice di numerosi libri creativi e interattivi come Wreck this Journal (2007 Perigee), The Guerilla Art Kit (2007 Princeton Architectural Press), Mess: A Manual of Accidents and Mistakes (2010 Perigee), Living Out Loud – Activities to Fuel a Creative Life (published 2003 by Chronicle Books), e Tear up this Book!: The Sticker, Stencil, Stationery, Games, Crafts, Doodle, And Journal Book For Girls!, (2005 American Girl). Keri adora trascorrere le giornate con suo marito e suo figlio a leggere, cucinare e scrivere libri. Dall’autunno del 2010 insegna part-time alla Emily Carr University of Art & Design di Vancouver, Canada.

Cinque manuali utili per chi ama il makeup

Stanca dei soliti tutorial su youtube? Guardi le tue innumerevoli palette e pensi che vorresti imparare ad usarle come i grandi professionisti del make up? Bene! Qui trovi un elenco di cinque libri utilissimi per chi ama il trucco e vuole sperimentare senza fare pasticci.


Bobby Brown Makeup Manual

Bobbi Brown è una famosissima truccatrice americana, fondatrice e CEO della linea Bobbi Brown Cosmetics. Nel 1991 lancia la linea Bobbi Brown Essentials, che viene subito acquisita dalla Estee Lauder. Insomma, la nostra amica Bobbi non è la prima arrivata. Questo manuale nasce per, come recita il titolo, For Everyone from Beginner to Pro; insomma, proprio tutte possiamo imparare a truccarci come si deve. Il manuale è agile, pieno di fotografie e piccoli tricks da attuare.

Jemma Kidd Make-up Masterclass

Jemma Kidd è una make up artist londinese: ha lavorato moltissimi anni nel fashion system e infine ha fondato una scuola di formazione per truccatori, oltre ad aver commercializzato una sua linea cosmetica. Questo libro viene considerato la bibbia del make up ma è più adatto a chi ha già le conoscenze di base. Contiene moltissimi consigli per la cura della pelle e una sezione tutta dedicata alla tipologia di trucco adatta alle varie ore della giornata.

Kevin Aucoin, Making faces

La storia umana di questo truccatore, a prescindere dalla sua incredibile bravura, è molto toccante. Bullizzato a scuola, rifiutato dai genitori perché omosessuale, subì violenze di ogni tipo. Dopo il suo trasferimento a NY lavorò per Vogue, Cosmopolitan, Allure, Revlon, Shiseido, fino a creare un suo marchio cosmetico. Questo libro è ricco di fotografie dalle quali prendere spunto e nonostante sia un po’ datato, conserva un fascino unico.

Elisa Eldridge, Face Paint

Di Lisa sappiamo praticamente tutto: beauty guru di successo su youtube, adesso direttore creativo della maison Lancome, ha pubblicato questo libro lo scorso anno. Non è un manuale ma un vero e proprio viaggio nella storia del make up, dagli egizi a oggi, permette di comprendere l’incredibile crescita che c’è dietro la bellezza.

Francois Nars, Makeup Your Mind: Express Yourself

Fotografo e truccatore francese, Francois Nars ha collaborato con Richard Avedon, Anna Sui, Versace e Marc Jacobs. Nel 1993 ha fondato la Nars Cosmetics e sì, ormai al nome Orgasm colleghiamo tutte il suo celeberrimo blush. Il manuale è perfetto per prendere ispirazione ed è molto visuale.


A voi piacciono i libri di make up? Io li comprerei tutti!


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti.

Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

Il mio libro di parolacce da colorare, Procraste & Nobel

Ci sono dei giorni in cui tutto sembra andare storto: a partire dalla sveglia che non suona, ai mezzi che non passano, al capo che sclera, hanno finito la pasta integrale! e per finire scopri che le scarpe bellissime che avevi puntato e che ora sono in saldo, non sono disponibili nel tuo numero. Insomma, hai fatto il pieno.

Prima di lasciarti andare al turpiloquio in pubblico, fermati: abbiamo la soluzione per te!

Procraste & Nobel, piccola casa editrice francese, ha pubblicato il volume “Il mio libro di parolacce da colorare” per sfogarsi e rilassarsi.

Si tratta di tavole molto eleganti da riempire di colore che portano in bella vista tutta una serie di epiteti che ogni giorno vorremmo utilizzare.

Ecco alcuni degli epici insulti che troverai al suo interno: Bastardo, Brutta Stronza, Cacchina, Canaglia, Coatto, Coglione, Cretino, Dannazione, Deficiente, Disgraziato, Farabutto, Imbecille, Manica di incapaci, Mannaggia, Me ne frego, Merda, Merdoso, Mezza calzetta, Mollusco, Porca Miseria, Porca Puttana, Rimbambito, Rompiballe, Rompicoglioni, Scemo, Schifoso, Scimunita, Sfigato, Stronza, Tamarro, Testa di Rapa, Vaccona, Vaffa.

Lo trovate su amazon al costo di 7,80 euro.

Basta censure: da oggi invece di urlarlo coloralo!

Hoppipolla: cultura indipendente per corrispondenza

Ok, vi aspettavate consigli di libri. Oggi invece parliamo di un progetto bellobello in modo assurdo, come quelli che piacciono a noi, che con la creatività e la cultura ha un legame bello stretto. Rullo di tamburiiiii… Ecco a voi Hoppípolla!

Cos’è Hoppípolla? Hoppípolla è una parola islandese di certificata intraducibilità che significa “saltare nelle pozzanghere”, proprio come facevamo da piccoli nelle giornate di pioggia.

E’ questa la sensazione che dà ricevere la scatola in abbonamento che contiene prodotti appositamente selezionati per scoprire nuovi creativi: un oggetto di design, una pubblicazione editoriale, un suggerimento per scoprire un gruppo musicale, un prodotto illustrato e un’altra piccola sorpresa.

I fondatori hanno una missione: quella di diffondere la bellezza di progetti indipendenti, coraggiosi e differenti e di condividerla con tutti noi.

Ci sono tre tipologie di abbonamento: un mese, tre mesi, sei mesi.

Pensate alla gioia di ricevere per posta degli oggetti ad alto tasso creativo scelti con amore per voi! 

A noi l’idea piace tantissimo.

Evviva Hoppípolla! :)

[photo credit Hoppipolla.it]

Teresa Ciabatti, La più amata

Non possiamo scegliere in quale famiglia nascere. Il rapporto con essa è spesso il fulcro della nostra vita, quello che ci fornisce frustrazioni, alibi, complessi; quello che ci fa diventare ciò che siamo. La più amata è il romanzo straordinario di Teresa Ciabatti che racconta la storia della sua infanzia. L'amore assoluto per un padre, Il Professore, rispettato e temuto, una casa sontuosa che finisce per trasformarsi in una prigione dorata, una piscina e un bunker, un sequestro, la voce di Teresa bambina che non l'abbandona mai, che alimenta il mistero e l'ossessione.

"Io sono la regina, mi rimiro nello specchio. Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, e a ventisei dalla sua morte decido di scoprire chi fosse davvero mio padre. Diventa la mia ossessione. Non ci dormo la notte, allontano amici e parenti, mi occupo solo di questo: indagare, ricordare, collegare. A quarantaquattro anni do la colpa a mio padre per quello che sono. Anaffettiva, discontinua, egoista, diffidente, ossessionata dal passato. Litio ed Efexor prima, Prozac e Rivotril poi, colpa tua, solo colpa tua, papà. Mai andata sulla sua tomba, cimitero di Orbetello, fronte laguna. Tranne una volta, a vent’anni: papà, fai che Giorgio s’innamori di me. E non ricordo neanche chi fosse Giorgio, un compagno di università, forse. Compulsiva negli innamoramenti non corrisposti. Paolo, Luigi, Guido, Andrea, Stefano, Giorgio. E poi: Matteo, Roberto, Enrico, Luca, Mario, Filippo. Anche questo colpa del padre, autoritario, gelido, assente, maledetta figura paterna, padre dispotico, minaccioso, vendicativo, dannata figura paterna, a tratti tenero, premuroso, attento. Se non si ripetessero identiche, potrei elencare tutte le situazioni umilianti in cui mi sono trovata col genere maschile, in cui mi sono buttata quasi cercando dolore."

La più amata, Teresa Ciabatti, Mondadori

Presentazione di Sotto il velo di Takoua Ben Mohamed: ecco com'è andata

Ieri sera da RiccioCapriccio abbiamo riaperto la stagione degli eventi con la presentazione del graphic novel “Sotto il velo” di Takoua Ben Mohamed. Alla serata sono intervenute Alessandra Di Pietro, giornalista e Renata Pepicelli, dottoressa e ricercatrice.

E’ stato bellissimo scoprire che questo gioiello di graphic journalism è nato anche grazie alla rubrica che Takoua ha tenuto sul nostro sito, lo spin off del suo progetto Fumetto Intercultura. Pubblicato dalla casa editrice Becco Giallo, ha venduto tantissimo proprio perché il pubblico di Takoua è cresciuto e si identifica, anche se di origini diverse dalle sue.

Com’è nata la sua passione per il disegno? Dall’esigenza di comunicare. Nata in Tunisia e catapultata nella realtà italiana di cui non conosceva la lingua, Takoua ha usato da subito il disegno per parlare con gli altri. Alessandra e Renata ci hanno raccontato che la trasformazione culturale passa anche e soprattutto dallo stile, dal pop, che permette di sperimentare, di cambiare, di avvicinarsi a chi vede e vive diversamente da noi, con tutte le difficoltà del caso, della percezione.

Il pregiudizio non esiste perché, come dice la nostra Alessandra Pucci, “il baffetto è trasversale” e ci sono situazioni che affrontiamo tutti quanti prima o poi.

Grazie a tutti voi per aver partecipato, a Takoua per averci scelto, ad Alessandra Di Pietro e Renata Pepicelli per aver reso il dibattito interessante e stimolante.

Restate connessi per conoscere tutte le novità!

 

Libri da regalare ai tuoi amici sportivi

Un libro è un ottimo regalo di Natale last minute, anche per gli sportivi o per i loro amici e familiari, per i “senza sport” che non comprendono come tu faccia a sacrificare le ore pigre della tua vita - la domenica mattina, la sera dopo il lavoro - per uscire a praticare corsa, nuoto, bici, arrampicata. Te ne consiglio sei.


Emiliano Poddi - Le vittorie imperfette (Feltrinelli)

Basket e scacchi. Stati Uniti e Unione Sovietica. Losanna e Londra, Monaco e Brindisi. La trama si muove attorno a questi assi ma il centro sono tre secondi decisivi: quelli della finale della partita di basket alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Una finale vinta dall’Urss 51 a 50, negli ultimi tre secondi appunto, che furono ripetuti e giocati per tre volte per una decisione di William Jones, l’allora presidente della Federazione Internazionale del Basket (FIBA). Saša Belov e Kevin Joyce, con il peso di essere diventati dei simboli di quel match, sono i protagonisti del romanzo. Ma la voce narrante è quella di Emiliano, che racconta la sua storia personale e quella dei suoi genitori come un viaggio tra i segni che portarono a quella epica partita.

“Il fatto è che alcuni sono tagliati per decidere la storia, altri per sorseggiare vodka di qualità scadente su una sdraio. Io e Valentina ce ne staremo a guardare. Dopodiché Kondrasin prese posto all’ombra della statua, le mani intrecciate sulla nuca. Aveva l’aria di uno che, in tutta sicurezza, si preparasse ad assistere a uno spettacolo crudele. Alcuni dei suoi giocatori stavano per commettere un errore che li avrebbe tenuti svegli la notte per il resto dei loro giorni”.

A perdifiato - Mauro Covacich (Einaudi)

Un maratoneta, Dario Rensich viene chiamato dalla Federazione ad allenare una squadra di giovani atlete in Ungheria. Dario vive a Trieste, dove con la moglie sta aspettando “la chiamata” che confermi l’adozione della loro figlia Fiona. Lui, suo malgrado, accetta. E da quel momento si incasinerà la vita, parecchio. Ma porterà anche un gruppo di mezze fondiste a concludere la loro prima maratona. È un libro che finisci in pochi giorni, se stai preparando una gara, ma anche se, come lettore, sei affascinato dai personaggi alla Barney Panofsky: non sai perché, ma ogni piccola decisione è quella che li porta verso il baratro e tu stai sempre dalla loro parte.

“Resistere alla più alta velocità possibile per una strada così lunga è la cosa più bella che una mente umana possa produrre. La mente non è il cervello, è il sistema del corpo che pensa (...). Ecco, il corpo che pensa raggiunge il più alto grado di bellezza nella maratona. Credo che ciò varrebbe anche se sapessimo volare”.


Open - Andre Agassi

Si narra che una giovane lettrice entusiasta, dopo aver chiuso il libro che raccontava la biografia di Agassi, andasse in giro per la città chiedendo a chiunque ma tu, l’hai letto?” e obbligasse il malcapitato di turno a procurarsene una copia. Open racconta la biografia del tennista Andre Agassi e ti consiglio di leggerlo perché fa capire quanto lavoro c’è dietro quello che giornali e televisioni presentano semplicemente come “un campione”, quanta sofferenza, rinunce, solitudine e incomprensioni. Va bene anche se non sai niente di tennis, anche se non sai chi è Agassi. Ti verrà voglia di andare a guardare le sue partite più celebri su Youtube, con il libro in mano. Ah, se non ti ho ancora convinto, devi sapere che l’autore di Open in realtà è J. R. Moehringer, giornalista del New York Times e premio Pulitzer.

“Corro in auto e trovo il mio completo da tennis sul sedile posteriore. Me lo metto e torno da mio padre. Gli porgo la mia divisa da calcio. Lui entra in campo e la getta sul petto dell’allenatore. Guidando verso casa papà dice senza guardarmi: non giocherai mai più a calcio. Lo supplico di concedermi un’altra possibilità. Gli dico che non mi piace stare da solo in quell’enorme campo da tennis. Il tennis è uno sport solitario, gli dico. Non c’è un posto dove nascondersi quando le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo”.


Resisto dunque sono e Perseverare è umano  - Pietro Trabucchi

I libri di Trabucchi non li ho ancora letti ma sono in questa lista perché me li ha consigliati il mio allenatore. E Trabucchi è uno psicologo, torniamo a mente e corpo, corpo e mente, quindi Babbo Natale, se ci sei, è qui che devi prendere appunti e metterli in ordine o chiederli al tuo libraio di fiducia, grazie.

"Il mondo dello sport estremizza lo stress. E premia chi lo sa gestire meglio. Di conseguenza, ogni atleta dovrebbe caratterizzarsi per essere, per prima cosa, una persona capace di governare le difficoltà. Qualcuno disposto ad affrontare un problema dietro l’altro, a misurarsi con tutti i tipi di disagio, a reggere a stress estremi. Un individuo, per farla breve, molto resiliente. Non importa a quale disciplina appartenga. Che sia un podista, un nuotatore, un ciclista. Per prima cosa un atleta dovrebbe essere qualcuno costruito per affrontare e reggere le avversità."


A due passi dalla metà - Francesca Sanzo

Francesca Sanzo la conosco online dai tempi del blog Panzallaria. Quando eravamo tutti su internet con i nickname e facevamo il possibile per nascondere le nostre vere identità. Poi è arrivato Facebook e sapete com'è andata a finire. Scopro che Francesca ha continuato a scrivere, non solo sul blog, ma ha pubblicato un libro, 102 chili sull’anima, che racconta il suo percorso per uscire dalla muta dell’obesità e poi, quest’anno, A due passi dalla metà, dove si chiede non solo come mantenere la forma fisica, ma soprattutto una mente in grado di mettere sempre in dubbio le definizioni che diamo di noi stessi e che rischiano di fermare il cambiamento: “non sono portata per lo sport, sono grassa di natura, ci sei riuscita una volta a dimagrire, ora tornerai quella di prima”. Francesca racconta molte cose che sono capitate anche a me, praticamente nello stesso arco temporale: dal 2013 al 2015, un percorso di scoperta di sé che passa anche dall’osservare il proprio corpo e dal prendersene cura. È un libro che devi leggere se pensi che lo sport non sia per te, se nella tua testa c’è una voce che ti racconta come dovresti essere, come sei...e non l’hai mai messa in dubbio.  

"Mi nascondevo dietro al “Non me ne importa” e al “Non sono queste le cose che contano, nella vita”. Mi sforzavo di credere di potere essere tutto quello che volevo malgrado il peso, ma mi sabotavo continuamente e non agivo mai per realizzare quello che volevo, mettendo sempre qualche paletto tra me e i miei progetti. Il peso era la più grande giustificazione a rimanere immobile e – poiché ero governata dalla paura e dalla rabbia – l’immobilità mi sembrava probabilmente la situazione più confortevole cui ambire. [...] Quello che ho imparato correndo lo metto in pratica ogni giorno e quello che mi ha insegnato fare la muta e affrontare il cambiamento è la mappa con cui leggo il territorio."

I Giorni Selvaggi, Una vita sulle onde - William Finnegan

Concludo con un altro messaggio subliminale per chi deve ancora comprarmi un regalo. Ho letto solo l’estratto dei Giorni Selvaggi di Finnegan, ma anche lui è un Pulitzer, il libro comincia alle Hawaii e racconta un’ossessione, quella per “l’arte del surf”: «Le onde sono il tuo campo da gioco» scrive Finnegan «sono l’oggetto dei tuoi desideri e della tua adorazione e più profonda». Sento che c’è affinità.

"Il pomeriggio del nostro arrivo, durante la mia prima febbrile ricognizione delle acque locali, rimasi abbastanza sconcertato dal mare che trovai. Le onde si infrangevano qua e là lungo il margine esterno di una barriera corallina piuttosto muschiosa nei punti in cui affiorava in superficie. Tutto quel corallo mi impensieriva. Aveva la pessima fama di essere pericoloso e tagliente. Poi d’un tratto notai, verso ovest, molto al largo, un minuetto familiare di figurine stilizzate che si alzavano e si abbassavano in controluce sotto il sole pomeridiano. Surfisti! Ripercorsi il sentiero a tutta velocità."        


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

 

 

 

Domenico Starnone, Scherzetto

Prendete un burbero e anziano illustratore, incidentalmente nonno; aggiungete una coppia in crisi che ha messo al mondo un pestifero e brillantissimo quattrenne, sistemateli nella cornice della città di Napoli e lasciateli vivere in una casa piena di fantasmi, agitate e otterrete “Scherzetto”, il nuovo romanzo di Domenico Starnone, edito da Einaudi.

Illustrato da Dario Maglionico, è una partita aperta fra rimpianto e giovinezza, un gioco perfido e divertente, così come è la vita.

"Dietro la vita costumata di ogni giorno - sospirai pieno di scontento - c'è uno spiritello senza educazione che fingiamo di non vedere, un'energia che ci anima la carne debellando a scadenze fisse ogni compostezza, anche nei più composti. [...] L’ambizione spropositata se ne sta sottotono, si vergogna di sé. Ma in segreto le gerarchie fissate dal mondo le sembrano inattendibili, vuole così tanto che non sa assoggettarsi a nessun modello, a nessuna affinità, e anzi persino ciò che ammira lo ammira solo per superarlo. Sì, sì, il fallimento è un corredo essenziale delle vere grandi ambizioni. Si fallisce in funzione della grandezza, non delle piccole mete.”

Domenico Starnone, Scherzetto, Einaudi, pp. 176

Presentazione del romanzo Le lupe di Flavia Perina, ecco com'è andata

Ieri sera da RiccioCapriccio si è tenuta la presentazione del romanzo Le lupe di Flavia Perina, edito da Baldini e Castoldi. Con lei anche la psicoterapeuta Costanza Jesurum che ci ha aiutati a spiegare meglio tutte le dinamiche umane dei personaggi che si dipanano lungo la trama.

Abbiamo parlato di Flaminia, la protagonista, una madre che si scontra con la più terribile delle sorti: quella di perdere un figlio in circostanze tragiche e poco chiare. Sarà il sentimento di vendetta che la coglie a portarci ad un finale che lascia senza fiato. “Scrivere di vendetta è stato quasi naturale. D’altronde il mio libro preferito di sempre è Il conte di Montecristo di Dumas”.

Sembra sia difficile accettare che una donna possa provare qualcosa di cattivo; pensiamo sempre ad un femminile che si lascia schiacciare dalla sofferenza, che rimane inerme di fronte ad un evento così catastrofico.

E’ anche questo il motivo per cui la scrittura di Flavia è asciutta, tagliente.

Ci ha confessato che la sua difficoltà più grande è stata proprio quella di scrivere un romanzo che non si trasformasse in un’inchiesta giornalistica ma che scorresse in modo veloce, pulito. Di grande ricchezza sono i rapporti di amicizia di vecchia data che intercorrono nel romanzo: si parla di donne che non si sottraggono, di donne che sentono forte dentro di loro il senso di ingiustizia, vissuto in gioventù sotto altre forme ma che torna prepotente quando si tratta di aiutare qualcuno.

Ve ne consigliamo la lettura e cogliamo l’occasione per ringraziare coloro che hanno partecipato, Flavia e Costanza e tutti voi che sostenete sempre le nostre iniziative.

 

 

Letture per l’estate, titoli da ombrellone però di qualità

Luca Ricci ha scritto per Ricci & Capricci, la sua rubrica su Il Messaggero che già dal nome ci piace tantissimo, una lista di libri da portare in vacanza. La ricondividiamo qui per voi! 

Ma perché sotto l’ombrellone bisogna sempre leggere libri pessimi? Best seller con trame dopate, giallini (stranieri o nostrani fa poca differenza, conta il diminutivo), chick-lit (sciocchezzai pieni di “cuore, sole e amore”), bio di cantanti o calciatori, ricettari. Per provare a contrastare questo luogo comune, di seguito ecco alcuni titoli per l’estate che mi sentirei tranquillamente di poter definire più che ottimi. Perché la lettura leggera- nei mesi da giugno a settembre sinonimo di “estiva”- non deve per forza di cose essere frivola.
 
“La letteratura italiana ha uno scrittore che non assomiglia a nessun altro”. Così Italo Calvino presentava Giorgio Manganelli al pubblico francese in occasione dell’uscita di Centuria oltralpe, nel 1985. Ma il discorso torna utile anche oggi che “Centuria” (Adelphi, pag. 316, 13,00 €) è appena uscito in formato tascabile. Sì perché Manganelli si può dire ancora un autore inedito e tutto da scoprire anche da noi, e non c’è niente di meglio di questi terribili raccontini metafisici per iniziare a conoscerlo.
 
A molti il suo nome non dirà assolutamente nulla, eppure Breece D’ J Pancake è una specie di mito per una nicchia ancora ristretta di appassionati. Morto suicida a soli ventisei anni, ha lasciato un unico libro di racconti intitolato “Trilobiti” (minimum fax, pag. 191, 16,00 €) in cui canta le piane del West Virginia e un’America desolata e minore con il calore entusiastico dell’autodidatta principiante e, al contempo, con i trucchi di un precocissimo maestro.
 
La leggerezza anziché il tema può riguardare la forma, quando ad esempio un’inchiesta prende il passo di una storia e, come all’interno di un caleidoscopio, i fatti vengono raccontati da diversi punti di vista: è il caso de “I treni non esplodono” (Piano B, pag. 155, 15,00 €) di Federico di Vita e Ilaria Giannini, in cui si ricostruisce la tragedia viareggina del treno merci carico di Gpl deragliato il 29 giugno 2009, e a parlare in prima persona sono un pompiere o il capostazione, un vigile o un autista della Croce Verde.
 
Tra il 1918 e il 1921 l’austriaco Karl Hans Strobl diresse quella che può essere definita come la prima rivista interamente dedicata al fantastico su scala mondiale, antesignana di Weird Tales. Adesso è possibile leggere una sintesi di quell’esperienza- fondamentale per chi voglia destreggiarsi e confrontarsi con il fantastico, genere che ama fantasmi e incubi- in “Il giardino delle orchidee” (Hypnos, a cura di Alessandro Fambrini, pag. 159, 20,00 €, con riproduzioni di illustrazioni e copertine d’epoca).
 
“Un giorno di festa” (Neri Pozza, pag, 139, 15,00 €) di Graham Swift è un romanzo nel solco della più classica tradizione inglese del dopoguerra: due famiglie dell’upper class immerse nelle verdi contee londinesi che consumano le loro domeniche un picnic via l’altro e la purezza di una promessa di matrimonio macchiata da una relazione ovviamente clandestina e ovviamente scandalosa. Con tanto di colpaccio di scena e decoro in frantumi.
 
Antonio Delfini e Silvio D’Arzo sono forse gli scrittori italiani più irregolari del nostro novecento; di sicuro per lunghi lacerti del novecento invisibili, scrittori amati da scrittori (a volte anche detestati, a onor del vero) e nulla più, soggetti a riscoperte lampo e ad altrettanti repentini oblii, chi volesse adesso riscoprili definitivamente può provare con “Scrittori da un ducato in fiamme” (Corsiero editore, pag. 155, 17,50 €) dello studioso Alberto Bertoni, dove l’innegabile piglio accademico è sempre temperato da una prosa discorsiva e perfino, a tratti, narrativa.
 
Ogni estate ciascuno di noi sogna di smaltire un po’ di libri arretrati, usciti magari da qualche anno e ancora non letti. Stavolta la mia preferenza va a "Cancroregina” (Adelphi, pag. 96, 10,00 €) di Tommaso Landolfi, il nostro scrittore più “weird” e immaginifico, ancora in attesa di essere tirato giù dal pantheon e conquistare la platea trasversale e ampia che meriterebbe. In questo delirio del 1950 uno scrittore scontento di sé (quale scrittore non lo è?) s’imbatte in uno scienziato pazzo che lo imbarca nella sua navetta per un viaggio spaziale in cui la catastrofe finale sarà un monologo esistenzialista sul “nulla”, degno di un Sartre o di un Moravia.

Leggi qui tutti gli altri articoli di Ricci & Capricci!

Watchlist: essere osservati non fa paura

"Siamo costantemente osservati. E il fatto che questo non ci sconvolga più è di per sé sconvolgente".

Watchlist di Edizioni Clichy è una raccolta di 32 racconti - uno più disturbante e bellissimo dell'altro - in cui si cerca di rispondere alla domanda fondamentale dell'era di Internet: fino a che punto lo sguardo altrui definisce ciò che siamo? 

E da qui gli altri quesiti che tutti noi, nel nostro intimo, dietro ai cristalli liquidi di un laptop, ci siamo posti almeno una volta davanti al "Che cosa stai pensando?" di Facebook.

Come modifica il nostro comportamento l'essere osservati? La sorveglianza costante, i cookie, la quantità di informazioni che quotidianamente cediamo gratis in cambio di un non-luogo dove esistere in forma digitale e smagliante, quanto incidono sulla qualità della nostra vita?

Probabilmente la cosa da capire, alla fine di tutto, alla fine del trentaduesimo racconto di Watchlist e alla fine di un qualsiasi nostro tweet, è che non abbiamo niente da temere. È solo una commedia... molto, molto realistica.

Alessandra Di Pietro, Il gioco della bottiglia

#checosastoleggendo

Come è potuto accadere che alle feste di scuola media ci siano birre al posto dell'aranciata? @DeLempicka

Alessandra Di Pietro Il gioco della bottiglia - Alcol e adolescenti, quello che non sappiamo Add Editore pag. 189

Ho 18 anni e sono la figlia perfetta: studente modello, ballerina di talento, ogni estate in Inghilterra, il mio promesso sposo è un bravissimo ragazzo, i nostri genitori sono amici, le nostre madri sono più fidanzate di noi due, glielo dico spesso per riderci su ed è la verità. Alla maturità prendo 100 e lode, voglio diventare medico e tutti approvano. Faccio il test d'ingresso alla facoltà in scioltezza ma non sono ammessa. E' un crash imprevisto che fa crollare il castello. [...] Non voglio pensare a domani mattina quando mi sveglio e la felicità non c'è più, ho un senso di colpa addosso che mi fa schifo, mi sento una stronza ad averla data via a uno di cui non mi ricordo il nome e meno male sennò devo giustificarmi con le mie amiche se non mi chiama, [...]La ragazza che balla sfrenata e fa sesso con chi vuole sono io, mi sento vera e autentica ma non sono in grado di sostenere quell'audacia e le sue ricadute dentro la mia vita quotidiana. Sono su un'altalena e mi muovo tra piacere e disagio, l'oscillare non mi è più lieve, cado dentro una scissione di personalità, sono incagliata, voglio uscire da questa trama coatta. Mollo le mie amiche ma l'angoscia sale, mangio e vomito, bevo e vomito, fumo moltissimo, prendo il Prozac, mangio di più e vomito tutto, ora bevo anche da sola a casa, l'alcol è il mio ansiolitico, non c'è più allegria. Tocco il fondo, risalgo con uno psicanalista, tre sedute a settimana, dopo sei mesi sto già meglio.[...] L'alcol è stato il mio termometro e mi ha fatto scoprire quanto alte sono le temperature che posso raggiungere ma anche quanto posso cadere in basso. Ora ne ho fatto un termostato e sono io che regolo a che punto deve stare.

Michele Masneri, Addio, Monti

#checosastoleggendo

Perché siamo tutti un po' hipster dentro. @DeLempicka

Michele Masneri Addio, Monti Minimum Fax pag. 167

Siamo qui da oltre mezz'ora in questa Sma pregiatissima di via dell'Amba Aradam con le famigliole che si affollano per lo spesone domenicale, e forse non è stata una grande idea venirci proprio di domenica, nel tardo pomeriggio, doveva essere l'ora del cazzeggio ma è invece tutta una cosa di strepiti e urla middle class intorno alle cassiere giustamente isteriche, con le mèche in decomposizione sulle teste pesanti di pensieri faticosi. Non c'è dubbio, è una vera e propria coda, da rientro dal mare, da weekend pasquale, tutti con i carrelli zeppi di junk food - gli altri, non noi - e ognuno attento alle precedenze, ai sensi di marcia, alle possibili collisioni: non c'è traccia di quel dominio dei sensi che era un tempo questa Sma: pregiatissima ancorché rara - a Monti si sa non esistono i supermarket, al povero residente senza neanche uno straccio di smart vien buttata in faccia ogni volta questa sua fatale condizione. Gloria poi mi deve raccontare di questo suo nuovo lavoro alle edizioni New Limina, è chiaramente un buonissimo periodo, ha smesso con i fiori di Bach e soprattutto si è lasciata alle spalle le sofferenze gratuite con Federico, son più di due anni, dice, e però sono rimasti molto amici e si sentono spesso per parlare dei loro attacchi di panico e forse domani andranno anche a Cape Cod cioè Capocotta insieme, se è bello. Intanto niente, la fila non si muove. Non c'è che dire, siamo al proseguimento dell'ingorgo con altri mezzi: si era notato già sulla via Merulana, bloccati davanti ai palazzi degli Ori e dei Pescecani, imbottigliati tra tram e vetturette in trepida attesa: tutto un serpentone di famigliole, e anche coppie, tristi e non, emozionate, dirette verso l'Appia Nuova, l'Eur, Santa Croce in Gerusalemme, forse anche verso il mare. A quest'ora? La coda arriva ormai fino a metà del reparto Igiene Personale, il transito è impedito lateralmente, gli umori peggiorano, si vedono sguardi inferociti di odio, si odono già dentiere impiegatizie digrignanti.

AAVV, Quello che hai amato, undici donne, undici storie vere

Quello che hai amato, undici storie di donne che lo fanno meglio. Sì, scrivere. @DeLempicka

AAVV Quello che hai amato Utet pag. 203

Riportiamo qui l'incipit di ogni racconto, perché sono tutti bellissimi.

Nadia Terranova, ME 619753

Fu sporgendosi dal finestrino di una Fiat Panda bianca targata ME 619753 che mia madre venne a dirmi che potevamo rinascere.

Mari Accardi, Imparare il mio nome in Irlanda

Il mio pseudo-figlio si chiamava Conall Whalen e aveva dei ricci così gialli che mi facevano pensare a una torta mimosa.

Giusi Marchetta, Acqua

Era quasi estate e io lo aspettavo al tavolino di un bar leggendo un libro che mi piaceva davvero.

Carolina Crespi, Ventitrè

Io ho trent'anni, Daniele ventitrè. Ci siamo seduti fuori, anche se è febbraio, e la primavera non è nemmeno all'orizzonte.

Raffaella R. Ferrè, Napoli quando devi attraversare la strada

Chiamavo mia nonna e mia madre, la lavanderia dove avevo dimenticato quel vestito.

Claudia Durastanti, Da Mario Merola a Kendrick Lamar: storia d'amore senza nessuna separazione

Sono nata a un minuto da mezzanotte in un giorno d'estate, dopo svariate ore di travaglio e un intervento che ha messo quasi a repentaglio la vita di mia madre.

Giulia Altamura, Tutti i luoghi del mio abbandono

Mi sono spesso domandata quale sia l'elemento irriducibile, la nostra definizione, ciò che ci rende un grado di rimanere noi stessi, nonostante quanto potremo cambiare o tutto quello che saremo costretti a perdere.

Flavia Gasperetti, Gioia e Fosco

I personaggi di questa storia si chiamano Gioia e Fosco, perché un nome bisognava pur darglielo.

Chiara Papaccio, Twin Peaks per principianti

Lo scorso inverno, per una serie di circostanze metereologiche straordinarie, sono rimaste bloccate sia la ferrovia che quasi tutte le strade in uscita del paese.

Serena Braida, La sugna

Carl non è un professionista. Ha cambiato almeno quattro corsi universitari, e passa le giornate provando droghe, principalmente anfetamine sotto forma di pillole dimagranti che rimedia da studentesse sovrappeso e indecise, e scavando la propria presenza sul divano.

Violetta Bellocchio, L'ospite non dorme mai

C'è un film uscito lo scorso autunno, The Guest. Fino a qui, il film intero, dall'inizio alla fine, l'ho visto tre volte.

William Faulkner, Luce d'agosto

#checosastoleggendo

"L'uomo fa molto più di ciò che può o deve sopportare. E così finisce col credere di poter sopportare qualunque cosa. E questo è terribile. Che possa sopportare qualunque cosa, qualunque cosa." @DeLempicka

William Faulkner Luce d'agosto Adelphi pag. 423

Seduta sul bordo della strada, guardando il carro che viene su per la salita verso di lei, Lena pensa: 'Arrivata fino a qui dall'Alabama: una bella distanza'. Pensando non è neanche un mese che sono in viaggio e sono già in Mississippi, più distante da casa di quanto sono mai stata. ora sono più distante dalla segheria di Doane di quanto sono mai stata da quando avevo dodici anni. Prima che le morissero il padre e la madre non era mai stata nemmeno alla segheria di Doane, anche se sette o otto volte l'anno, di sabato, era andata in paese col carro, con un vestito di quelli comprati per corrispondenza e coi piedi nudi posati sul cassone e le scarpe rinvoltate in un pezzo di carta accanto a lei sul sedile. Le scarpe se le metteva poco prima che il carro arrivasse in paese. Quando diventò più grande chiedeva al padre di fermarsi prima di entrare in paese, scendeva dal carro e proseguiva a piedi. Non diceva a suo padre perché voleva camminare invece di rimanere sul carro, e lui credeva che fosse per via delle strade pavimentate, dei marciapiedi. Invece era perché secondo lei la gente che la vedeva e che la incontrava andando a piedi pensava che anche lei vivesse in paese. Quando aveva dodici anni il padre e la madre erano morti nella stessa estate in quella casa fatta di tronchi, tre stanze e un corridoio, niente reti contro le zanzare, in una stanza con una lampada a cherosene e tutt'intorno un vortice di insetti, il pavimento nudo reso liscio come argento vecchio dai piedi nudi. Lei era la più piccola dei figli viventi. Sua madre morì per prima. Disse, "Abbi cura del babbo". E così Lena fece. Poi un giorno suo padre disse, "Vai alla segheria di Doane con McKinley. Preparati a andare, sii pronta quando arriva". Poi morì. McKinley, il fratello, arrivò con un carro. Un pomeriggio seppellirono il padre in un boschetto dietro una chiesa di campagna, con una tavola di pino per lapide. La mattina dopo Lena se ne andò per sempre, anche se forse in quel momento non lo sapeva, sul carro insieme a McKinley alla volta della segheria di Doane. Il carro era stato preso in prestito e il fratello aveva promesso di riportarlo prima di sera.

Heinrich Boll, Opinioni di un clown

#checosastoleggendo

"Un artista ha la morte sempre con sé, come un bravo prete il suo breviario." @DeLempicka

Heinrich Boll Opinioni di un clown Mondadori pag. 232 euro 9,00

Era già buio quando arrivai a Bonn. Feci uno sforzo per non dare al mio arrivo quel ritmo di automaticità che si è venuto a creare in cinque anni di continuo viaggiare: scendere il marciapiede della stazione, salire il marciapiede della stazione, deporre la borsa da viaggio, levare il biglietto dalla tasca del soprabito, raccattare la valigia, consegnare il biglietto, dirigersi verso l'edicola dei giornali, comprare le edizioni della sera, uscire, far cenno a un taxi. Per cinque anni quasi ogni giorno sono partito da qualche luogo e sono arrivato in qualche luogo, la mattina ho salito e disceso scale di stazioni, il pomeriggio ho disceso e risalito scale di stazioni, ho chiamato taxi, ho cercato la moneta nella tasca della giacca per pagare la corsa, ho comprato giornali della sera alle edicole e, in un angolo riposto del mio io, ho gustato la scioltezza perfettamente studiata di questo automatismo. Da quando Maria mi ha lasciato per sposare Zupfner, quel cattolico, il ritmo è diventato ancora più meccanico, senza perdere in scioltezza. Per la distanza della stazione all'albergo, dall'albergo alla stazione, c'è un'unità di misura: il tassametro. A due marchi, tre marchi, quattro marchi e cinquanta dalla stazione. Da quando Maria non c'è più, qualche volta ho perso il ritmo, ho confuso l'albergo con la stazione, ho cercato nervosamente il biglietto ferroviario davanti al portiere dell'albergo, oppure ho chiesto all'impiegato che ritira i biglietti all'uscita della stazione il numero della mia camera. Qualcosa che non si può chiamare destino mi riportava alla mente il mio mestiere e la mia situazione. Sono un clown. Definizione ufficiale: attore comico, non pago le tasse per nessuna Chiesa, ho ventisette anni e uno dei miei numeri si chiama Arrivo e partenza: una (quasi troppo) lunga pantomima in cui lo spettatore confonde arrivo e partenza fino alla fine. Poiché questo numero generalmente lo ripasso un'ultima volta in treno (consiste di oltre seicento entrate e uscite di cui naturalmente devo ricordare la coreografia), non c'è da stupirsi che di tanto in tanto resti vittima della mia stessa fantasia: così mi precipito in un albergo, cerco con gli occhi gli orari delle partenze, riesco a trovarli, corro su e giù per una scala per non perdere il treno, mentre non devo fare altro che andare nella mia stanza e prepararmi alla rappresentazione.

Amélie Nothomb, Metafisica dei tubi

#checosastoleggendo

Di come Dio si è fatto uomo. E tutto grazie al cioccolato bianco belga. @DeLempicka

Amélie Nothomb Metafisica dei tubi Guanda pag. 121 euro 11,00

Due anni e mezzo. Grida, rabbia, odio. Il mondo è inaccesibile alle mani e alla voce di Dio. Intorno a lui, le sbarre del lettino. Dio è prigioniero. Vorrebbe nuocere, ma non ci riesce. Perciò si vendica sul lenzuolo e sulla coperta che continua a martellare con calci incessanti. Sopra di lui, il soffitto con le sue fessure; li conosce a memoria. Sono i suoi unici interlocutori, e perciò grida loro tutto il suo disprezzo. Ovviamente, il soffitto se ne infischia. Dio ne è contrariato. All'improvviso il campo visivo viene occupato da un viso sconosciuto e non identificabile. Cos'è? E' un umano adulto e, si direbbe, dello stesso sesso di sua madre. Passata la sorpresa iniziale, Dio manifesta l'insoddisfazione con un lungo lamento. Il viso sorride. Dio sa cosa vuol dire: stanno cercando di ammansirlo. Non funziona. Mostra i denti. Il viso lascia cadere qualche parola dalla bocca. Al volo, Dio le prende a pugni. I suoi pugni, stretti, gliene danno di santa ragione a questi suoni, fino a metterli K.O. Dio sa che dopo il viso cercherà di tendere la mano verso di lui. Ci è abituato: gli adulti avvicinano sempre le loro dita alla sua faccia. ecide che morderà l'indice della sconosciuta. Si prepara. Appare infatti una mano nel suo campo visivo, ma - stupore! - ha una barretta biancastra tra le dita. Dio non ha mai visto una cosa del genere e si dimentica di gridare. - E' cioccolato bianco del Belgio, - dice la nonna al bimbo che ha appena scoperto. Di queste parole Dio capisce solo 'bianco': sa cos'è, l'ha visto sul latte e sui muri. Gli altri vocaboli gli sono sconosciuti: 'cioccolato' e soprattutto 'Belgio'. Intanto la barretta è accanto alla bocca. - Si mangia, - dice la voce. mangiare: Dio sa cos'è. E' una cosa che fa spesso. Mangiare è il biberon, il purè con pezzetti di carne, la banana schiacciata con la mela grattugiata e il succo d'arancia. Mangiare ha un odore. Questa barretta biancastra ha un odore che Dio non conosce. Ed è migliore del sapone e della pomata. Dio ne ha paura e voglia allo stesso tempo. Smorfia di disgusto e acquolina in bocca. Con un'impennata di coraggio acchiappa la novità coi denti, la mastica, ma non serve: si fonde sulla lingua, rappezza il palato, gli riempie la bocca - e accade il miracolo. La voluttà gli dà alla testa, gli lacera il cervello e vi fa rimbombare una voce che non aveva mai sentito prima: "Sono io! Sono io, vivo! Io parlo! Non sono né egli né lui, io sono io! Non dovrai più dire egli per parlare di te, dovrai dire io. E io sono il tuo migliore amico: io ti procuro il piacere." E' stato allora che sono nata, nel febbraio del 1970, all'età di due anni e mezzo, sulle montagne del Kansai, nel villaggio di Shakugawa, sotto gli occhi di mia nonna paterna, per grazia del cioccolato bianco.

Augusten Burroughs, Correndo con le forbici in mano

#checosastoleggendo

"Cerca il ridicolo in tutto e lo troverai." @DeLempicka

Augusten Burroughs Correndo con le forbici in mano Bur, Rizzoli pag. 296 euro 8,50

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Quando avevo più o meno dieci anni, la mia tenuta da passeggio preferita era un blazer blu, camicia bianca e cravattino rosso a clip. Sentivo che mi faceva sembrare importante. Come un giovane re asceso al trono dopo la decapitazione di sua madre. Mi rifiutavo categoricamente di andare a scuola se non avevo i capelli perfetti, se la luce non li solcava come una superficie lucida e uniforme. Volevo che i miei capelli assomigliassero in tutto e per tutto a quelli dei manichini maschili nella vetrina di Ann August, il negozio dove si serviva mia madre. Bastava un solo capello fuori posto per far finire la spazzola contro lo specchio, come me che correvo in lacrime in camera mia. E se sui vestiti erano rimasti dei pelucchi che mia madre non era riuscita a togliere con il rullo adesivo, ecco che quella diventava un'ottima ragione per restare a casa, anche meglio di un'infezione da streptococco. A dire il vero, l'unico giorno dell'anno in cui mi piaceva davvero andare a scuola era quando ci facevano la foto ricordo. Adoravo quando il fotografo, prima di andarsene, consegnava a ognuno un pettinino regalo, un po' come nei quiz televisivi. Durante tutta la mia infanzia, mentre gli altri bambini si prendevano a botte, giocavano a baseball e si infangavano, io ero in camera mia che lucidavo i miei anelli dell'umore placcati d'oro - quelli che cambiano colore a seconda dello stato d'animo e che mi facevo comprare da mia madre da Kmart - e ascoltavo Barry Manilow, Tony Orlando&Dawn e, inspiegabilmente, Odetta. Preferivo gli "album" ai più moderni nastri stereo 8. Gli album li vendevano dentro a certe bustine che mi ricordavano tanto la biancheria pulita. Inoltre le foto di copertina erano più grandi, il che mi rendeva più semplice contare i follicoli di peluria lucida sul braccio di Tony Orlando. Sarei stato perfetto come componente della famiglia Brady. Avrei fatto la parte di Shaun, il biondino educato che non crea problemi e aiuta Alice in cucina e poi taglia anche le doppie punte ai capelli di Marcia. Non solo avrei lavato Tiger, ma gli avrei anche passato il balsamo sul pelo. E avrei messo in guardia Jan da quel braccialetto sfigato che aveva fatto perdere alle ragazze la gara dei castelli di carte.

Mary McCarthy, Gli uomini della sua vita

#checosastoleggendo

"Prima di qualunque Sex&TheCity, Mary McCarthy ha saputo raccontare come dovrebbe vivere una donna libera." @DeLempicka

Mary McCarthy Gli uomini della sua vita Minimum Fax pag. 287 euro 15,00

La vita romantica era stata troppo dura per lei. In morale come in politica l'anarchia non è per i deboli. Il piccolo stato, torturato da dissidi interni, invita il conquistatore straniero. Le proscrizioni, la legge marziale, l'acquartieramento della soldataglia, l'esattore delle tasse, il giudice ingiusto, qualunque cosa, proprio qualunque cosa è più dolce della responsabilità. Il dittatore è anche il capro espiatorio; nell'assumere l'autorità assoluta si assume la colpa assoluta; e le masse oppresse, gemendo sotto il giogo, sanno di essere innocenti come agnelli, mentre pregano ipocritamente per la liberazione. Frederick immaginava che lei l'avesse sposato per un bisogno di sicurezza (questo era uno dei problemi fra loro due), ma quello che non capiva era che l'essere al sicuro dalla società dei telefoni o dal droghiere non era niente in confronto all'altra sicurezza che lui le dava, tenendola al riparo dall'essere perpetuamente dalla parte del torto, e che lei avrebbe mangiato pane e acqua, se necessario, pur di non uscire di prigione. Conoscere Dio eppure fare il male, questa era l'essenza stessa della vita romantica, una specie di processo elettrolitico in cui il catodo e l'anodo agiscono e reagiscono l'uno sull'altro per ionizzare l'anima. E, come dicevano tutti, la cosa non poteva andare avanti. Se non riesci a smettere di fare il male, devi cercare di dimenticare Dio. Se i tuoi occhi sono più grandi del tuo stomaco, cavatene assolutamente uno. Impara a misurare le tue capacità, non intraprendere mai più di quello che sei in grado di fare, così nessuno capirà che sei un fallimento, non lo saprai nemmeno tu. Se non riesci ad amare, smetti di provarci, perché in ogni tentativo rivelerai solo la tua povertà, e ogni letto in cui ti sarai coricata commemorerà una battaglia perduta. Chi tradisce è sempre in debito; nel migliore dei casi, può solo calcolare in rimorso il suo deficit d'amore, finché lo stesso rimorso diventa l'umile, vergognoso surrogato dell'amore.