Dichiarazione d'amore agli uomini barbuti: Avere la barba

Amici barbuti,quanto ci piacete. Morbida, soffice, una specie di antistress naturale ad ogni carezza, la vostra barba ci fa innamorare. Se noi ci limitiamo ad amarvi, ragazzi dal pelo fluente, Alessandro Toso, Claudio Traina e Diego Santi hanno pensato a come coccolarvi. Il loro progetto, Avere la barba, nato per raccogliere storie di uomini tricologicamente avanzati, si è trasformato prima in un libro; poi in due prodotti che potrete usare per detergere e curare il folto bosco peluto del vostro volto. Shampoo e olio per barba, a base di radicchio e girasole, naturali e made in Italy, creati in collaborazione con la famiglia Lorenzin, gli Artigiani del capello, renderanno felici voi ma soprattutto noi. Sul sito troverete anche i consigli dell'esperto su come curare al meglio la vostra barba. Il desiderio di Rugiada e Respiro vi tormenta? Li trovate qui.

[Nella galleria alcuni buoni, BUONISSIMI motivi per cui amiamo gli uomini con la barba]

#Checosastoleggendo Summer Edition: i consigli dello staff di RiccioCapriccio.

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Oggi un #checosastoleggendo diverso dal solito: lo staff di RiccioCapriccio vi consiglia un libro e una canzone per l'estate.

Alessandra: Il caso Eddy Belleguele di Louise Édouard, Bompiani

"Prima della rivolta contro il mondo della mia infanzia, è stato il mondo della mia infanzia a rivoltarsi contro di me."

Summer soundtrack: Love hangover, Diana Ross

Franco: Almost Blue di Carlo Lucarelli, Einaudi

"So che da ora in poi lei sarà quella musica e l'avrò in mente tutte le volte che la penserò o la sentirò parlare. E so che mi mancherebbe, se non potessi sentirla più."

Summer soundtrack: The flipside, Moloko

Barbara: Mi raccomando la frangia di Jill Vergottini, Add Editore

"Quando siete sedute davanti allo specchio, la persona che vi sta alle spalle deve conoscere bene la materia che gli affidate, i vostri capelli. Il resto è coreografia, quindi guardatevi alle spalle: in questo caso non in senso lato."

Summer soundtrack: Wannabe, Spice Girls

Ivan: I fiori del male, Charles Baudelaire, Feltrinelli

"Vieni dal cielo profondo o esci dall'abisso, Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale, dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine, ed in questo puoi essere paragonata al vino."

Summer soundtrack: Guardia 82, Brunori Sas

Alice: Amore mio infinito di Aldo Nove, Einaudi

"E prima della fine dell’estate prima che mi venisse questo impossibile coraggio di baciarla prima di andare di sopra a fare le valigie prima di partire prima di leggere ‹‹Topolino›› prima di diventare grande prima di diventare comunista o democristiano prima di finire la scuola prima di andare a letto prima che qualcosa strapiena di sì scoppiasse pianissimo le ho detto, amore mio infinito.”

Summer soundtrack: Summertime sadness, Lana Del Rey

Susie: Fanny di Erica Jong, Bompiani

"Acquistar saggezza in questo mondo spesso significa tener chiusa la bocca e non tirar fuori quel che si sa se non al momento giusto."

Summer soundtrack: >Always look on the bright side of life, Monty Pyton

Cinzia: L'alchimista di Paulo Coehlo, Bompiani

"E quando tutti i giorni diventano uguali è perché non ci si accorge più delle cose belle che accadono nella vita ogniqualvolta il sole attraversa il cielo."

Summer soundtrack: Led Zeppelin, Whole lotta love

Tamara: Diario Notturno di Ennio Flaiano, Adelphi

"Per la verità non amo molto viaggiare. Tutti i miei viaggi li ho affrontati malvolentieri, la realtà dei nuovi paesi equivale a quella dei vecchi. Le città mai viste, arrivandoci, mi preoccupano anzi come vere e proprie persone che bisogna prima attentamente conoscere se non si vuole correre il rischio di legarvisi in un'amicizia inutile e precipitosa."

Summer soundtrack: Estate di Bruno Martino

#Instaboy e Tonika

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L’estate romana è fatta di giovani ragazzi in canotte bianche e di ragazze impossessate dallo shatush. Al Gazometro sembra di essere tornati indietro nel tempo, nella provincia italiana del 1997: si fanno infatti le vasche. Come nel corso principale di un qualsiasi paesino della Sicilia orientale coppie annoiate, gruppetti di amici, comitive di borgatari fanno su e giù in cerca di qualcosa di indefinito. Una festa, un po’ di musica, una limonata low cost, una rissa, un posto di lavoro.Nella maggior parte dei casi i loro sogni si avverano: riescono a scambiarsi un numero di telefono, o almeno il contatto FB, con una studentessa di lettere moderne di Roma Tre.

Certo, ci si può anche divertire: per esempio il giovedì sera al Mavi Live, c’è la serata Tonika. Musica trash, hip hop, latina, r&b. C’è un palchetto in cui si improvvisano performance ad alto contenuto di favolosità. Aitanti personal trainers a torso nudo, ballerini di twerking, it girls della movida romana, attori emergenti: ci sono proprio tutti e tutti si sentono delle dive! Puoi vedere anche molti giovani mufloni eterosessuali, che probabilmente la domenica fanno gli ultras all’Olimpico, scatenarsi sulle note di Single Ladies come una qualsiasi sciampista terrona appena sbarcata per la finale di Amici.

E si divertono da matti. Perché non importa che tu sia etero o gay, di destra o di sinistra, romanista o laziale: ci sarà sempre una diva dentro di te che non vede l’ora di uscire fuori.

Fabio Bartolomei, Giulia 1300 e altri miracoli

#checosastoleggendo

Una Giulia 1300, un gruppo scalcinato di uomini alla ricerca di una vita nuova, un agriturismo multietnico: una storia tutta da divorare.

@DeLempicka

Fabio Bartolomei Giulia 1300 e altri miracoli Edizioni E/O tascabili Pag. 281 euro 9,50

Ad arrivare è una vecchia Giulia 1300 verde scuro. L’auto vista in un centinaio di film, guidata a turno da poliziotti o da criminali, si ferma nel cortile con a bordo quello che a prima vista pare un contadino. Dai finestrini semiaperti esce un brano di musica classica. Sembra un errore di montaggio tra immagini e audio, dalla macchina di quel tizio mi sarei aspettato un brano neomelodico o una tarantella. Dio come sono cambiati i contadini. Mi avvicino all’auto pensando di vedere alla guida un tipo tarchiato, rugoso, con occhiali avvolgenti, un vestito color nocciola e la camicia bianca con il colletto che straborda dalla giacca. Un po’ Merola un po’ Manero. L’uomo spegne la radio, esca dall’auto e chiude lo sportello. La radio si riaccende da sola e l’uomo la zittisce tirando un cazzotto sul cruscotto attraverso il finestrino aperto. Resta qualche secondo in guardia, con lo sguardo puntato sulla radio poi, quando si convince di averla tramortita, si volta verso di me. I due maschi alfa mi lanciano appena un’occhiata, poi tornano a sfidarsi con quello che resta della palizzata. Claudio invece scartavetra a testa bassa per non essere coinvolto nella noiosa pratica con il vicinato. Sorrido al vecchio contadino, pronto a rifiutare cortesemente una proposta di vendita di formaggi locali. L’uomo si avvicina con una cordialità un po’ troppo teatrale e mi stringe la mano. Da queste parti la Nivea non sanno nemmeno cosa sia, penso. «Siete nuovi ‘e ccà?» chiede il vecchio. «Si, arrivati da un paio di settimane. Lei è un vicino?». «O’ paese è piccerillo, ccà siamo tutti vicini. Vi state aprendo ‘attività?». Si guarda intorno con circospezione. «Si, un agriturismo…». «E li tenete tutti i permessi, sì?». Vuoi vedere che è un poliziotto in borghese. «Sì certo, manca solo il via libera dei vigili urbani, ma quello arriverà a lavori ultimati». «Chille non contano manc’o cazz’. I permessi si chiedono a chi conta». [...] «E chi conta?» chiedo. «Ce sta gente che campa ccà da cient’anne. Famiglie vecchie assaje». La parola “famiglie” mi mette i brividi. E all’improvviso ecco che quel vestito, che non riuscivo ad attribuire in nessun modo all’immagine di un contadino, nella mia testa inizia a comabaciare perfettamente con l’immagine di un camorrista.

Bio Fabio Bartolomei è nato nel 1967 a Roma, dove vive. Scrittore poliedrico, è un affermato pubblicitario e autore di sceneggiature. Nel 2004 ha vinto il Globo d’Oro con il cortometraggio Interno 9. Nel 2011 si è fatto conoscere dal pubblico dei lettori con il suo romanzo Giulia 1300 e altri miracoli. Insegna scrittura creativa. L’ultimo romanzo, pubblicato da Edizioni E/O è We are family, del 2014.

Riccio loves Nerina Fernandez

Ogni passo, movenza o sorriso di Nerina Fernandez denuncia bellezza e vita. E’ designer e grafica, ha creato copertine di dischi Sony, Virgin, Emi, lavorato con Achille Bonito Oliva e Mario Schifano, è stata art director del Villa Celimontana Musical Jazz Festival di Roma. Un grande amore su tutto però: la moda, dove la sua unica incursione curando i cataloghi della Andy Warhol by Cultura and Otitude Ed Ethic era stata di successo e di grande soddisfazione. Ecco perché oggi, volendo trovare un luogo dove creare arte Nerina sceglie i gioielli e lancia una linea da lei pensata e realizzata usando cuoio, argento e pietra lavica: forza, grazia e sensualità. - Da dove arriva la tua ispirazione?

Da tutto quello che guardo: un’opera d’arte contemporanea ad esempio o i capelli di qualcuno che passa per strada. Per i gioielli però la mia ispirazione passa per il toccare: sento al tatto i materiali e da lì parte nella mia testa il disegno.

- Che tipo di donne indossano i tuoi gioielli?

Persone a cui piace lasciare un segno, senza eccesso, con discrezione e autorevolezza. La mia musa è Sofia, mia figlia. E’ bellissima, decisa, raggiante, di temperamento. E’ la mia modella. È lei la prima ad indossare le mie creazioni. Tutte. Sempre.

- Conosci RiccioCapriccio Da 15 anni. Ricordi il vostro primo incontro?

Facevo la grafica per Annalisa Caruso e loro erano gli stylist delle modelle durante gli shooting fotografici. Ci siamo conosciuti sul set di Andy Warhol by Cultura ans Otitude Ed Ethic, io lavoravo ai loro cataloghi. Ci siamo divertiti moltissimo!

- Qual è il taglio e il colore di capelli che ti fanno sentire bellissima?

Corti, cortissimi, ancora meglio se rasati. Lunghezza massima mai avuta: un carrè. Il corto mi rende la vita più facile. Sogno da sempre colori sgargianti per la mia chioma: azzurro, celeste ma non ci ho mai provato, finisco per tirarmi sempre indietro. E’ il confronto con i miei figli che mi spaventa, il loro giudizio. Prima o poi lo farò, vedrai! [ride]

- Qual è la tua manutenzione di bellezza?

Del mascara non posso fare a meno. Per il resto ascolto la mia pelle e uso i prodotti quando ne sento il bisogno, per sentirmi meglio. Non amo il balsamo, per esempio, trovo che mi appesantisca i capelli. In ogni caso, preferisco prodotti molto naturali, senza troppe strutture, come i miei gioielli.

- Dove possiamo trovare le tue creazioni?

Sono nel mio negozio online su Etsy e poi a Roma in centro storico: da Lou Lou in via dei Banchi Vecchi e da Marta Rey in via del Moro. Cercatemi su Facebook, lì prendo i primi contatti con i clienti. Lavoro con loro, prima di tutto: cerco di leggerli, di intuirne i gusti e la personalità. Le creazioni devono essere in armonia con chi le indossa: è il mio lavoro e il mio piacere.

Piccola guida ai banconi da bar più famosi del mondo

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Parigi, New York, Dublino, L'Avana, Venezia: se la meta delle vostre imminenti vacanze è una delle più famose e importanti città del mondo, sappiate che da qualche parte c'è un american bar assolutamente leggendario e che avrete l'occasione di farvi servire un cocktail indimenticabile in un luogo che non solo ha fatto la storia del bere miscelato, ma ha legato il suo nome e i suoi impeccabili drink a personaggi, storie e aneddoti di fama mondiale e intramontabile. PARIGI – La Closerie Des Lilas Per chi ama la cultura del buon bere miscelato con un compiacimento per il demodé paragonabile a quello di un giovane hypster per un paio di occhiali Rossignol dell'85, La Closerie è assolutamente imperdibile. Al suo bancone di Montparnasse si sono avvicendati negli anni alcuni tra i più grandi artisti di tutti i tempi: Cézanne, Picasso, Modigliani, Breton, Zola, Sartre, Fitzgerald, Miller, Man Ray e Dalì, ma nonostante questa incredibile ricchezza di avventori celebri, il personaggio che più di ogni altro viene associato al Des Lilas è Ernest Hemingway, impareggiabile accentratore di leggende legate all'alcol. Durante il soggiorno parigino negli anni '20 raccontato in Festa mobile, vi si recava spesso a scrivere, sorseggiando whisky e lamentando deprecabili interruzioni al suo lavoro: «Ciao Hem, Che cosa fai? Scrivi al caffè?», a cui rispondeva con la nota amabilità: «Senti. Un porco come te ha un sacco di posti dove andare. Perché devi venire qui ad impestare un caffè perbene?».

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NEW YORK – The Algounquin Durante tutta la prima metà del 900 l'american bar di questo albergo della grande mela è stato un ricco crocevia di intellettuali e scrittori che si incontravano davanti a un cocktail per scambiare idee e opinioni letterarie. Merito del proprietario, Frank Case, che amava gli scrittori al punto di accordargli crediti talvolta anche piuttosto ingenti. Non a caso in questo paradiso dell'intuizione è stata ideata e fondata la celebre rivista “The New Yorker”. Ma Edmund Wilson, che sul New Yorker pubblicava stroncature feroci (celebri quelle a Agatha Christie, Lovecraft e Conan Doyle, che paragonò a un sonnifero) e che era spesso vittima di forti stati depressivi, al bancone dell'Algounquin si faceva servire un doppio Martini su doppio Bourbon e sedeva sempre da solo.

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DUBLINO – Branzen Head Ricavato da una taverna del 1198 è ufficialmente il più antico pub irlandese, tanto che leggenda vuole che persino Robin Hood si sia fermato a bere qui. Molto amato da artisti e scrittori, fu frequentato da Johnatan Swift (che lo considerava una seconda casa) e da James Joyce che lo cita nell'Ulisse: «Puoi trovare una sistemazione decente al Brazen Head». Ma se c'è qualcuno che ha letteralmente consumato la propria vita al bancone di questo celebre pub, è lo scrittore e drammaturgo Brendan Behan, che prima di morire a 41 anni per conseguenze dell'alcolismo, si definì un «drinker with writing problems».

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L'AVANA – Il Floridita Non solo il più longevo bar cubano (aperto nel 1817), ma anche uno dei 7 banconi più famosi del mondo secondo la rivista Esquire nel 1953. Qui Graham Greene amava sorseggiare rum che profumavano «di legno di barca, di viaggio per mare». Tuttavia, nonostante abbia inserito il Floridita tra i motivi imprescindibili per visitare Cuba, ne Il nostro agente all'Avana Greene fotografa perfettamente il bevitore tipo facendo vagabondare i suoi personaggi da un bar all'altro, perché, come spiega il formidabile Dr. Hasselbacher: «Quando uno è incapace di cambiare bar, è segno di vecchiaia». Qui potrete degustare uno dei migliori Daiquiri del mondo sedendo accanto a Ernest Hemingway, a cui il Floridita ha dedicato una statua e una targa con la celeberrima frase dello scrittore americano: "Mi mojito en La Bodeguita, mi daiquiri en El Floridita".

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VENEZIA – Harry's Bar Più che un bar, una leggenda: fondata da Giuseppe Cipriani nel 1931, questa sofisticata cattedrale del bere miscelato vanta una lunga lista di frequentatori celebri, tra i quali Orson Wells, Alfred Hitchcock, Charlie Chaplin, il solito Hemingway e Truman Capote, che vi prese “residenza” durante una serie di viaggi in Yugoslavia dove si recò per uno dei suoi reportage. Capote si innamorò dell'Harry's, al bancone del quale tornava continuamente per ordinare un piccolo sandwich e una “pallottola d'argento”, coniando così la più brillante ed efficace definizione di sempre del Cocktail Martini. Se passate da Venezia non potete non passare dall'Harry's e non ordinare un drink che qui ha visto i suoi natali e oggi è (orgoglio bartending italiano) uno dei più celebri cocktail da aperitivo del mondo: il Bellini.

Se durante l'estate riuscirete a visitare uno di questi storici bar, tornate a raccontarci la vostra esperienza, e soprattutto diteci se, mentre sorseggiavate il vostro cocktail in una di queste isole felici dell'arte della miscelazione, vi è apparso il fantasma di uno dei personaggi che hanno contribuito a costruirne la leggenda, perché non ci stupirebbe scoprire che tra tanti posti del mondo in cui trascorrere l'eternità, abbiano scelto proprio uno di questi favolosi banconi da bar.

Rimorchiare, evitando le curve più dure

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Torna “La posta del cuore e di altri organi vitali”. Torna anche per ribadire che è l’unica, vera, originale “Posta del cuore e di altri organi vitali”, parto della mia fantasia, fin dal titolo. Amici, e soprattutto, nuovi contatti di FB che vi appropriate di questa dicitura appiccicandola ai vostri blog e rubriche: abbiate almeno la buona creanza di citare chi l’ha creata. Certo, capisco che er genio fa gola a tutti. E de genio vero ce n’è poco in giro. LA POSTA DEL CUORE E DI ALTRI ORGANI VITALI È SOLO QUESTA. VANTIAMO INNUMEREVOLI TENTATIVI D’IMITAZIONE ma gli altri sono FINTI. E se vede. Carissima Gaja, inzomma, preso da un'immotivata inzicurezza, ho deciso de scrive 'ste du' righe a una che, secondo me, me po dà un par de consiji in fatto de questioni amorose. Il fatto è il seguente (perdona se a volte "italianizzo"): stavo fòri da un localetto, in una nota cittadina daa costa a sud de Roma e me scambio (penzo io), svariati sguardi co' 'sta tipa che fa a' cammeriera a un altro locale coi tavoli fòri. Già l'avevo vista altre vòrte ma a 'sta bòtta m'ha catturato, nun zò perché. Fatto sta che me dico "e mo' che cazzo faccio?". Nun ho fatto un cazzo, a serata è passata a buffo. Pensa che te ripensa (a quanto so' stato stronzo), gnente, aa fine ho deciso de fa il mediocre: cercalla su Fb e mannaje un messaggio (cosa che, te giuro Ga', nun ho mai fatto!). L'ho trovata. Dovresti vede' quant'è bella. Fa' a ballerina de operetta. In un par de foto m'ha fatto rigira' le mazze. Preso da una profonda seppur equilibrata ispirazione romantica, j'ho scritto che so' rimasto corpito, dii sguardi, daa bellezza, cazzi e mazzi, pur sapendo che lei potrebbe nun ave' capito pe' gnente chi fossi. Nun soddisfatto (sempre noo stesso messaggio), j'ho scritto 'na poesia de Antoine Pol, "Le Passanti", proprio perché, tu me inzegni, poteva esse 'na grande metàfa daa situazione. Dopo quarche ora, sta tipa m'arisponne che j'è piaciuto quello che j'ho scritto, l'ha trovato "carino" (grazie ar cazzo, dico io), ma proprio nun sa chi so'. Arché j'ho riscritto, ma meno romantico e più tranquillo, spiritoso, cazzone inzomma, facendo 'na descrizione de me stesso. M'ha risposto di nuovo (ma sempre un po' distaccata), che proprio noo sa chi ero quaa sera. Rottome li cojoni, j'ho scritto "vabbè dai, quanno torno da quee parti me vengo a presentà" (nun così ma il senzo è quesso). Nun m'ha risposto. A Ga', io là ce passo i uicchènd e domani sera ce rivado (salvo imprevisti), me presento e che cazzo je dico? Come me comporto? Inzomma, nun te vojo di' che c'ho l'anzia, ma 'sta tipa me piasce proprio e nun me vorei brucia'. Ahò, poi poesse pure che 'na vorta conosciuta è 'na rincojonita. Per favore aiutame Ga'! Grazie!

Paolo

P.s. Cara Gaja, ti seguo su Fb ma non siamo amici. Ho visto che hai aperto questo indirizzo mail proprio per i disagi di cui sopra. Come hai letto, avendone io uno, seppur gestibile, non ho resistito a scriverti, più che altro per conoscerti e "sfogarmi". Ti chiedo però la cortesia di non pubblicarlo sul blog, hai visto mai... Magari più in là, eventualmente, se la cosa si risolve. Colgo l'occasione per dirti che sei fantastica. Ovviamente pure come donna sa', che te credevi che me fai solo ride? ;)

Caro Paolo, sì, certo, po’ benissimo èsse che ‘na vòrta conosciuta è ‘na rincojonita, ma tu domani sera hai d’anna’ la’ e dije: «Senti, abbèlla, so’ io che t’ho mannàto in privato “Le passanti”. Vedi de nun passa’ te, piuttosto, e dàmme ‘n bascio». Oddio, il bacio too pòi pure riserva’ pe’ momenti più intimi, ma ‘nzomma, er piglio dev’èsse questo. Ovviamente, Paole’, te hai capito tutto: l’incontri tra n’òmo e ‘na donna, tra du’ òmi, tra du’ donne, inzomma, l’incontri d’amore, so’ grandissime metàfe daa vita, come derrèsto ‘a vita è ‘na grande metàfa daa vita, peccùi è mòrto diffiscile poi calalle naa reartà daa vita vera. Ma secondo me, te ce la pòi fa’. Inzisti. E se all’inizzio nun te se fila, inzisti uguale. Fermete solo davanti a ‘n vaffa detto a brutto muso.

p.s. T’ho perdonato perché hai itajanizzato, come vedi. Anzi, me complimento cotte’.

p.p.s. Tu ce devi da ave’ gusti eccerzi. “Colgo l’occasione per dirti che sei fantastica. Ovviamente pure come donna sa’, che te credevi che me fai solo ride?” E poi me vieni pure a chiede conziji pe’ rimorchia’. Ciò come l’impressione che nun ciò da ‘nzegnatte gnente, Paole’.

Patrick Dennis, Zia Mame

#checosastoleggendo

Una di quelle zie indimenticabili, quelle che ti coprono le spalle e ti fanno provare a fumare: chi di noi non ha avuto una Zia Mame?

@DeLempicka

Patrick Dennis Zia Mame Adelphi Pag. 380 euro 12,00

Con l’usuale codardia che i maschi dispiegano quando vogliono sbarazzarsi delle femmine, per togliermi dai piedi Bubbles prima le provai tutte, tranne un bel no in faccia. Cominciai con la Congiura del Silenzio, cioè per dieci giorni filati girai alla larga dal bar di Newark. Bubbles non sembrava precisamente turbata dalla mia sparizione, anche se il decimo giorno, visto che in un momento di debolezza le avevo dato il mio numero dell’università, decise di chiamarmi. Le risposi mantenendomi molto sul vago, almeno fino a quando non mi chiese, «’scolta ‘amore, checcè? Hai la bua? ‘scolta, se non puoi venire vengo io, così ti faccio cara cara cara finché non ti passa». Fine della storia. Quella sera stessa mi ripresentai a Newark. [...] All’inizio della settimana fatidica escogitai una soluzione. Le avrei spedito un telegramma dicendole che ero ricoverato con un qualche malanno altamente infettivo e mi sarei nascosto a Filadelfia fino a che la buriana non fosse passata. [...] Suonò il telefono, e andai a rispondere. Era zia Mame. «Caro, vieni a casa per il weekend?». «No, zia Mame. Siamo intesi che quando vengo te lo faccio sapere, no?». «Certo, che stupida. Ma dove vai?». «Vado a Filadelfia» dissi forte e chiaro. «Per tutto il weekend?». «Certo, perché?». «Oh, niente, così, curiosità. Dunque starai via da scuola?». «Evidentemente». «Fino a domenica inclusa?». «Ma senti zia Mame…». Temevo che i miei turpi raggiri stessero per venire alla luce, e mi stavo innervosendo. «Che cavolo succede?». «Oh be’ niente, caro» tubò con quella sua finta innocenza che mi faceva subito pensar male. «Mi stavo solo chiedendo cosa avesse in programma il mio tesorino per il weekend. Sai, io probabilmente me ne resterò a casa con Marcel Proust».

Bio Patrick Dennis (1921-1976) scrittore statunitense, si arruola nell'American Field Service, in cui presta servizio come autista di ambulanze in Nord Africa e in Arabia Saudita. Ha scritto ben sedici romanzi, molti dei quali pubblicati sotto pseudonimi. Tradotti in italiano e pubblicati da Adelphi Zia Mame (2009), Povera Piccina (2010)e Intorno al mondo con zia Mame (2011).