cocktail al cinema

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bettydraper_drinkVoi bevitori della domenica, voi che senza un menu di fronte non sapete cosa ordinare a un barman, voi che se vi servono un cocktail per un altro neanche ve ne accorgete, voi che non sapreste distinguere cromaticamente uno Spritz Campari da un Negroni Sbagliato, voi maledetti ignavi, io vi invidio. Sono anni che soffro di una terribile dipendenza, di più, un'ossessione che mi sale quando meno me lo aspetto e non mi dà tregua finché non l'ho soddisfatta. No, non sto parlando di banale compulsione all'alcolismo, né della fissazione per un drink o per un altro, ma di una passione implacabile per tutta la meravigliosa famiglia dei cocktail che mi impedisce di gustarmi un buon film perché ogni volta che i protagonisti, o anche le comparse sullo sfondo, sorseggiano un cocktail, io non mi do pace finché non capisco COSA stanno bevendo.

Questo grave handicap, come potete immaginare, mi impedisce da anni di andare a vedere i film al cinema. Questo perché, quando in una particolare scena qualcuno beve qualcosa, non potendo fermare l'immagine né tanto meno zoommare sui drink, vengo assalita da una tale smania di scoprire cosa bevono che non solo non riesco più a seguire il film, ma per l'ansia di conoscenza non riesco a evitare di manifestare tutta una serie di tic nervosi che talvolta, oltre a rovinare inevitabilmente lo spettacolo alla sottoscritta, rischiano di risultare molesti anche per gli altri spettatori.

La colpa purtroppo è della solita ignoranza della cultura dei cocktail che si è diffusa oggigiorno, perché una volta, nella vita quotidiana come al cinema, c'era una tale attenzione al ruolo del cocktail come biglietto da visita di chi lo beve, e come simbolo inequivocabile della personalità di un personaggio cinematografico, che non era difficile, guardando una pellicola, capire cosa gli autori avessero deciso di far bere ai loro beniamini, e perché. Ora questo succede molto raramente. Quasi sempre, se l'attore di un film beve qualcosa, è un intruglio colorato qualsiasi, giammai un cocktail verde è effettivamente un Grasshopper o uno rosso un Bloody Mary, i colori vengono scelti più che altro in abbinamento cromatico con gli abiti dei protagonisti o, peggio ancora, in base all'arredamento del set. Persino nei vecchi film in bianco e nero si capiva cosa bevevano le star, perché lo ordinavano esplicitamente, perché sullo sfondo si poteva osservare la preparazione del barman o semplicemente perché una volta bastava il bicchiere a far capire cosa conteneva, ad ogni cocktail il suo glass, non come adesso che viene tutto servito indiscriminatamente nelle coppe martini perché fanno taaaanto chic.

È pur vero che negli ultimi anni ci sono state delle eccezioni, più o meno nobili, come il Cosmopolitan rilanciato da Sex and the city e l'Old Fashioned bevuto rigorosamente da Don Draper in Mad Men. Ma siamo ben lontani dagli anni gloriosi dei cocktail dell'epoca hollywoodiana.

Ebbene, oggi vorrei rendere omaggio ad alcuni formidabili cocktail e altrettanto formidabili film in cui i protagonisti bevevano cocktail scelti dagli autori con estrema intelligenza e consapevolezza dei costumi e delle regole del bere miscelato.

colazione da tiffany_definitivoWHITE ANGEL – Holly Golightly in Colazione da Tiffany, di Blake Eduards, 1961

Il White Angel è un mix ghiacciato di vodka e gin in parti uguali, è di colore trasparente e bevuto nell'elegante coppa martini ha l'aspetto di un raffinato Martini Cocktail, ma è ben più tosto, unendo due potenti distillati che insieme risultano una non indifferente botta alcolica, tanto più per la mingherlina Audrey Hepburn. Non è un caso che sia stato scelto questo drink per il personaggio di Holly, apparentemente una raffinata signorina newyorkese, ma in verità una personalità complessa che nasconde bene al resto del mondo le sue feroci paturnie emotive, esattamente come un White Angel.the-great-gatsby-definitvo

MINT JULEP e GIN RICKEY – Daisy Buchanan e Jay Gatsby ne Il grande Gatsby di Jack Clayton, 1974

Una delle accoppiate di cocktail più geniali di sempre: il Mint Julep è una sorta di sciroppo di menta ottenuto dalla macerazione delle foglie insieme a 2 zollette di zucchero, cui poi vanno aggiunti il ghiaccio e il bourbon; invece il Gin Rickey è un mix di bourbon e gin on the rocks con l'aggiunta di succo di mezzo limone e soda a colmare. Il sentimento che unisce i due protagonisti è rappresentato chiaramente dal borboun contenuto in entrambi i cocktail, indubbiamente forte e assoluto, dominante su tutto, ma dove in Daisy troviamo la dolcezza dello zucchero e il pizzicorio pungente e sbarazzino della menta, in Gatsby il carico di Gin connota il personaggio non solo più virilmente, ma anche con un peso decisamente più consistente che in un certo senso preannuncia l'esito drammatico di tutta la vicenda.

casablanca_definitivoCHAMPAGNE COCKTAIL – Victor Lazlo in Casablanca di Michael Curtiz, 1942

È qui l'ennesima sottigliezza di un film talmente curato nel dettaglio che non poteva, soprattutto a quell'epoca, decadere sulla scelta dei drink. Come tutti ricorderanno durante il flashback su Parigi Rick e Ilsa, nel pieno della loro breve e meravigliosa storia d'amore, bevono champagne. Quando però Ilsa va a Casablanca con SUO MARITO, Victor Laszlo, e finisce nel bar di Rick, Victor appare immediatamente come il terzo incomodo, l'ostacolo all'amore tra i due protagonisti. Eppure Laszlo, al Rick's Cafe Americain, ordina uno Champagne Cocktail, non così lontano da ciò che bevevano i due protagonisti a Parigi. Lo Champagne Cocktail si prepara in un bicchiere flute, si fanno scendere due gocce di angostura su una zolletta di zucchero, aggiungendo poi otto parti di champagne e due di brandy. Come è chiaro si tratta di un drink dal gusto delicatissimo che in qualche modo rappresenta un'evoluzione del semplice champagne, questo dunque non può che suggerirci che il personaggio di Laszlo non è banalmente “il male”, colpevole cioè dell'impossibilità di realizzazione dell'amore tra Rick e Ilsa, ma semplicemente un altro tassello della complessa ma perfetta macchina narrativa che solo un capolavoro come Casablanca poteva realizzare, persino nei dettagli da bar.SomeHotTrain_definitvo

MANHATTAN – Marilyn Monroe e Jack Lemmon in A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, 1959 Signore e signori, ecco a voi: il genio assoluto, ovvero colui che prende le regole della miscelazione e i cocktail intoccabili per trasformarli in modo completamente nuovo e in funzione non solo dei personaggi e della storia da raccontare, ma soprattutto di una delle scene più memorabili della storia del cinema. Nella celeberrima sequenza del treno, Marilyn Monroe, Jack Lemmon (che col nome di Dafne indossa abiti femminili per far parte dell'orchestra) e le altre sgallettate musiciste preparano un mito della storia dei cocktail, e cioè il Manhattan. Ma non stanno certo lì a celebrare il rito della preparazione come un raffinato bartender, no: spaccano il ghiaccio nel lavandino del treno e rimediano gli strumenti che trovano, arrangiandosi magnificamente e miscelando gli ingredienti nel più insolito degli shaker: una borsa dell'acqua calda. Cosa ci dice la scelta di questo drink e soprattutto la sua bizzarra preparazione? Billy Wilder sceglie il Mahnattan, un cocktail metropolitano, colto e ipersofisticato, e lo trasforma nella sua controparte improvvisata, arrangiata, sgangherata, esilarante. Esattamente qui sta il genio: nel trasformare un simbolo di raffinatezza ed eleganza assolute in un elemento comico formidabile e dirompente, sul quale neanche il più rigoroso barman del mondo avrà mai niente da ridire. Applausi.

Di esempi ce ne sarebbero a mazzetti da 12, ma mi fermo qui, sperando che aver dichiarato pubblicamente la mia seria dipendenza grazie a quest'analisi mitomaniaca dei cocktail bevuti in tre capolavori del cinema mi aiuti nella mia lunga battaglia contro il cocktailismo cinematografico. E se involontariamente vi ho contagiato la mia ossessione e da oggi in poi non sarete più in grado di vedere qualcuno che beve in un film senza che vi salga il bisogno fisico di sapere COSA beve, allora mi conforterò pensando di essere in buona compagnia. Ma mi raccomando, se vi succede fatemelo sapere, scrivetemi in pvt, così creiamo un gruppo di supporto a frequenza settimanale per cocktailisti cinematografici anonimi, naturalmente da RiccioCapriccio.