recensioni

Il mio libro di parolacce da colorare, Procraste & Nobel

Ci sono dei giorni in cui tutto sembra andare storto: a partire dalla sveglia che non suona, ai mezzi che non passano, al capo che sclera, hanno finito la pasta integrale! e per finire scopri che le scarpe bellissime che avevi puntato e che ora sono in saldo, non sono disponibili nel tuo numero. Insomma, hai fatto il pieno.

Prima di lasciarti andare al turpiloquio in pubblico, fermati: abbiamo la soluzione per te!

Procraste & Nobel, piccola casa editrice francese, ha pubblicato il volume “Il mio libro di parolacce da colorare” per sfogarsi e rilassarsi.

Si tratta di tavole molto eleganti da riempire di colore che portano in bella vista tutta una serie di epiteti che ogni giorno vorremmo utilizzare.

Ecco alcuni degli epici insulti che troverai al suo interno: Bastardo, Brutta Stronza, Cacchina, Canaglia, Coatto, Coglione, Cretino, Dannazione, Deficiente, Disgraziato, Farabutto, Imbecille, Manica di incapaci, Mannaggia, Me ne frego, Merda, Merdoso, Mezza calzetta, Mollusco, Porca Miseria, Porca Puttana, Rimbambito, Rompiballe, Rompicoglioni, Scemo, Schifoso, Scimunita, Sfigato, Stronza, Tamarro, Testa di Rapa, Vaccona, Vaffa.

Lo trovate su amazon al costo di 7,80 euro.

Basta censure: da oggi invece di urlarlo coloralo!

Teresa Ciabatti, La più amata

Non possiamo scegliere in quale famiglia nascere. Il rapporto con essa è spesso il fulcro della nostra vita, quello che ci fornisce frustrazioni, alibi, complessi; quello che ci fa diventare ciò che siamo. La più amata è il romanzo straordinario di Teresa Ciabatti che racconta la storia della sua infanzia. L'amore assoluto per un padre, Il Professore, rispettato e temuto, una casa sontuosa che finisce per trasformarsi in una prigione dorata, una piscina e un bunker, un sequestro, la voce di Teresa bambina che non l'abbandona mai, che alimenta il mistero e l'ossessione.

"Io sono la regina, mi rimiro nello specchio. Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, e a ventisei dalla sua morte decido di scoprire chi fosse davvero mio padre. Diventa la mia ossessione. Non ci dormo la notte, allontano amici e parenti, mi occupo solo di questo: indagare, ricordare, collegare. A quarantaquattro anni do la colpa a mio padre per quello che sono. Anaffettiva, discontinua, egoista, diffidente, ossessionata dal passato. Litio ed Efexor prima, Prozac e Rivotril poi, colpa tua, solo colpa tua, papà. Mai andata sulla sua tomba, cimitero di Orbetello, fronte laguna. Tranne una volta, a vent’anni: papà, fai che Giorgio s’innamori di me. E non ricordo neanche chi fosse Giorgio, un compagno di università, forse. Compulsiva negli innamoramenti non corrisposti. Paolo, Luigi, Guido, Andrea, Stefano, Giorgio. E poi: Matteo, Roberto, Enrico, Luca, Mario, Filippo. Anche questo colpa del padre, autoritario, gelido, assente, maledetta figura paterna, padre dispotico, minaccioso, vendicativo, dannata figura paterna, a tratti tenero, premuroso, attento. Se non si ripetessero identiche, potrei elencare tutte le situazioni umilianti in cui mi sono trovata col genere maschile, in cui mi sono buttata quasi cercando dolore."

La più amata, Teresa Ciabatti, Mondadori

Domenico Starnone, Scherzetto

Prendete un burbero e anziano illustratore, incidentalmente nonno; aggiungete una coppia in crisi che ha messo al mondo un pestifero e brillantissimo quattrenne, sistemateli nella cornice della città di Napoli e lasciateli vivere in una casa piena di fantasmi, agitate e otterrete “Scherzetto”, il nuovo romanzo di Domenico Starnone, edito da Einaudi.

Illustrato da Dario Maglionico, è una partita aperta fra rimpianto e giovinezza, un gioco perfido e divertente, così come è la vita.

"Dietro la vita costumata di ogni giorno - sospirai pieno di scontento - c'è uno spiritello senza educazione che fingiamo di non vedere, un'energia che ci anima la carne debellando a scadenze fisse ogni compostezza, anche nei più composti. [...] L’ambizione spropositata se ne sta sottotono, si vergogna di sé. Ma in segreto le gerarchie fissate dal mondo le sembrano inattendibili, vuole così tanto che non sa assoggettarsi a nessun modello, a nessuna affinità, e anzi persino ciò che ammira lo ammira solo per superarlo. Sì, sì, il fallimento è un corredo essenziale delle vere grandi ambizioni. Si fallisce in funzione della grandezza, non delle piccole mete.”

Domenico Starnone, Scherzetto, Einaudi, pp. 176

Presentazione del romanzo Le lupe di Flavia Perina, ecco com'è andata

Ieri sera da RiccioCapriccio si è tenuta la presentazione del romanzo Le lupe di Flavia Perina, edito da Baldini e Castoldi. Con lei anche la psicoterapeuta Costanza Jesurum che ci ha aiutati a spiegare meglio tutte le dinamiche umane dei personaggi che si dipanano lungo la trama.

Abbiamo parlato di Flaminia, la protagonista, una madre che si scontra con la più terribile delle sorti: quella di perdere un figlio in circostanze tragiche e poco chiare. Sarà il sentimento di vendetta che la coglie a portarci ad un finale che lascia senza fiato. “Scrivere di vendetta è stato quasi naturale. D’altronde il mio libro preferito di sempre è Il conte di Montecristo di Dumas”.

Sembra sia difficile accettare che una donna possa provare qualcosa di cattivo; pensiamo sempre ad un femminile che si lascia schiacciare dalla sofferenza, che rimane inerme di fronte ad un evento così catastrofico.

E’ anche questo il motivo per cui la scrittura di Flavia è asciutta, tagliente.

Ci ha confessato che la sua difficoltà più grande è stata proprio quella di scrivere un romanzo che non si trasformasse in un’inchiesta giornalistica ma che scorresse in modo veloce, pulito. Di grande ricchezza sono i rapporti di amicizia di vecchia data che intercorrono nel romanzo: si parla di donne che non si sottraggono, di donne che sentono forte dentro di loro il senso di ingiustizia, vissuto in gioventù sotto altre forme ma che torna prepotente quando si tratta di aiutare qualcuno.

Ve ne consigliamo la lettura e cogliamo l’occasione per ringraziare coloro che hanno partecipato, Flavia e Costanza e tutti voi che sostenete sempre le nostre iniziative.

 

 

Watchlist: essere osservati non fa paura

"Siamo costantemente osservati. E il fatto che questo non ci sconvolga più è di per sé sconvolgente".

Watchlist di Edizioni Clichy è una raccolta di 32 racconti - uno più disturbante e bellissimo dell'altro - in cui si cerca di rispondere alla domanda fondamentale dell'era di Internet: fino a che punto lo sguardo altrui definisce ciò che siamo? 

E da qui gli altri quesiti che tutti noi, nel nostro intimo, dietro ai cristalli liquidi di un laptop, ci siamo posti almeno una volta davanti al "Che cosa stai pensando?" di Facebook.

Come modifica il nostro comportamento l'essere osservati? La sorveglianza costante, i cookie, la quantità di informazioni che quotidianamente cediamo gratis in cambio di un non-luogo dove esistere in forma digitale e smagliante, quanto incidono sulla qualità della nostra vita?

Probabilmente la cosa da capire, alla fine di tutto, alla fine del trentaduesimo racconto di Watchlist e alla fine di un qualsiasi nostro tweet, è che non abbiamo niente da temere. È solo una commedia... molto, molto realistica.

Mary McCarthy, Gli uomini della sua vita

#checosastoleggendo

"Prima di qualunque Sex&TheCity, Mary McCarthy ha saputo raccontare come dovrebbe vivere una donna libera." @DeLempicka

Mary McCarthy Gli uomini della sua vita Minimum Fax pag. 287 euro 15,00

La vita romantica era stata troppo dura per lei. In morale come in politica l'anarchia non è per i deboli. Il piccolo stato, torturato da dissidi interni, invita il conquistatore straniero. Le proscrizioni, la legge marziale, l'acquartieramento della soldataglia, l'esattore delle tasse, il giudice ingiusto, qualunque cosa, proprio qualunque cosa è più dolce della responsabilità. Il dittatore è anche il capro espiatorio; nell'assumere l'autorità assoluta si assume la colpa assoluta; e le masse oppresse, gemendo sotto il giogo, sanno di essere innocenti come agnelli, mentre pregano ipocritamente per la liberazione. Frederick immaginava che lei l'avesse sposato per un bisogno di sicurezza (questo era uno dei problemi fra loro due), ma quello che non capiva era che l'essere al sicuro dalla società dei telefoni o dal droghiere non era niente in confronto all'altra sicurezza che lui le dava, tenendola al riparo dall'essere perpetuamente dalla parte del torto, e che lei avrebbe mangiato pane e acqua, se necessario, pur di non uscire di prigione. Conoscere Dio eppure fare il male, questa era l'essenza stessa della vita romantica, una specie di processo elettrolitico in cui il catodo e l'anodo agiscono e reagiscono l'uno sull'altro per ionizzare l'anima. E, come dicevano tutti, la cosa non poteva andare avanti. Se non riesci a smettere di fare il male, devi cercare di dimenticare Dio. Se i tuoi occhi sono più grandi del tuo stomaco, cavatene assolutamente uno. Impara a misurare le tue capacità, non intraprendere mai più di quello che sei in grado di fare, così nessuno capirà che sei un fallimento, non lo saprai nemmeno tu. Se non riesci ad amare, smetti di provarci, perché in ogni tentativo rivelerai solo la tua povertà, e ogni letto in cui ti sarai coricata commemorerà una battaglia perduta. Chi tradisce è sempre in debito; nel migliore dei casi, può solo calcolare in rimorso il suo deficit d'amore, finché lo stesso rimorso diventa l'umile, vergognoso surrogato dell'amore.

Dino Buzzati, Il deserto dei tartari

#checosastoleggendo

"Nel sogno non ci si libera mai della vaga sensazione ch'è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare." @DeLempicka

Dino Buzzati Il deserto dei tartari Oscar Mondadori pag. 233 euro 9,50

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Seduto in salotto, mentre tentava di rispondere alle tante domande, sentiva mutarsi la felicità in tristezza svogliata. La casa gli pareva vuota in confronto ad un tempo, dei fratelli uno era andato all'estero, un altro era in viaggio chissà dove, il terzo in campagna. Soltanto la mamma restava e anche lei dopo un po' dovette uscire per una funzione in chiesa dove l'attendeva un'amica. La sua camera era rimasta identica, così come l'aveva lasciata, non un libro era stato mosso, pure, gli parve di un altro. Si sedette sulla poltrona, ascoltò il rumore dei carri nella via, l'intermittente vocio che veniva dalla cucina. Solo se ne stava nella sua stanza, la mamma pregava in chiesa, i fratelli erano lontani, tutto il mondo viveva dunque senza bisogno di Giovanni Drogo. Aprì una finestra, vide le case grigie, i tetti dopo i tetti, il cielo caliginoso. Cercò in un cassetto i vecchi quaderni di scuola, un diario che aveva tenuto per anni, certe lettere; si stupì di aver scritto lui quelle cose, non se ne ricordava proprio, tutto si riferiva a strani fatti dimenticati. Si sedette al piano, tentò un accordo, riabbassò il coperchio della tastiera. E adesso? si domandava. Straniero, girò per la città, in cerca di vecchi amici, li seppe occupatissimi negli affari, in grandi imprese, nella carriera politica. Gli parlarono di cose serie e importanti, stabilimenti, strade ferrate, ospedali. Qualcuno lo invitò a pranzo, qualcuno si era sposato, tutti avevano preso vie diverse e in quattro anni si erano già fatti lontani. Per quanto tentasse (ma anche lui forse non ne era più capace) non riusciva a far rinascere i discorsi di un tempo, gli scherzi, i modi di dire. Girava la città in cerca dei vecchi amici - ed erano stati molti - ma finiva per ritrovarsi solo su un marciapiedi, con tante ore vuote davanti prima di far venire la sera. Di notte stava fuori di casa fino a tardi, determinato a divertirsi. Ogni volta usciva con le solite vaghe speranze giovanili di amore, ogni volta ritornava deluso. Riprese a odiare la via che lo riconduceva a casa solitario, sempre uguale e deserta.

Francesca Marciano, Isola grande isola piccola

#checosastoleggendo

"La sua nuova vita la stava aspettando dietro l'angolo. Bastava solo saltarci dentro. Non c'era nulla da temere". @DeLempicka

Francesca Marciano Isola grande isola piccola Bompiani pag. 325 euro 18,00

Le rondini continuano a sfrecciare sotto il tetto. Sembrano impegnate in una specie di nascondino, o forse in un rito di accoppiamento perché non paiono stancarsi. Non sono abituata a vedere uccelli saettare dentro gli aereoporti. Diciamo pure che è un'esagerazione chiamare aereoporto un tetto di paglia retto da quattro colonne di cemento, e il pensiero dell'aereo sul quale stiamo per imbarcarci mi fa venire l'ansia. Se queste sono le dimensioni dell'aereoporto dell'Isola Grande e stiamo andando all'Isola Piccola, che razza di aereo potrà mai essere quello che ci porta fin lì? Osservo gli altri passeggeri. Non saremo più di dieci e anche questo mi preoccupa. Vedo grossi uomini nei loro kanzu bianchi (sto già usando la lingua locale grazie al libretto Teach Yourself swahili che ho comprato a Dar es Salaam) e la kofia, che ho appena appreso essere il loro copricapo ricamato a piccoli punti. A giudicare dalle dimensioni delle loro pance e degli orologi d'oro si direbbero piuttosto benestanti. Un paio di loro hanno accanto le mogli, creature minute, avvolte in una mantella nera che qui si chiama bui-bui. Gli uomini parlano ad alta voce, soprattutto tra loro o dentro dei vecchi Nokia - solo pochi hanno uno smartphone - mentre le donne non battono ciglio. Sono immobili come statue di sale circondate da grandi fagotti e scatoloni. Intravedo ceste piene di manghi, cartoni che contengono elettrodomestici, un ventilatore elettrico, un bollitore, un lettore dvd. Devono aver fatto shopping nel continente. Sull'Isola Grande non ho visto posti dove comprare articoli come bollitori e ventilatori. Solo pochi negozi di souvenir e un supermercato semivuoto. Una voce crepitante che arriva dall'altoparlante annuncia qualcosa in swahili, e l'uomo accanto a me scuote il capo con sdegno.

Giusi Marchetta, Dai un bacio a chi vuoi tu

#checosastoleggendo

Una raccolta di racconti ambientati a Sud che scalda il cuore.

@DeLempicka

Giusi Marchetta Dai un bacio a chi vuoi tu Terre di Mezzo Editore pag. 207 euro 12,00

Non chiedo molto: voglio solo essere qualcun altro. Voglio fare falsi complimenti alle ragazze, voglio farmene almeno una a settimana, voglio farmi centinaia di seghe su bambolone in bikini. Voglio che mi si rizzi quando vedo passare un ragazzo moro con due spalle così. Voglio immaginarmi con lui in qualche cesso pubblico o a casa sua, dopo che ci siamo fatti una canna. Voglio una cosa normale, pulita. Ora come ora mi accontenterei di essere l'ultimo stronzo sulla faccia della terra. L'ultimo stronzo normale sulla faccia della terra. Faccio le scale una alla volta fino al piano terra. Esco, ho detto, e mi sono chiuso la porta alle spalle. All'inizio ho avuto paura, ora no. Ora sto bene. Sono calmo, sono tranquillo. Ecco, mi metto a sedere. Le scale sono fresche e non passa mai nessuno a quest'ora. E' tipico di Walter incasinare sempre tutto: non gliene si può fare una colpa.

Bio Giusi Marchetta (1982) è casertana ma vive a Torino. Finalista al Premio Campiello Giovani e al Premio Loria, nel 2007 ha vinto il Premio Calvino con Dai un bacio a chi vuoi tu, pubblicato da Terre di Mezzo Editore. A due racconti del libro sono ispirati i film brevi Corti, con Leo Gullotta, e Svanire, entrambi per la regia di Angelo Cretella.

Non sono quel tipo di ragazza, Lena Dunham

#checosastoleggendo

"Sono una ragazza mossa dalla brama di avere tutto, e le pagine che seguono sono dispacci pieni di speranza dalla trincea di questa battaglia."

@DeLempicka

Lena Dunham Non sono quel tipo di ragazza Sperling & Kupfer Pag. 263 euro 16,90

Ho vent'anni e mi odio. I capelli, la faccia, la pancia sporgente. La mia vocina tremolante e le poesie sdolcinate. Il fatto che i miei genitori, per rivolgersi a me, usino un tono leggermente più alto di quello che usano con mia sorella, come se fossi un funzionario pubblico che ha dato di matto e, se messa sotto pressione, potessi far esplodere gli ostaggi che tengo legati nello scantinato. Dissimulo tanta ostilità attraverso una sorta di autoaccettazione aggressiva. Mi tingo i capelli di un punto di giallo catarifrangente, tagliandoli corti in alto e ai lati e lasciandoli lunghi dietro, ispirata più dalle foto di ragazze madri degli anni Ottanta che da qualsiasi moda del momento. Mi vesto di spandex di colori fluo che mi fascia in tutti i punti meno opportuni. Io e mia madre abbiamo avuto una lite furibonda, una volta, quando per andare in Vaticano ho scelto di indossare leggings rosa e una maglietta che lasciava l'ombelico scoperto, con le banane stampate sopra, facendo strabuzzare gli occhi ai devoti turisti che poi distoglievano subito lo sguardo. [...] Faccio schifo. Finirò in una casa di cura entro i ventinove anni. Non concluderò mai un tubo. Eppure, se mi incontraste ad una festa non lo direste mai. In mezzo alla gente sono immancabilmente gioiosa, tutta in tiro con abiti da sera presi nei negozi dell'usato e le unghie finte, in perenne lotta contro il sonno indotto dai 350 milligrammi di farmaco che prendo tutte le sere.

Bio Lena Dunham è la creatrice di Girls, la serie tv HBO acclamata dalla critica, della quale è anche produttrice esecutiva, sceneggiatrice, regista e protagonista. Per Girls ha vinto due Golden Globe, incluso quello per migliore attrice. Dunham ha anche scritto e diretto due lungometraggi e collabora spesso con il New Yorker. Vive e lavora a Brooklyn.

Tommaso Giagni, L'estraneo

#checosastoleggendo

"Io sono un estraneo: sono tutto e sono niente". L'esilio di un ragazzo di oggi dalla Roma bene alle periferie degli anni Zero.

@DeLempicka

Tommaso Giagni L'estraneo Einaudi Stile libero Pag. 150 euro 14,50

Nella corsia intermedia del Grande Raccordo Anulare, mi scintillano le lacrime contro le luci delle auto, quando mi sorpassano a sinistra per accellerare o a destra per uscire nei loro quartieri. Per lasciarmi i pensieri dentro Roma ho bisogno di girarle attorno, e il ritmo perpetuo del traffico notturno mi funziona come la respirazione yoga per certi di classe mia. Ora che non ho più Alba da andare a prendere, posso venire qui ogni volta che mio padre - comunque malvolentieri- mi dà la Delta. Alba mi piaceva vederla spuntare sotto i palazzi Caltagirone e sapere che per quella sera non si sarebbe infreddata, anche se insisteva che le andava bene prendere il suo cinquantino come al solito. Tredici uscite, venti chilometri abbondanti, da dove sono cresciuto a dove sarei dovuto crescere: in questo mezz'anello mi riesce di piangere, per la vita che doveva essere

Bio Tommaso Giagni è nato a Roma, nel 1985. Ha partecipato a varie antologie, tra cui: Voi siete qui (minimum fax 2007), Il lavoro e i giorni (Ediesse 2008), Ogni maledetta domenica (minimum fax 2010). Questo è il suo primo romanzo.

Fabio Bartolomei, Giulia 1300 e altri miracoli

#checosastoleggendo

Una Giulia 1300, un gruppo scalcinato di uomini alla ricerca di una vita nuova, un agriturismo multietnico: una storia tutta da divorare.

@DeLempicka

Fabio Bartolomei Giulia 1300 e altri miracoli Edizioni E/O tascabili Pag. 281 euro 9,50

Ad arrivare è una vecchia Giulia 1300 verde scuro. L’auto vista in un centinaio di film, guidata a turno da poliziotti o da criminali, si ferma nel cortile con a bordo quello che a prima vista pare un contadino. Dai finestrini semiaperti esce un brano di musica classica. Sembra un errore di montaggio tra immagini e audio, dalla macchina di quel tizio mi sarei aspettato un brano neomelodico o una tarantella. Dio come sono cambiati i contadini. Mi avvicino all’auto pensando di vedere alla guida un tipo tarchiato, rugoso, con occhiali avvolgenti, un vestito color nocciola e la camicia bianca con il colletto che straborda dalla giacca. Un po’ Merola un po’ Manero. L’uomo spegne la radio, esca dall’auto e chiude lo sportello. La radio si riaccende da sola e l’uomo la zittisce tirando un cazzotto sul cruscotto attraverso il finestrino aperto. Resta qualche secondo in guardia, con lo sguardo puntato sulla radio poi, quando si convince di averla tramortita, si volta verso di me. I due maschi alfa mi lanciano appena un’occhiata, poi tornano a sfidarsi con quello che resta della palizzata. Claudio invece scartavetra a testa bassa per non essere coinvolto nella noiosa pratica con il vicinato. Sorrido al vecchio contadino, pronto a rifiutare cortesemente una proposta di vendita di formaggi locali. L’uomo si avvicina con una cordialità un po’ troppo teatrale e mi stringe la mano. Da queste parti la Nivea non sanno nemmeno cosa sia, penso. «Siete nuovi ‘e ccà?» chiede il vecchio. «Si, arrivati da un paio di settimane. Lei è un vicino?». «O’ paese è piccerillo, ccà siamo tutti vicini. Vi state aprendo ‘attività?». Si guarda intorno con circospezione. «Si, un agriturismo…». «E li tenete tutti i permessi, sì?». Vuoi vedere che è un poliziotto in borghese. «Sì certo, manca solo il via libera dei vigili urbani, ma quello arriverà a lavori ultimati». «Chille non contano manc’o cazz’. I permessi si chiedono a chi conta». [...] «E chi conta?» chiedo. «Ce sta gente che campa ccà da cient’anne. Famiglie vecchie assaje». La parola “famiglie” mi mette i brividi. E all’improvviso ecco che quel vestito, che non riuscivo ad attribuire in nessun modo all’immagine di un contadino, nella mia testa inizia a comabaciare perfettamente con l’immagine di un camorrista.

Bio Fabio Bartolomei è nato nel 1967 a Roma, dove vive. Scrittore poliedrico, è un affermato pubblicitario e autore di sceneggiature. Nel 2004 ha vinto il Globo d’Oro con il cortometraggio Interno 9. Nel 2011 si è fatto conoscere dal pubblico dei lettori con il suo romanzo Giulia 1300 e altri miracoli. Insegna scrittura creativa. L’ultimo romanzo, pubblicato da Edizioni E/O è We are family, del 2014.