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Premio Strega 2018: La ragazza con la leica di Helena Janeczek

Ieri Helena Janeczek ha vinto il Premio Strega 2018 con il romanzo La ragazza con la Leica, pubblicato da Guanda. Dopo quindici anni il premio letterario italiano più importante torna fra le mani di una donna e ci sembra un bellissimo segno.

La protagonista del romanzo è Gerda Taro, fotografa tedesca con origini ebree polacche, che fun incarcerata nella Germania nazista per la sua militanza nel partito comunista. Con Robert Capa, suo compagno, prese la decisione di documentare la Guerra civile spagnola, durante la quale morì a 26 anni. Dopo la vittoria, Helena Janeczek ha dichiarato di aver scelto di raccontare la vita di Gerda "perché è il simbolo di una donna libera e indipendente, che ha creduto nelle sue convinzioni".

Helena e moltissime altre scrittrici saranno presenti a Inquiete 2018, il festival letterario tutto al femminile che si terrà a Roma dal 5 al 7 ottobre di cui quest'anno siamo co-produttori con le ragazze di Tuba Bazar. Il crowdfunding è aperto: avete la possibilità di sostenere questo meraviglioso progetto, qui tutti i dettagli.

Inquiete facciamolo insieme!

San Francisco Writers' Grotto, 642 idee per scrivere

Ti piace scrivere, un sacco.

Lo fai per lavoro o per diletto, lo fai per fermare i tuoi pensieri o per lasciare andare la tua creatività.

Da un po' di tempo però guardi il foglio bianco con terrore: che scrivo? Dove sono finite le mie idee? Devo prendere degli integratori?

 

Prima di entrare nel panico, respira: abbiamo la soluzione!

Frutto delle menti letterarie e degli scrittori del San Francisco Writers’ Grotto, 642 idee per scrivere è un infallibile antidoto contro il blocco dello scrittore, edito da Ippocampo Edizioni.

Si tratta di un manuale-quaderno, diviso per specifiche sezioni, che contiene 642 spunti per iniziare a scrivere qualcosa.

 

Basta aprire una pagina per trovare ispirazioni divertenti, serie e semi-serie: il blocco dello scrittore torna di nuovo in un cassetto!

Alcuni esempi? 

"Hai 13 anni. Scrivi una lettera d'amore al tuo fidanzatino"

"Sei un supereroe. Quali sono i tuoi poteri e che uso ne fai?"

"Scrivi una richiesta di riscatto"

Lo trovi in due versioni oltre a questa già citata: 642 idee per disegnare. Entrambi sono anche disponibili per bambini.

Pronti per scrivere? :)

Il San Francisco Writers' Grotto è un famoso studio di scrittori professionisti, 35 dei quali hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto.

10 libri da leggere in vacanza

Estate: tempo di vacanza, di lunghe nuotate, di sole, di riposo. Abbiamo finalmente un momento tutto per noi: perché non approfittarne per leggere un buon libro?

Qui te ne suggeriamo dieci, ce ne sono per tutti i gusti!

Alta fedeltà, Nick Hornby, Guanda

Questo è il libro perfetto se ti piace la musica: è ambientato a Londra negli anni ‘90. Il protagonista è Rob Fleming che gestisce un negozio di dischi sull’orlo del fallimento. E’ stato anche piantato dalla sua donna: insomma, il momento giusto per fare un po’ di analisi sulle sue relazioni. Spassoso ma profondo, pieno di riferimenti musicali, non vi deluderà.

Open, Andre Agassi, Einaudi

Lo sport non ti piace, per te il tennis è solo strabismo di venere? Questa autobiografia ti farà ricredere. Scritta dal campione Agassi con il giornalista premio Pulitzer J. R. Moehringer, è il racconto della vita di un grande atleta. Delicato, romantico, persino commovente: un buon modo per sentirsi sportivi senza sudare.

Americanah, Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi

Una giovane donna nigeriana, emigrata negli Stati Uniti per frequentare l’università di Princeton, decide di tornare al suo paese d’origine. Meraviglioso è l’avvicendarsi della storia d’amore con il suo compagno di liceo Obinze sullo sfondo dei cambiamenti e delle difficoltà culturali. La Adichie, durante un Ted Talk, ha pronunciato un discorso meraviglioso sulla necessità di diventare femministi, che è diventato poi un libro: guardatelo, è di grande ispirazione.

La più amata, Teresa Ciabatti, Mondadori

Un romanzo di formazione, di disprezzo, di mistero, il racconto di una magnifica ossessione: ne abbiamo parlato qui. Superbo.

Manuale per ragazze di successo, Paolo Cognetti, minimum fax

Una raccolta di racconti: sette ritratti di donne che si scontrano ogni giorno con la disperazione del presente. La scrittura di Cognetti è appuntita e asciutta e ci accompagna nel percorso di ritrovamento o di perdita della felicità.

L’arminuta, Donatella Di Pietrantonio, Einaudi

Un romanzo familiare, la storia di un ritorno alle origini: delicato e struggente, è un viaggio alla scoperta di sé. Indimenticabile.

Born to lose, Nicoz Balboa, Coconino Press

Un fumetto autobiografico della tatuatrice e blogger che si divide fra Roma e Parigi. Si rimane subito impigliati nella storia di Nicoz, ci si riconosce. Le tavole sono caotiche e bellissime e le forme di donna perfettamente riconoscibili. Adorabile.

Una storia nera, Antonella Lattanzi, Mondadori

Nella lista non poteva mancare un noir, per di più se magistralmente scritto. La storia di una coppia, separata, che si ritrova a cena per festeggiare il compleanno della figlioletta di 3 anni. Sembra tutto perfetto, le violenze e la gelosia quasi dimenticate, ma… Sorprendente.

Grande era onirica, Marta Zura Puntaroni, minimum fax

E’ il romanzo dell’esordio della blogger Una Snob. Profondissimo e tagliente, racconta la storia di Marta, una giovane donna intrappolata in amori assurdi e sbagliati, in rituali per scacciare l’ansia, sullo sfondo di Parigi, Siena e i boschi delle Marche. Un piccolo gioiello.

Madame Bovary, Gustave Flaubert, Garzanti

Leggere un classico: non è questo che ci ripromettiamo tutti di fare quando arriva l’estate? E’ la storia di Emma, una giovane donna fragile e intrisa di romanticismo, che sposa un medico. Presto la vita coniugale viene risucchiata dalla noia, dalle aspettative falsate della giovane. Sempre attuale.

Keri Smith, Distruggi questo diario (dove vuoi)

Quando tutto sembra piatto, noioso, senza guizzi di fantasia, senza colore l’unica cosa da fare è distruggere! Questo ci propone Keri Smith con il suo Distruggi questo diario, edito da Corraini.

Se non ne puoi più di libri sottolineati con il righello, di agende noiose decorate appositamente per essere belle, di dover seguire sempre le stesse regole, questo diario è quello che fa per te.

 

Keri Smith propone una serie di esercizi creativi che mettono alla prova le abilità del lettore per pasticciare, riempire e sfasciare le pagine del diario.

E’ una piccola rivoluzione che mette in moto una serie di atti di distruzione creativa. Fra le proposte: “Fai ruzzolare il libro giù da una collina” , “ Nascondi questa pagina nel taschino o nella borsa di qualcuno con un messaggio”, “Buca questa pagina utilizzando gli oggetti che trovi nel corso dei tuoi viaggi”.

Avresti mai pensato di fare tutto questo con un libro?

Questo insolito manuale, che esiste in versione big e in versione pocket, ti aiuta ad uscire dagli schemi, a sperimentare cose nuove, a mettere in pratica la libertà. 

Noi lo troviamo assai divertente, ci fa tornare un po’ bambini e aiuta a stimolare la creatività.

Ti piace? :) Su Pinterest trovi mille idee per personalizzarlo!

Keri Smith è autrice di numerosi libri creativi e interattivi come Wreck this Journal (2007 Perigee), The Guerilla Art Kit (2007 Princeton Architectural Press), Mess: A Manual of Accidents and Mistakes (2010 Perigee), Living Out Loud – Activities to Fuel a Creative Life (published 2003 by Chronicle Books), e Tear up this Book!: The Sticker, Stencil, Stationery, Games, Crafts, Doodle, And Journal Book For Girls!, (2005 American Girl). Keri adora trascorrere le giornate con suo marito e suo figlio a leggere, cucinare e scrivere libri. Dall’autunno del 2010 insegna part-time alla Emily Carr University of Art & Design di Vancouver, Canada.

Il mio libro di parolacce da colorare, Procraste & Nobel

Ci sono dei giorni in cui tutto sembra andare storto: a partire dalla sveglia che non suona, ai mezzi che non passano, al capo che sclera, hanno finito la pasta integrale! e per finire scopri che le scarpe bellissime che avevi puntato e che ora sono in saldo, non sono disponibili nel tuo numero. Insomma, hai fatto il pieno.

Prima di lasciarti andare al turpiloquio in pubblico, fermati: abbiamo la soluzione per te!

Procraste & Nobel, piccola casa editrice francese, ha pubblicato il volume “Il mio libro di parolacce da colorare” per sfogarsi e rilassarsi.

Si tratta di tavole molto eleganti da riempire di colore che portano in bella vista tutta una serie di epiteti che ogni giorno vorremmo utilizzare.

Ecco alcuni degli epici insulti che troverai al suo interno: Bastardo, Brutta Stronza, Cacchina, Canaglia, Coatto, Coglione, Cretino, Dannazione, Deficiente, Disgraziato, Farabutto, Imbecille, Manica di incapaci, Mannaggia, Me ne frego, Merda, Merdoso, Mezza calzetta, Mollusco, Porca Miseria, Porca Puttana, Rimbambito, Rompiballe, Rompicoglioni, Scemo, Schifoso, Scimunita, Sfigato, Stronza, Tamarro, Testa di Rapa, Vaccona, Vaffa.

Lo trovate su amazon al costo di 7,80 euro.

Basta censure: da oggi invece di urlarlo coloralo!

Hoppipolla: cultura indipendente per corrispondenza

Ok, vi aspettavate consigli di libri. Oggi invece parliamo di un progetto bellobello in modo assurdo, come quelli che piacciono a noi, che con la creatività e la cultura ha un legame bello stretto. Rullo di tamburiiiii… Ecco a voi Hoppípolla!

Cos’è Hoppípolla? Hoppípolla è una parola islandese di certificata intraducibilità che significa “saltare nelle pozzanghere”, proprio come facevamo da piccoli nelle giornate di pioggia.

E’ questa la sensazione che dà ricevere la scatola in abbonamento che contiene prodotti appositamente selezionati per scoprire nuovi creativi: un oggetto di design, una pubblicazione editoriale, un suggerimento per scoprire un gruppo musicale, un prodotto illustrato e un’altra piccola sorpresa.

I fondatori hanno una missione: quella di diffondere la bellezza di progetti indipendenti, coraggiosi e differenti e di condividerla con tutti noi.

Ci sono tre tipologie di abbonamento: un mese, tre mesi, sei mesi.

Pensate alla gioia di ricevere per posta degli oggetti ad alto tasso creativo scelti con amore per voi! 

A noi l’idea piace tantissimo.

Evviva Hoppípolla! :)

[photo credit Hoppipolla.it]

Teresa Ciabatti, La più amata

Non possiamo scegliere in quale famiglia nascere. Il rapporto con essa è spesso il fulcro della nostra vita, quello che ci fornisce frustrazioni, alibi, complessi; quello che ci fa diventare ciò che siamo. La più amata è il romanzo straordinario di Teresa Ciabatti che racconta la storia della sua infanzia. L'amore assoluto per un padre, Il Professore, rispettato e temuto, una casa sontuosa che finisce per trasformarsi in una prigione dorata, una piscina e un bunker, un sequestro, la voce di Teresa bambina che non l'abbandona mai, che alimenta il mistero e l'ossessione.

"Io sono la regina, mi rimiro nello specchio. Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, e a ventisei dalla sua morte decido di scoprire chi fosse davvero mio padre. Diventa la mia ossessione. Non ci dormo la notte, allontano amici e parenti, mi occupo solo di questo: indagare, ricordare, collegare. A quarantaquattro anni do la colpa a mio padre per quello che sono. Anaffettiva, discontinua, egoista, diffidente, ossessionata dal passato. Litio ed Efexor prima, Prozac e Rivotril poi, colpa tua, solo colpa tua, papà. Mai andata sulla sua tomba, cimitero di Orbetello, fronte laguna. Tranne una volta, a vent’anni: papà, fai che Giorgio s’innamori di me. E non ricordo neanche chi fosse Giorgio, un compagno di università, forse. Compulsiva negli innamoramenti non corrisposti. Paolo, Luigi, Guido, Andrea, Stefano, Giorgio. E poi: Matteo, Roberto, Enrico, Luca, Mario, Filippo. Anche questo colpa del padre, autoritario, gelido, assente, maledetta figura paterna, padre dispotico, minaccioso, vendicativo, dannata figura paterna, a tratti tenero, premuroso, attento. Se non si ripetessero identiche, potrei elencare tutte le situazioni umilianti in cui mi sono trovata col genere maschile, in cui mi sono buttata quasi cercando dolore."

La più amata, Teresa Ciabatti, Mondadori

Vanna Vinci, Frida, operetta amorale a fumetti.

Se amate Frida Kahlo senza alcuna riserva, Frida, operetta amorale a fumetti di Vanna Vinci, è quello che fa per voi. E’ una sorta di autobiografia e racconta la sua vita attraverso il dialogo con la Morte che, seppure un’entità non fisica, è la persona che l’ha accompagnata lungo tutto il suo cammino.

Un’esistenza ricchissima, fatta di passioni e amori brucianti, di grande talento espresso anche in condizioni di assoluta difficoltà, di vicissitudini mediche strazianti, di tentativi di suicidio alternati a una grandissima gioia di vivere, di animali, della casa Azul, di Diego Rivera, mostro d’amore ma grande sostenitore della sua arte.


"Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo, ma poi ho pensato che ci sono così tante persone nel mondo, ce ne deve essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che tu sappia, se sei lì fuori e stai leggendo questo, che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te”.

Vanna Vinci, Frida, operetta amorale a fumetti, 24 ore Cultura

Domenico Starnone, Scherzetto

Prendete un burbero e anziano illustratore, incidentalmente nonno; aggiungete una coppia in crisi che ha messo al mondo un pestifero e brillantissimo quattrenne, sistemateli nella cornice della città di Napoli e lasciateli vivere in una casa piena di fantasmi, agitate e otterrete “Scherzetto”, il nuovo romanzo di Domenico Starnone, edito da Einaudi.

Illustrato da Dario Maglionico, è una partita aperta fra rimpianto e giovinezza, un gioco perfido e divertente, così come è la vita.

"Dietro la vita costumata di ogni giorno - sospirai pieno di scontento - c'è uno spiritello senza educazione che fingiamo di non vedere, un'energia che ci anima la carne debellando a scadenze fisse ogni compostezza, anche nei più composti. [...] L’ambizione spropositata se ne sta sottotono, si vergogna di sé. Ma in segreto le gerarchie fissate dal mondo le sembrano inattendibili, vuole così tanto che non sa assoggettarsi a nessun modello, a nessuna affinità, e anzi persino ciò che ammira lo ammira solo per superarlo. Sì, sì, il fallimento è un corredo essenziale delle vere grandi ambizioni. Si fallisce in funzione della grandezza, non delle piccole mete.”

Domenico Starnone, Scherzetto, Einaudi, pp. 176

Presentazione del romanzo Le lupe di Flavia Perina, ecco com'è andata

Ieri sera da RiccioCapriccio si è tenuta la presentazione del romanzo Le lupe di Flavia Perina, edito da Baldini e Castoldi. Con lei anche la psicoterapeuta Costanza Jesurum che ci ha aiutati a spiegare meglio tutte le dinamiche umane dei personaggi che si dipanano lungo la trama.

Abbiamo parlato di Flaminia, la protagonista, una madre che si scontra con la più terribile delle sorti: quella di perdere un figlio in circostanze tragiche e poco chiare. Sarà il sentimento di vendetta che la coglie a portarci ad un finale che lascia senza fiato. “Scrivere di vendetta è stato quasi naturale. D’altronde il mio libro preferito di sempre è Il conte di Montecristo di Dumas”.

Sembra sia difficile accettare che una donna possa provare qualcosa di cattivo; pensiamo sempre ad un femminile che si lascia schiacciare dalla sofferenza, che rimane inerme di fronte ad un evento così catastrofico.

E’ anche questo il motivo per cui la scrittura di Flavia è asciutta, tagliente.

Ci ha confessato che la sua difficoltà più grande è stata proprio quella di scrivere un romanzo che non si trasformasse in un’inchiesta giornalistica ma che scorresse in modo veloce, pulito. Di grande ricchezza sono i rapporti di amicizia di vecchia data che intercorrono nel romanzo: si parla di donne che non si sottraggono, di donne che sentono forte dentro di loro il senso di ingiustizia, vissuto in gioventù sotto altre forme ma che torna prepotente quando si tratta di aiutare qualcuno.

Ve ne consigliamo la lettura e cogliamo l’occasione per ringraziare coloro che hanno partecipato, Flavia e Costanza e tutti voi che sostenete sempre le nostre iniziative.

 

 

Letture per l’estate, titoli da ombrellone però di qualità

Luca Ricci ha scritto per Ricci & Capricci, la sua rubrica su Il Messaggero che già dal nome ci piace tantissimo, una lista di libri da portare in vacanza. La ricondividiamo qui per voi! 

Ma perché sotto l’ombrellone bisogna sempre leggere libri pessimi? Best seller con trame dopate, giallini (stranieri o nostrani fa poca differenza, conta il diminutivo), chick-lit (sciocchezzai pieni di “cuore, sole e amore”), bio di cantanti o calciatori, ricettari. Per provare a contrastare questo luogo comune, di seguito ecco alcuni titoli per l’estate che mi sentirei tranquillamente di poter definire più che ottimi. Perché la lettura leggera- nei mesi da giugno a settembre sinonimo di “estiva”- non deve per forza di cose essere frivola.
 
“La letteratura italiana ha uno scrittore che non assomiglia a nessun altro”. Così Italo Calvino presentava Giorgio Manganelli al pubblico francese in occasione dell’uscita di Centuria oltralpe, nel 1985. Ma il discorso torna utile anche oggi che “Centuria” (Adelphi, pag. 316, 13,00 €) è appena uscito in formato tascabile. Sì perché Manganelli si può dire ancora un autore inedito e tutto da scoprire anche da noi, e non c’è niente di meglio di questi terribili raccontini metafisici per iniziare a conoscerlo.
 
A molti il suo nome non dirà assolutamente nulla, eppure Breece D’ J Pancake è una specie di mito per una nicchia ancora ristretta di appassionati. Morto suicida a soli ventisei anni, ha lasciato un unico libro di racconti intitolato “Trilobiti” (minimum fax, pag. 191, 16,00 €) in cui canta le piane del West Virginia e un’America desolata e minore con il calore entusiastico dell’autodidatta principiante e, al contempo, con i trucchi di un precocissimo maestro.
 
La leggerezza anziché il tema può riguardare la forma, quando ad esempio un’inchiesta prende il passo di una storia e, come all’interno di un caleidoscopio, i fatti vengono raccontati da diversi punti di vista: è il caso de “I treni non esplodono” (Piano B, pag. 155, 15,00 €) di Federico di Vita e Ilaria Giannini, in cui si ricostruisce la tragedia viareggina del treno merci carico di Gpl deragliato il 29 giugno 2009, e a parlare in prima persona sono un pompiere o il capostazione, un vigile o un autista della Croce Verde.
 
Tra il 1918 e il 1921 l’austriaco Karl Hans Strobl diresse quella che può essere definita come la prima rivista interamente dedicata al fantastico su scala mondiale, antesignana di Weird Tales. Adesso è possibile leggere una sintesi di quell’esperienza- fondamentale per chi voglia destreggiarsi e confrontarsi con il fantastico, genere che ama fantasmi e incubi- in “Il giardino delle orchidee” (Hypnos, a cura di Alessandro Fambrini, pag. 159, 20,00 €, con riproduzioni di illustrazioni e copertine d’epoca).
 
“Un giorno di festa” (Neri Pozza, pag, 139, 15,00 €) di Graham Swift è un romanzo nel solco della più classica tradizione inglese del dopoguerra: due famiglie dell’upper class immerse nelle verdi contee londinesi che consumano le loro domeniche un picnic via l’altro e la purezza di una promessa di matrimonio macchiata da una relazione ovviamente clandestina e ovviamente scandalosa. Con tanto di colpaccio di scena e decoro in frantumi.
 
Antonio Delfini e Silvio D’Arzo sono forse gli scrittori italiani più irregolari del nostro novecento; di sicuro per lunghi lacerti del novecento invisibili, scrittori amati da scrittori (a volte anche detestati, a onor del vero) e nulla più, soggetti a riscoperte lampo e ad altrettanti repentini oblii, chi volesse adesso riscoprili definitivamente può provare con “Scrittori da un ducato in fiamme” (Corsiero editore, pag. 155, 17,50 €) dello studioso Alberto Bertoni, dove l’innegabile piglio accademico è sempre temperato da una prosa discorsiva e perfino, a tratti, narrativa.
 
Ogni estate ciascuno di noi sogna di smaltire un po’ di libri arretrati, usciti magari da qualche anno e ancora non letti. Stavolta la mia preferenza va a "Cancroregina” (Adelphi, pag. 96, 10,00 €) di Tommaso Landolfi, il nostro scrittore più “weird” e immaginifico, ancora in attesa di essere tirato giù dal pantheon e conquistare la platea trasversale e ampia che meriterebbe. In questo delirio del 1950 uno scrittore scontento di sé (quale scrittore non lo è?) s’imbatte in uno scienziato pazzo che lo imbarca nella sua navetta per un viaggio spaziale in cui la catastrofe finale sarà un monologo esistenzialista sul “nulla”, degno di un Sartre o di un Moravia.

Leggi qui tutti gli altri articoli di Ricci & Capricci!

Purity, Jonathan Franzen. Tutto è più puro al sole

È stata finalmente tradotta e distribuita in Italia da Einaudi l'attesa quinta fatica di Jonathan Franzen: Purity. "Fatica" è il termine che si addice di più a questo romanzo: quasi 700 pagine fittissime, popolate da personaggi tutti estremamente complessi e con vite intricate, spesso scandalose, immorali e fuori legge, ognuno alla ricerca disperata di verità e purezza attraverso metodi discutibili e commoventi. Ma non è affatto una fatica quella che si compie per arrivare alla fine di quest'epopea profondamente umana e, in quanto tale, incoerente fino all'osso. 

Purity si legge tutto d'un fiato con la stessa identica emozione di quando ci si sta innamorando: quando non vedi l'ora di incontrarti con quella persona che ti scuote come nessun altro, che ti rimescola il cervello "come con un cucchiaio di legno" e ti lascia lì basito, senza fiato, ad aspettare che ti confonda ancora e ancora una volta senza alcun preavviso.

Purity ti concupisce e ti abbandona, torna per stupirti e per implorare perdono. Potete leggerne un estratto qui. Lasciatevi rapire.

E per chi non lo sapesse, è stata annunciata una serie tv ispirata al romanzo. 

Paolo Di Paolo, Una storia quasi solo d'amore

Leggere Una storia quasi solo d'amore è come ritrovare sepolto in soffitta un ricordo lontanissimo, tenuto nascosto da lenzuola impolverate e cianfrusaglie, messo lì un po' per proteggerlo, un po' per sperare di dimenticarsene per sempre perché troppo doloroso da riportare alla mente. In poche parole: l'amore, ma da giovani. Quando è veramente quasi solo amore. 

"Così, soddisfatto e fiero, ha pranzato di gusto, ha brindato, con un'allegria fuori misura, che - più spesso del previsto - agganciava il pensiero di lei. Nel torpore della digestione, mentre Canale 5 mandava in onda 12 volte Natale e tutto quello zucchero newyorkese stranamente non lo disturbava, né lo aiutava a tenere gli occhi aperti, ecco, al quarto o quinto Natale di loro due (aveva perso il conto), quando Jack dice a Kate ehi, aspetta, ti va di prendere un caffè?, e sono avvolti in uno scintillio irreale, si è deciso a scriverle. Il pensiero è stato corto, ha digitato una frase tipo: i campanelli, alla fine, li ho sentiti. Ha aggiunto una faccetta sorridente, si è messo ad aspettare. Senza ansia: concludendo, all'improvviso, che sì, sì, era stato proprio un bel Natale. Mentre il film finiva, Nino si è addormentato e il sonno l'ha traghettato oltre l'ora di cena: svegliarsi è stato come tornare al mondo avendo nove anni. Perché l'albero gli luccicava ancora accanto, perché se ne stava al caldo sotto una coperta morbida, perché sua madre gli ha chiesto se aveva voglia di una tazza di latte o di tè. Insonnolito, si è messo a pensare - confusamente, e senza nostalgia - alla distanza tra lui adesso e lui a nove anni. Tornare laggiù sarebbe stato come, in un videogioco, voler tornare al livello 1 o 2 avendone conquistati dieci. C'entravano la matematica e il segno meno: se avesse sottratto - ecco, che cosa? un pomeriggio di aprile a casa di sua nonna, lui nel gabinetto a guardare lo sciacquone che porta via il suo sperma, il primo bacio a occhi chiusi dato dietro la scuola, la prima sigaretta, eccitante, bellissima, la prima canna, la prima sbronza eroica e le seguenti - se avesse sottratto tutto questo, sarebbe bastato? Ma c'era stato tanto altro di mezzo! Ne voleva una prova immediata? Eccola."

Paolo Di Paolo, Una storia quasi solo d'amore (Ed. Feltrinelli) pagg. 62-63

Watchlist: essere osservati non fa paura

"Siamo costantemente osservati. E il fatto che questo non ci sconvolga più è di per sé sconvolgente".

Watchlist di Edizioni Clichy è una raccolta di 32 racconti - uno più disturbante e bellissimo dell'altro - in cui si cerca di rispondere alla domanda fondamentale dell'era di Internet: fino a che punto lo sguardo altrui definisce ciò che siamo? 

E da qui gli altri quesiti che tutti noi, nel nostro intimo, dietro ai cristalli liquidi di un laptop, ci siamo posti almeno una volta davanti al "Che cosa stai pensando?" di Facebook.

Come modifica il nostro comportamento l'essere osservati? La sorveglianza costante, i cookie, la quantità di informazioni che quotidianamente cediamo gratis in cambio di un non-luogo dove esistere in forma digitale e smagliante, quanto incidono sulla qualità della nostra vita?

Probabilmente la cosa da capire, alla fine di tutto, alla fine del trentaduesimo racconto di Watchlist e alla fine di un qualsiasi nostro tweet, è che non abbiamo niente da temere. È solo una commedia... molto, molto realistica.

‪Alice Munro, Chi ti credi di essere?

Dieci racconti che delineano la figura in costante crescita - anagrafica, emotiva, relazionale, professionale - di Rose. La protagonista è prima figlia incompresa e bambina insicura, petardo impazzito in una vita piccola di provincia. Poi adolescente sognatrice e fidanzata insoddisfatta. Poi ancora donna in continuo mutamento, in attesa di capire proprio "chi si crede di essere". Una cosa interessante per quel che si legge sui giornali in questi giorni: Rose non diventa madre, non parla mai nemmeno della possibilità di esserlo un giorno.

E allora, alla fine tutto, all'ennesimo giro di boa, chi è Rose? Sono sono io, siete voi, siamo tutte noi, con un carico di sensazioni/sentimenti sempre più sfaccettato e indissolubilmente immerse nel tempo.

Botte da re. La promessa arrivava da Flo. Adesso te le prendi, e saranno botte da re.
Indugiando sulla lingua di Flo, l'espressione si caricava di decorative gualdrappe. Rose aveva un bisogno di immaginare le cose, di pedinare assurdità, che superava anche quello di tenersi lontano dai guai, perciò, invece di prendere la minaccia sul serio, si perdeva a rimuginare: ma come saranno le botte da re? Si inventò un viale alberato, una folla di spettatori eleganti, dei cavalli bianchi, degli schiavi neri. Qualcuno si inginocchiava e il sangue schizzava copioso come stendardi al vento. Una cerimonia selvaggia e stupenda. Nella vita vera neanche si avvicinavano a tanto splendore; c'era giusto Flo che tentava di conferire all'evento un'aria di rincresciuta ineluttabilità. Rose e suo padre invece varcavano subito la soglia del presentabile.

Alice Munro, Chi ti credi di essere? (ed. Einaudi Super ET) pag. 3

Siri Hustvedt, L'estate senza uomini

Raccolgo l'eredità di Tamara e Alessandra e prendo in mano questo piccolo gioiello di rubrica che è #Checosastoleggendo. Come tante di voi anche io sono una lettrice forte, di quelle su cui l'editoria italiana fa affidamento per vendere anche i titoli più impensati. La mia voracità letteraria non mi rende però meno selettiva, ecco perché solo oggi mi trovo qui a proporvi la lettura de L'estate senza uomini di Siri Hustvedt. Un libricino sottile ma denso, pieno di riscritture e ripensamenti, giravolte, tensione al futuro e pensieri molli di nostalgia... e pieno soprattutto di donne. Tantissime donne di tutte le età che scrivono veloci come treni. Un breve, febbricitante e "impazzito" excursus su quello che le storie d'amore possono (farci) diventare.


"Devo ora confessare che avevo avviato una corrispondenza con il signor Nessuno. In risposta alla mia domanda su chi fosse e cosa volesse, aveva scritto: «Solo una qualunque delle tue voci, scegline una, voce profetica, voce popolare, grande oratore, voce da ragazza, voce da ragazzo, latrato, ululato, cinguettio. Offensiva, lusinghiera, arrabbiata, gentile, sono la voce venuta dal Nulla per parlarti». Ci cascai, spinta dalla mia solitudine, un tipo particolare di dolorosa solitudine mentale. Boris era stato mio marito, ma anche il mio interlocutore. Imparavamo l'uno dall'altra, e senza di lui non avevo più nessuno con cui danzare. Scrivevo ad alcuni amici poeti, ma in generale erano chiusi nel mondo della poesia, come gran parte dei colleghi di Boris erano confinati nelle neuroscienze. 
Questo signor Nessuno, invece, era un maestro di salti e contorsioni. Passava dalla Monadologia di Leibniz a Heisenberg e Bohr a Copenaghen, a Wallace Stevens, quasi senza prender fiato, e nonostante la sua follia scoprii che mi divertiva e presi a rispondergli, ad attaccarlo con contro-pensieri e nuove, contorte argomentazioni. Era un antimaterialista convinto, questo l'avevo capito. Disprezzava i fisicalisti, come Daniel Dennett e Patricia Churchland, sostenitori di un mondo postnewtoniano che aveva lasciato la sostanza nella polvere. Intellettuale onnivoro, sembrava essersi spinto fino ai confini del proprio vulcanico cervello. <strong>Non stava bene, ma era divertente.</strong> Ogni volta che gli scrivevo, mi compariva nella mente un'immagine di Leonard. D'altronde, quasi tutti hanno bisogno di un'immagine, di qualcuno da vedere, e così avevo dato un volto al signor Nessuno."

Siri Hustvedt, L'estate senza uomini (ed. Einaudi ET) pag. 73

Alessandra Di Pietro, Il gioco della bottiglia

#checosastoleggendo

Come è potuto accadere che alle feste di scuola media ci siano birre al posto dell'aranciata? @DeLempicka

Alessandra Di Pietro Il gioco della bottiglia - Alcol e adolescenti, quello che non sappiamo Add Editore pag. 189

Ho 18 anni e sono la figlia perfetta: studente modello, ballerina di talento, ogni estate in Inghilterra, il mio promesso sposo è un bravissimo ragazzo, i nostri genitori sono amici, le nostre madri sono più fidanzate di noi due, glielo dico spesso per riderci su ed è la verità. Alla maturità prendo 100 e lode, voglio diventare medico e tutti approvano. Faccio il test d'ingresso alla facoltà in scioltezza ma non sono ammessa. E' un crash imprevisto che fa crollare il castello. [...] Non voglio pensare a domani mattina quando mi sveglio e la felicità non c'è più, ho un senso di colpa addosso che mi fa schifo, mi sento una stronza ad averla data via a uno di cui non mi ricordo il nome e meno male sennò devo giustificarmi con le mie amiche se non mi chiama, [...]La ragazza che balla sfrenata e fa sesso con chi vuole sono io, mi sento vera e autentica ma non sono in grado di sostenere quell'audacia e le sue ricadute dentro la mia vita quotidiana. Sono su un'altalena e mi muovo tra piacere e disagio, l'oscillare non mi è più lieve, cado dentro una scissione di personalità, sono incagliata, voglio uscire da questa trama coatta. Mollo le mie amiche ma l'angoscia sale, mangio e vomito, bevo e vomito, fumo moltissimo, prendo il Prozac, mangio di più e vomito tutto, ora bevo anche da sola a casa, l'alcol è il mio ansiolitico, non c'è più allegria. Tocco il fondo, risalgo con uno psicanalista, tre sedute a settimana, dopo sei mesi sto già meglio.[...] L'alcol è stato il mio termometro e mi ha fatto scoprire quanto alte sono le temperature che posso raggiungere ma anche quanto posso cadere in basso. Ora ne ho fatto un termostato e sono io che regolo a che punto deve stare.

Michele Masneri, Addio, Monti

#checosastoleggendo

Perché siamo tutti un po' hipster dentro. @DeLempicka

Michele Masneri Addio, Monti Minimum Fax pag. 167

Siamo qui da oltre mezz'ora in questa Sma pregiatissima di via dell'Amba Aradam con le famigliole che si affollano per lo spesone domenicale, e forse non è stata una grande idea venirci proprio di domenica, nel tardo pomeriggio, doveva essere l'ora del cazzeggio ma è invece tutta una cosa di strepiti e urla middle class intorno alle cassiere giustamente isteriche, con le mèche in decomposizione sulle teste pesanti di pensieri faticosi. Non c'è dubbio, è una vera e propria coda, da rientro dal mare, da weekend pasquale, tutti con i carrelli zeppi di junk food - gli altri, non noi - e ognuno attento alle precedenze, ai sensi di marcia, alle possibili collisioni: non c'è traccia di quel dominio dei sensi che era un tempo questa Sma: pregiatissima ancorché rara - a Monti si sa non esistono i supermarket, al povero residente senza neanche uno straccio di smart vien buttata in faccia ogni volta questa sua fatale condizione. Gloria poi mi deve raccontare di questo suo nuovo lavoro alle edizioni New Limina, è chiaramente un buonissimo periodo, ha smesso con i fiori di Bach e soprattutto si è lasciata alle spalle le sofferenze gratuite con Federico, son più di due anni, dice, e però sono rimasti molto amici e si sentono spesso per parlare dei loro attacchi di panico e forse domani andranno anche a Cape Cod cioè Capocotta insieme, se è bello. Intanto niente, la fila non si muove. Non c'è che dire, siamo al proseguimento dell'ingorgo con altri mezzi: si era notato già sulla via Merulana, bloccati davanti ai palazzi degli Ori e dei Pescecani, imbottigliati tra tram e vetturette in trepida attesa: tutto un serpentone di famigliole, e anche coppie, tristi e non, emozionate, dirette verso l'Appia Nuova, l'Eur, Santa Croce in Gerusalemme, forse anche verso il mare. A quest'ora? La coda arriva ormai fino a metà del reparto Igiene Personale, il transito è impedito lateralmente, gli umori peggiorano, si vedono sguardi inferociti di odio, si odono già dentiere impiegatizie digrignanti.

AAVV, Quello che hai amato, undici donne, undici storie vere

Quello che hai amato, undici storie di donne che lo fanno meglio. Sì, scrivere. @DeLempicka

AAVV Quello che hai amato Utet pag. 203

Riportiamo qui l'incipit di ogni racconto, perché sono tutti bellissimi.

Nadia Terranova, ME 619753

Fu sporgendosi dal finestrino di una Fiat Panda bianca targata ME 619753 che mia madre venne a dirmi che potevamo rinascere.

Mari Accardi, Imparare il mio nome in Irlanda

Il mio pseudo-figlio si chiamava Conall Whalen e aveva dei ricci così gialli che mi facevano pensare a una torta mimosa.

Giusi Marchetta, Acqua

Era quasi estate e io lo aspettavo al tavolino di un bar leggendo un libro che mi piaceva davvero.

Carolina Crespi, Ventitrè

Io ho trent'anni, Daniele ventitrè. Ci siamo seduti fuori, anche se è febbraio, e la primavera non è nemmeno all'orizzonte.

Raffaella R. Ferrè, Napoli quando devi attraversare la strada

Chiamavo mia nonna e mia madre, la lavanderia dove avevo dimenticato quel vestito.

Claudia Durastanti, Da Mario Merola a Kendrick Lamar: storia d'amore senza nessuna separazione

Sono nata a un minuto da mezzanotte in un giorno d'estate, dopo svariate ore di travaglio e un intervento che ha messo quasi a repentaglio la vita di mia madre.

Giulia Altamura, Tutti i luoghi del mio abbandono

Mi sono spesso domandata quale sia l'elemento irriducibile, la nostra definizione, ciò che ci rende un grado di rimanere noi stessi, nonostante quanto potremo cambiare o tutto quello che saremo costretti a perdere.

Flavia Gasperetti, Gioia e Fosco

I personaggi di questa storia si chiamano Gioia e Fosco, perché un nome bisognava pur darglielo.

Chiara Papaccio, Twin Peaks per principianti

Lo scorso inverno, per una serie di circostanze metereologiche straordinarie, sono rimaste bloccate sia la ferrovia che quasi tutte le strade in uscita del paese.

Serena Braida, La sugna

Carl non è un professionista. Ha cambiato almeno quattro corsi universitari, e passa le giornate provando droghe, principalmente anfetamine sotto forma di pillole dimagranti che rimedia da studentesse sovrappeso e indecise, e scavando la propria presenza sul divano.

Violetta Bellocchio, L'ospite non dorme mai

C'è un film uscito lo scorso autunno, The Guest. Fino a qui, il film intero, dall'inizio alla fine, l'ho visto tre volte.

William Faulkner, Luce d'agosto

#checosastoleggendo

"L'uomo fa molto più di ciò che può o deve sopportare. E così finisce col credere di poter sopportare qualunque cosa. E questo è terribile. Che possa sopportare qualunque cosa, qualunque cosa." @DeLempicka

William Faulkner Luce d'agosto Adelphi pag. 423

Seduta sul bordo della strada, guardando il carro che viene su per la salita verso di lei, Lena pensa: 'Arrivata fino a qui dall'Alabama: una bella distanza'. Pensando non è neanche un mese che sono in viaggio e sono già in Mississippi, più distante da casa di quanto sono mai stata. ora sono più distante dalla segheria di Doane di quanto sono mai stata da quando avevo dodici anni. Prima che le morissero il padre e la madre non era mai stata nemmeno alla segheria di Doane, anche se sette o otto volte l'anno, di sabato, era andata in paese col carro, con un vestito di quelli comprati per corrispondenza e coi piedi nudi posati sul cassone e le scarpe rinvoltate in un pezzo di carta accanto a lei sul sedile. Le scarpe se le metteva poco prima che il carro arrivasse in paese. Quando diventò più grande chiedeva al padre di fermarsi prima di entrare in paese, scendeva dal carro e proseguiva a piedi. Non diceva a suo padre perché voleva camminare invece di rimanere sul carro, e lui credeva che fosse per via delle strade pavimentate, dei marciapiedi. Invece era perché secondo lei la gente che la vedeva e che la incontrava andando a piedi pensava che anche lei vivesse in paese. Quando aveva dodici anni il padre e la madre erano morti nella stessa estate in quella casa fatta di tronchi, tre stanze e un corridoio, niente reti contro le zanzare, in una stanza con una lampada a cherosene e tutt'intorno un vortice di insetti, il pavimento nudo reso liscio come argento vecchio dai piedi nudi. Lei era la più piccola dei figli viventi. Sua madre morì per prima. Disse, "Abbi cura del babbo". E così Lena fece. Poi un giorno suo padre disse, "Vai alla segheria di Doane con McKinley. Preparati a andare, sii pronta quando arriva". Poi morì. McKinley, il fratello, arrivò con un carro. Un pomeriggio seppellirono il padre in un boschetto dietro una chiesa di campagna, con una tavola di pino per lapide. La mattina dopo Lena se ne andò per sempre, anche se forse in quel momento non lo sapeva, sul carro insieme a McKinley alla volta della segheria di Doane. Il carro era stato preso in prestito e il fratello aveva promesso di riportarlo prima di sera.