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‪Alice Munro, Chi ti credi di essere?

Dieci racconti che delineano la figura in costante crescita - anagrafica, emotiva, relazionale, professionale - di Rose. La protagonista è prima figlia incompresa e bambina insicura, petardo impazzito in una vita piccola di provincia. Poi adolescente sognatrice e fidanzata insoddisfatta. Poi ancora donna in continuo mutamento, in attesa di capire proprio "chi si crede di essere". Una cosa interessante per quel che si legge sui giornali in questi giorni: Rose non diventa madre, non parla mai nemmeno della possibilità di esserlo un giorno.

E allora, alla fine tutto, all'ennesimo giro di boa, chi è Rose? Sono sono io, siete voi, siamo tutte noi, con un carico di sensazioni/sentimenti sempre più sfaccettato e indissolubilmente immerse nel tempo.

Botte da re. La promessa arrivava da Flo. Adesso te le prendi, e saranno botte da re.
Indugiando sulla lingua di Flo, l'espressione si caricava di decorative gualdrappe. Rose aveva un bisogno di immaginare le cose, di pedinare assurdità, che superava anche quello di tenersi lontano dai guai, perciò, invece di prendere la minaccia sul serio, si perdeva a rimuginare: ma come saranno le botte da re? Si inventò un viale alberato, una folla di spettatori eleganti, dei cavalli bianchi, degli schiavi neri. Qualcuno si inginocchiava e il sangue schizzava copioso come stendardi al vento. Una cerimonia selvaggia e stupenda. Nella vita vera neanche si avvicinavano a tanto splendore; c'era giusto Flo che tentava di conferire all'evento un'aria di rincresciuta ineluttabilità. Rose e suo padre invece varcavano subito la soglia del presentabile.

Alice Munro, Chi ti credi di essere? (ed. Einaudi Super ET) pag. 3

Siri Hustvedt, L'estate senza uomini

Raccolgo l'eredità di Tamara e Alessandra e prendo in mano questo piccolo gioiello di rubrica che è #Checosastoleggendo. Come tante di voi anche io sono una lettrice forte, di quelle su cui l'editoria italiana fa affidamento per vendere anche i titoli più impensati. La mia voracità letteraria non mi rende però meno selettiva, ecco perché solo oggi mi trovo qui a proporvi la lettura de L'estate senza uomini di Siri Hustvedt. Un libricino sottile ma denso, pieno di riscritture e ripensamenti, giravolte, tensione al futuro e pensieri molli di nostalgia... e pieno soprattutto di donne. Tantissime donne di tutte le età che scrivono veloci come treni. Un breve, febbricitante e "impazzito" excursus su quello che le storie d'amore possono (farci) diventare.


"Devo ora confessare che avevo avviato una corrispondenza con il signor Nessuno. In risposta alla mia domanda su chi fosse e cosa volesse, aveva scritto: «Solo una qualunque delle tue voci, scegline una, voce profetica, voce popolare, grande oratore, voce da ragazza, voce da ragazzo, latrato, ululato, cinguettio. Offensiva, lusinghiera, arrabbiata, gentile, sono la voce venuta dal Nulla per parlarti». Ci cascai, spinta dalla mia solitudine, un tipo particolare di dolorosa solitudine mentale. Boris era stato mio marito, ma anche il mio interlocutore. Imparavamo l'uno dall'altra, e senza di lui non avevo più nessuno con cui danzare. Scrivevo ad alcuni amici poeti, ma in generale erano chiusi nel mondo della poesia, come gran parte dei colleghi di Boris erano confinati nelle neuroscienze. 
Questo signor Nessuno, invece, era un maestro di salti e contorsioni. Passava dalla Monadologia di Leibniz a Heisenberg e Bohr a Copenaghen, a Wallace Stevens, quasi senza prender fiato, e nonostante la sua follia scoprii che mi divertiva e presi a rispondergli, ad attaccarlo con contro-pensieri e nuove, contorte argomentazioni. Era un antimaterialista convinto, questo l'avevo capito. Disprezzava i fisicalisti, come Daniel Dennett e Patricia Churchland, sostenitori di un mondo postnewtoniano che aveva lasciato la sostanza nella polvere. Intellettuale onnivoro, sembrava essersi spinto fino ai confini del proprio vulcanico cervello. <strong>Non stava bene, ma era divertente.</strong> Ogni volta che gli scrivevo, mi compariva nella mente un'immagine di Leonard. D'altronde, quasi tutti hanno bisogno di un'immagine, di qualcuno da vedere, e così avevo dato un volto al signor Nessuno."

Siri Hustvedt, L'estate senza uomini (ed. Einaudi ET) pag. 73