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Open Style Lab, il laboratorio del design utile

Michael vive sulla sedie a rotelle e ha problemi a coniugare un vestiario elegante col fatto che le maniche gli diventano lerce subito per il fatto che toccano le ruote e quando piove deve spostarsi dalla macchina alla sedia a rotelle e si bagna. Così come Justin che ha bisogno di una giacca che non gli impedisca i movimenti e gli permetta di mantenere costante la sua temperatura corporea.

Eliza è autistica e ha una tolleranza tattile molto bassa per cui distrugge tutte le magliette che indossa. Anche Justin è sulla sedia rotelle a causa di una scoliosi che lo obbliga ad assumere una posizione piegata in avanti e ha bisogno di una giacca a vento che gli copra interamente la schiena e gli renda facili i movimenti.

Queste sono le quattro sfide progettuali dell'Open Style Lab, un laboratorio interdisciplinare tenuto e organizzato dal MIT, per gli studenti di design, ingegneria e terapia occupazionale, il cui scopo è creare dei vestiti con delle caratteristiche specifiche per persone disabili, le cui partecipanti erano  tutte donne.

Questo tipo di ricerca nel campo del design si chiama inclusive design. Oltre a progetti dedicati alle persone disabili, l'inclusive design si occupa di progetti per anziani, in particolare in ambito urbanistico o anche per oggetti per chi ha problemi con l'artrite o il Parkinson.

Ad ogni persona era dedicato un team diverso e alla fine ha vinto il Team Eliza. Hanno creato una maglietta che non ha cuciture (per cui non ci sono fili da tirare), ha dei bordi antistrappo ed è praticamente indistruttibile.

 

Come un'app e un braccialetto possono aiutarti a rimanere incinta

È nata così. FitBit è un gadget elettronico che traccia le attività fisiche di una persona. Conta i passi, monitora il battito cardiaco, la qualità del sonno e altre cose che appena ti muovi segna quello segna tutto.

Un utente di Reddit, chiamiamolo David perché in effetti si chiama davvero così, uno abbastanza sportivo da dotarsi insieme alla moglie di FitBit, scrive che il battito cardiaco a riposo della moglie risulta improvvisamente accelerato. Pensa che sia un guasto, un utente gli chiede se la moglie fosse stressata o incinta.

Beh, dopo un rapido quanto eccitato controllo, la moglie era davvero incinta. Strano che nessuno se ne sia accorto prima.

A questo punto entra in gioco Clue (che in inglese significa indizio), un'app, ovviamente non l'unica ma a quanto pare una delle migliori, ed è gratis, che permette di tenere traccia del proprio ciclo mestruale. Inserendo dati sulla copiosità del flusso mestruale, l'umore e quanto male fa, Clue prevede quando ci sarà il prossimo ciclo e quando sarà il periodo fertile.

Il team scientifico di Clue ha condotto delle ricerche su alcune utenti di FitBit cercando di capire quanto sia frequente che FitBit registri un battito cardiaco a riposo accelerato prima o durante un'ovulazione effettiva. E il risultato è stato positivo.

Quindi FitBit potrebbe collezionare dati in maniera passiva ed essere usati in app come Clue per aggiungere dati in maniera più diretta e prevedere un probabile periodo fertile.


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DONNE CHE LAVORANO, TALENTI EMERGENTI E ALTRE ECCELLENZE GEN(D)ERICHE

di Antonia Caruso

Antonia scrive col pensiero, coi gatti e coi capelli. In genere su Ericosìcarina | Gender e antigender ma anche da altre parti.

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Keecoo k1, lo smartphone cinese per donne fissate coi selfie

Donne! È arrivato lo smartphone che fa per noi!

È abbastanza piccolo da poterlo tenere nelle nostre piccole mani di fata che tanto hanno saputo ricamare cuori e farfalle ed ha una forma insolitamente esagonale (vai a capire perché).

Ma soprattutto, come recita uno degli slogan sul sito il Keecoo K1 “Soddisfa ogni sorta di bisogno delle Appassionate di Selfie.”

Lo smartphone cinese ha inoltre una fotocamera posteriore da 13 Megapixel (l'iPhone 6, per dire, ha ce l'ha da 8 Megapixel) e una frontale da 8 Megapixel dotata di una tecnologia che rende “la pelle più soffice e delicata.” Inoltre non ha nemmeno l'ultima versione di Android (non ho ben capito se si può aggiornare) perché tanto alle donne non serve.

 

Per capire bene un prodotto del genere tocca tenere presente che la Repubblica Popolare Cinese sta vivendo un'ossessione per la bellezza nella quale i social hanno un ruolo ben importante.

Vedi l'A4 Challenge dove si deve dimostrare di avere una girovita che non sia più ampio di un foglio A4 in verticale o l'iPhone6 Challenge nella quale bisogna avere le ginocchia più strette di un iPhone6 o ancora il Lipstick Challenge in cui bisogna mettersi il rossetto facendo passare il braccio da dietro la testa, modello contorsionista barnum.

Sono state create anche app come BeautyPlus o Meren Xiangji che serve a ritoccare i propri selfie adattandoli ai canoni di bellezza della Cina contemporanea: occhi più grandi, mascella sottilissima, zigomi pronunciati, incarnato porcellanoso (il mio telefono che è cinese pure, ma genderneutral, ha queste funzioni incorporate nella fotocamera).

Tutta questa pressione sociale sulla bellezza e sulla magrezza ha portato un boom della chirurgia estetica, nel 2014 sono state effettuate sette milioni di operazioni chirurgiche.

Paese che vai, smartphone che trovi. 


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di Antonia Caruso

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Zara copia giovane artista e risponde in malomodo

L'artista e illustratrice Tuesday Bassen, una che ha lavorato per cose enormi tipo Playboy, New Yorker, Nike e Adidas, quindi non proprio una pivellina alle prime armi, ha scoperto che Zara ha copiato alcuni dei sui disegni.

Non una lieve e vaga ispirazione, ma una copiacarbone bella e buona. L'immagine qui a fianco, presa dal sito di Bassen, è abbastanza esplicativa sulle somiglianze.

Bassen, anzi l'avvocato di Bassen, ha scritto a Zara e la risposta di Zara è stata veramente coatta.

In sostanza si dice che il lavoro di Bassen è troppo “semplice” e non facilmente riconoscibile, poiché, si continua con una spacconata, si consiglia di “mettere le cose in prospettiva”. Il sito di Zara ha una media 98.000.000 di visite al mese e lei in sostanza non è nessuno.

Ma non è la prima volta che l'azienda spagnola viene accusata di plagio. Ultimamente, per esempio, la collezione Yeezy Season 3 di Kanye West sembra essere stata presa, diciamo, da ispirazione sia da Zara, che da Topshop e Forever 21.

Magari il signor Kardashian se lo può permettere ma una come Tuesday Bassen no.

In questo caso il problema, sottolinea Fashion Law, non è di copyright, ma di legge sul trademark, che serve appunto a “proteggere l'origine di tratti identificativi, come nomi, loghi e/o elementi della confezione del prodotto, in modo da permettere ai consumatori di identificare un particolare business come la fonte di beni e servizi.”

D'altra parte Business of Fashion dichiara che “[...] in molti paesi (inclusi USA e UK) la moda non gode della stessa protezione che si possono permettere altri mezzi creativi come arte, letteratura o cinema perché abiti, scarpe e borse sono categorizzati come “oggetti funzionali,” e sono esenti dalle leggi del copyright. Al contrario, la legge protegge solo l'elemento creativo disgiunto di un prodotto, come il motivo di una stampa.”

In ogni caso la nostra Tuesday Bassen farà causa a Zara.

Il rapporto tra fast fashion e plagio/ispirazione è complesso, ma più che complesso, dipende semplicemente da chi prendi a modello (o copi).

Da una parte è palese che catene come Zara e H&M vendano versioni a buon mercato delle sfilate, per soddisfare i desideri haute couture di tutte noi (provate a trovare un capo che non sia molto di moda leggermente business woman o molto di moda leggermente adolescente anni '90) che poi è la base di quello che chiamano Piracy Paradox, secondo il quale copiare o prendere ispirazione dall'alta moda porta ad un altissimo ricambio delle idee e non fa altro che aiutare a produrre nuove idee. Certo magari non alle spese di piccoli designer.

La possiamo anche mettere sul consumismo. È la base della tecnologia degli smartphone.

Sia per la moda che per gli smartphone possiamo parlare di obsolescenza indotta e obsolescenza programmata. Ciò che va bene oggi, domani non andrà più bene.

Come dice la legge di Felson: “Rubare idee a una persona è plagio, rubarle a molte è ricerca.”

Insomma Zara se devi copiare fallo meglio e non te la tirare così tanto.


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Le app anti Uber dedicate alle donne

Le molestie alle donne sulle macchine di Uber da parte dei guidatori sono un problema. Anche le molestie alle donne fuori dalle macchine di Uber e di Lyft, suo concorrente sono un problema. (I tassisti italiani invece hanno un problema proprio con Uber.)

Così negli Stati Uniti sono nate prima SheTaxis, a New York, SafeHer, nella zona di Boston e SeeJaneGo, nella zona di Los Angeles, tre app di trasporto privato dedicato esclusivamente alle donne, con guidatrici donne e passeggere donne. Gli uomini saranno ammessi ma solo accompagnati. Ogni guidatrice avrà un controllo multiplo basato controllo dei precedenti penali e automobilistici e un sistema di rating.

Ma c'è chi, nel caso di SafeHer, ha gridato alla discriminazione sessuale, almeno seguendo le leggi del Massachusettes. Sembra assurdo che si arrivi a questo, tutto questo.

“Vogliamo sottolineare che le donne, per la natura stessa della sharing economy, sono state fondamentalmente escluse.” ha dichiarato William Jordan ”Questa è un'opportunità per partecipare alla gig economy. Stiamo creando una comunità di donne che aiutano altre donne a raggiungere degli obiettivi, sia privati che professionali".


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Nuovi esperimenti: moda e stampa 3D

Se pensate che la stampa 3D applicata alla moda sia un concetto ancora fantascientifico o se non lo pensate ma siete scettiche che la stampa 3D possa andare oltre l'alta moda, beh, un po' avete ragione.

Quello che si è visto finora sono spesso più sperimentazioni di forme e materiali.

Come Energetic Pass, le scarpe spiraloidi di Neta Soreq disegnate a partire dalla conformazione delle fibre muscolari e in modo da rendere più elastica la camminata oppure la collezione Biomimicry di threeASFOUR, basata su tre spirali create da un armonografo 3D (un aggeggio che usa dei pendoli per disegnare) e sulla serie di Fibonacci.

Insomma cose belle da vedere e da immaginare e capire, ma non so quanto comode da indossare. Se qualche designer mi vuol far provare qualcosa, mi faccia sapere.

Ma non ci sono solo matti esperimenti, l'altra parola d'ordine è personalizzazione.

Grandi brand sportivi come Nike, Adidas e New Balance stanno sperimentando la stampa 3D per alcune parti di scarpe da corsa , ad esempio suole o intersuole (la parte che serve ad ammortizzare i colpi, e pare che sia la parte più importante delle scarpe da corsa), personalizzandole sul piede di chi corre.

In occasione delle Olimpiadi di Rio, Nike ha anche progettato per la velocista Allyson Felix un paio di scarpe da corsa su misura. Ci sono voluti quasi 70 modelli per trovare la forma perfetta, tomaia nera e suola cromata, alla faccia di Cenerentola.

Jess Haughton, studentessa di moda, ha ideato invece una linea di lingerie di silicone, tagliato su misura e con la possibilità di ricami, il cui nobile scopo è quello di eliminare la VPL, cioè la Linea Visibile delle Mutande (esiste un acronimo apposta, sì). E siamo solo all'inizio.


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79%Workclock, l'orologio che ti dice quando stai lavorando gratis

Cosa fare se al lavoro non ti pagano abbastanza perché sei una donna?

Mentre sei seduta alla scrivania non molto (a parte ridiscutere il contratto) ma almeno questo simpatico ed elegante orologio ti dirà il momento esatto in cui, fossimo in un mondo bello, giusto e pulito, te ne dovresti andare a casa e invece il gender pay gap ti obbliga a rimanere. Sul sito si calcola a che ora dovresti smettere in base ai tuoi orari di lavoro, poi imposti l'orologio sull'ora esatta in cui scatta il patriarcato.

Due numeri per capire la situazione. Negli Stati Uniti in un anno in media le donne guadagnano il 79% dei colleghi uomini. E parliamo di white people. Le donne latinoamericane (la minoranza più ampia) invece il 55%, le native americane il 59%, le afroamericane il 60%. Insomma dei bei dollaroni risparmiati e se sei latinoamericana praticamente lavori il doppio.

In Europa siamo messe un po' meglio, il divario è solo del 16,4% (dati 2015) e l'Italia è quarta nella classifica del gender gap tra i paesi europei con divergenza di salari, quarta nel senso che il pay gap è minore.

Certo prima devi trovarlo un lavoro, avere un contratto e sperare anche che non ti facciano mobbing.

Il 79WorkClock, ideato da MTV's Look Different, Party NY e Good Thing, non avrà un effetto sul pay gap ma può aiutare a prendere coscienza della situazione.


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Progetto Quasi: la seconda vita dei cani acciaccati

Tutto è iniziato con Quasi, una cana (indubbiamente più carino di cagna) con una miriade di problemi alla spina dorsale che le hanno dato una forma piuttosto particolare, tozza, corta e senza collo semovente. Il nome è “sindrome del cane babbuino a spina corta” e in effetti cosa c'è di più adorabile di cane-scimmia seppur dalle fattezze esclusive?

Quasi è stata abbandonata e poi mezza adottata e poi abbandonata e poi adottata di nuovo e infine ha fatto scintillare nella mente di Fabiana Rosa l'idea di Progetto Quasi, un'associazione per la cura e l'adozioni di cani e gatti, soprattutto se malandati, anziani e in generale messi piuttosto male.

E più sono acciaccati più cresce in Fabiana e nelle volontarie (praticamente tutte donne) amore e, ancor più, sarcasmo verso i canidi dalla vita sventurata, che vengono descritti con la maestria dello sbeffeggio appassionato e senza il birignao del pietismo facile.

Ogni cane ha un nome ispirato al suo status disagiato: ci sono Cialis, “cariatide cardiopatica” di 20 anni, Swiffer, che ha “raccolto solo polvere, fame e immondizia”, Emoglobino, uno splendido gatto bianco e anemico, Il Vetusto, Gengiva, uno dei tanti cani sdentati, il sordo e artritico Leopardi e così via con Virna Lisi, Padre Polo, Tremors, Rita Levi.

Ci sono molti modi per sostenere Progetto Quasi: dall'acquisto di croccantini a quello delle magliette, ma soprattutto l'adozione diretta di un Quasino, un piccolo tenero mezzo distrutto animale.


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Mink, il make up tra hacking e do it yourself

Se siete appassionate di make up, anche abbastanza incontentabili quando si tratta di nuance di colore, sapete anche cosa sia un codice colore CMY, e avete pure una certa dimestichezza con il D-I-Y (l'insieme dei fattori, devo dire, è piuttosto peculiare), Grace Choi è la donna che potrebbe cambiarvi la vita, o almeno renderla più colorata ed economica.

Inserita nella lista delle 30 donne più influenti nell'ambito della stampa 3D dal sito all3dp.com, Grace Choi ha un grande sogno: farla finita con lo strapotere economico delle multinazionali della cosmetica.

Nel 2014 ha presentato la stampante 3D per make up. Si tratta, almeno nella sua versione hacker-casalinga, di una comune stampante modificata in modo tale da spruzzare invece di inchiostro su un foglio, del pigmento su un cosmetico a base bianca, che sia polvere per ombretti o rossetto.

Quest'anno invece è stata la volta della Mink Makeup pen, una penna/siringa che permette di mixare i colori.

Il principio è lo stesso della stampante anche se forse più preciso. Si prende un'immagine, una foto o una jpg scaricata dall'internet, si sceglie il colore che fa battere i nostri occhi di meraviglia tramite l'app che decodifica il codice colore CMY, cioè la versione ridotta della quadricromia, cioè CMY+K con cui vengono effettuate le stampe. Nulla di arcano: ogni colore viene composto usando quattro colori primari: C come Ciano, M come Magenta, Y come Yellow e K come nero (ma in questo caso il nero non c'è).

Sulla Mink Makeup si imposta il valore di ogni colore, con una pipetta se ne aspira la quantità esatta e si mescolano sempre su un cosmetico bianco. Si mischia tutto e magia! il cosmetico è pronto!


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Neon Moon, lingerie proprio per tutte

“Lovely”, “Gorgeous” e “Beautiful” non sono solo aggettivi qualificativi di un complimento ma anche le tre taglie disponibili sul negozio di lingerie Neon Moon. Linee semplici, niente fronzoli e colori fluo

Il brand, creato dall'inglese Hayat Rachi nel fiore dei suoi vent'anni, ha un obiettivo preciso e decisamente ambizioso: smettere di oggettificare la donna e cambiare l'industria dell'intimo dominata dalle modelle alate di Victoria's Secret a colpi di empowerment, self-confidence e foto non ritoccate di donne cosiddette vere: dotate di pelo, tatuate, ma soprattutto quella che è diventata la nuova fascia di mercato, le curvy/plus-size (ah, e pure transgender).

Quindi basta con la tirannia delle taglie, siamo tutte belle e fantastiche in qualsiasi forma!

Però, obietta qualcuno, come faccio a capire la mia taglia? Basta vedere la tabella comparativa del sito, che riporta comunque le misure e che al momento non vanno oltre la 46.

La self made woman Rachi assicura che arriveranno altre taglie, che sono ancora una startup (ha da poco compiuto il primo anno di età) e se avete bisogno di consigli potete scriverle.

Quella di Neon Moon è comunque una bella storia di imprenditoria. Hayat a poco più di vent'anni fa un corso gratuito di imprenditoria giovanile (sì, nel Regno Unito succede anche che ci sianofondazioni del genere), crea una campagna su Kickstarter da 5000 sterline, raccogliendone quasi 8000, grazie all'aiuto di 256 piccole sostenitrici ed ecco che nasce Neon Moon.

Certo l'intimo di Neon Moon non cambierà davvero l'industria dell'intimo, ma racchiude in sé tante di quelle cose idee che non possiamo non fare il tifo per Hayat Rachi.


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Grimes: l'artista-DIY dal cyber look

Se pensate te che Madonna sia una popstar polifunzionale (visto quanto sia tonica e muscolare non stupisce che abbia sparso palestre in tutto il mondo) probabilmente non conoscete Grimes, dichiarato alter-ego della ventottenne Claire Boucher.

Oltre a dei capelli fantastici che cambia più o meno ogni settimana e un look tra follia giapponese e streetstyle, Grimes suona e produce da sola i dischi (quattro finora) nella sua cameretta, dirige i suoi video e ha fondato la Eerie organization, un incubatore artistico per musicisti.

Immaginate una Enya cyber-pop che flirta con Aphex Twin, e quella è la Grimes di Visions, l'album che l'ha fatta conoscere all'intero mondo.

Dopo qualche anno fa uscire un brano che non c'entra nulla con quello che aveva fatto prima (e infatti era stato scritto per Rihanna), che ha fatto infuriare i fan e che le ha fatto candidamente ammettere che il suo nuovo album faceva schifo e che doveva ricominciare da capo.

Immaginate ora una versione intelligente, stramba e piena di idee del k-pop giapponese o del pop da classifica tipo Beyoncé (che Claire ha inserito nella sua top five musicale) ecco, quello è Art Angels, il suo ultimo album.

Non chiamiamola ragazza prodigio, chiamiamola artista-DIY e se a questo punto non vi ho incuriosite, beh, non vorrei essere scortese ma forse non avete capito niente.


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Zara e la sua nuova linea gender fluid

Anche Zara si butta nel gender, anzi nella sua negazione fashion, con una linea unisex dall'indubbio nome Ungender

Niente di troppo esaltante, certo. Jeans, magliette bianche, felpe grigie e blu. Streetwear per tutti, al di là degli stereotipi di genere. Tutto molto basic. Io che ho una certa tendenza a vedere dietro la bieca macchinazione del soldo, ci vedo anche un'ottimizzazione della produzione. Uno stesso capo praticamente per ogni tipo di cliente, che sia di genere femminile o maschile. Ovviamente è più la filosofia che c'è dietro, libertà! abbattimento di muri ideologici! comodità! che non una ricerca stilistica significativa. Come se Unisex debba significare per forza sobrietà, minimalismo e teppa life.  

Che poi è sempre la donna o comunque la moda femminile a fare un passo verso quella maschile e quasi mai viceversa. Basti pensare allo stile, per dirne una, Tomboy che incorpora elementi maschili. In parole povere, è più facile vedere una donna in smoking (con un taglio femminile) che un uomo con una gonna, che insomma fa un po' brutto.

Fortunatamente, per una linea Ungender che mira al ribasso, c'è un Jaden Smith, figlio di Will Smith e Jada Pinkett-Smith e simbolo della gender fluidity, testimonial della linea femminile di Louis Vuitton.


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