cocktail

#Sour: Doveva chiamarlo? Magari domani

“Lei aveva pronunciato le due parole. Lui non aveva risposto. Doveva chiamarlo? Magari domani”

Milano chiama Torino. Più leggero del Negroni ma altrettanto affascinante, l’Americano gioca con gli stessi contrasti e richiami. A un passo dalla perfezione, risulta mediamente leggero, piacevole e facile da preparare. Considerato uno dei drinks pre-dinner più famosi e apprezzati al mondo, è l’aperitivo per eccellenza.

 A dispetto del nome, tutti gli ingredienti sono rigorosamente italiani, è conosciuto infatti, anche con il nome di Milano-Torino, le città da cui provengono i principali ingredienti: bitter Campari e Vermut. La sua origine risale alla seconda metà del 1800, nel bar di Gaspare Campari; caratterizzato dall’inconfondibile nota amarognola di fondo, stemperata dalla soda e dall’arancia, che rendono l’Americano perfetto per l’aperitivo, in abbinamento con finger food, cibi affumicati, tartine di salmone e salumi.

 3 cl di bitter Campari

3 cl di vermut rosso

Soda

Ghiaccio

Scorza di limone e fettina d’arancia


#SOUR: Una storia d’amore fra illustrazioni e cocktail

di Roberta Soru

Perennemente dietro un monitor o china su uno smartphone ha fondato ctrl+f.

Illustratrice e bevitrice, con l’ossessione per il #foodporn, ha anagrammato il suo cognome, si è messa con un barman e ha creato #Sour, la loro storia tra illustrazioni e cocktail.

#Sour: quella sera lei gli chiese se fosse stata un cocktail, quale.

“Quella sera lei gli chiese, se fosse stata un cocktail, quale.”

 Mai nome fu più azzeccato nella storia dei cocktail, come in questo caso.

Dama bianca, signora elegante e raffinata, che nasconde sotto una veste candida, una sinfonia di gusti incredibili. Tutto si gioca su toni agrumati, che vanno a intrecciarsi con il pungente gin.

 Conosciuto anche come Delilah, Chelsea sidecar e Lillian forever, il White Lady è un parente molto stretto del Sidecar, ma al posto del Cognac, viene utilizzato il Gin. Particolare non da poco, dato che all’abbraccio caldo è vellutato del Cognac si sostituisce l’algido tocco nordico, dai profumi di bosco e ginepro, del gin.

 La storia del White Lady è terreno di battaglia! La prima ricetta scritta, compare nell’inebriante Savoy Cocktail Book di Harry Craddock, ma si vocifera che l’ideatore fosse l’inossidabile Harry MacElhone. Purtroppo vivremo tormentati da questo amletico dubbio!

Occhio al grado alcolico!

Come molte cose belle e affascinanti il White Lady può essere pericoloso.. ha infatti un volume di alcol piuttosto alto, può essere bevuto all’aperitivo, ma non bisogna esagerate.

•   4 cl di gin

3 cl di triple sec

2 cl di succo di limone appena spremuto


#SOUR: Una storia d’amore fra illustrazioni e cocktail

di Roberta Soru

Perennemente dietro un monitor o china su uno smartphone ha fondato ctrl+f.

Illustratrice e bevitrice, con l’ossessione per il #foodporn, ha anagrammato il suo cognome, si è messa con un barman e ha creato #Sour, la loro storia tra illustrazioni e cocktail.

#Sour: Arrivati a sera, nulla era più adatto di un Whiskey Sour ghiacciato.

“Era stata una giornata di caldo asfissiante. Arrivati a sera, nulla era più adatto di un Whiskey Sour ghiacciato.”

La storia del Whiskey Sour è vecchia come il whiskey. Il metodo di preparazione è quello dei primi cocktail: zucchero nel bicchiere, succo, whiskey e ghiaccio sbriciolato o almeno, questa era la prima ricetta scritta da Jerry Thomas nel suo libro “How To Mix Drinks Or The Bon-Vivant’s Companion”.

4,5 cl di bourbon whiskey

3 cl di succo di limone

1,5 cl di sciroppo di zucchero


#SOUR: Una storia d’amore fra illustrazioni e cocktail

di Roberta Soru

Perennemente dietro un monitor o china su uno smartphone ha fondato ctrl+f.

Illustratrice e bevitrice, con l’ossessione per il #foodporn, ha anagrammato il suo cognome, si è messa con un barman e ha creato #Sour, la loro storia tra illustrazioni e cocktail.

#Sour: La prima volta che si sono incontrati, lei ordinò un Negroni

“La prima volta che si sono incontrati lei ordinò un Negroni.”

Il conte Camillo Negroni, era solito ordinare come aperitivo al caffè Casoni, a Firenze, un Americano rinforzato da una buona dose di gin. Per differenziare il drink del conte, il barman Fosco Scarselli, sostituì la buccia di limone con una fetta di arancia.

Fu così che nacque il mito di questo drink tutto italiano.

3 cl di gin

3 cl di bitter Campari

3 cl di vermut rosso

fetta d’arancia


#SOUR: Una storia d’amore fra illustrazioni e cocktail

di Roberta Soru

Perennemente dietro un monitor o china su uno smartphone ha fondato ctrl+f.

Illustratrice e bevitrice, con l’ossessione per il #foodporn, ha anagrammato il suo cognome, si è messa con un barman e ha creato #Sour, la loro storia tra illustrazioni e cocktail.

Piccola guida ai banconi da bar più famosi del mondo

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Parigi, New York, Dublino, L'Avana, Venezia: se la meta delle vostre imminenti vacanze è una delle più famose e importanti città del mondo, sappiate che da qualche parte c'è un american bar assolutamente leggendario e che avrete l'occasione di farvi servire un cocktail indimenticabile in un luogo che non solo ha fatto la storia del bere miscelato, ma ha legato il suo nome e i suoi impeccabili drink a personaggi, storie e aneddoti di fama mondiale e intramontabile. PARIGI – La Closerie Des Lilas Per chi ama la cultura del buon bere miscelato con un compiacimento per il demodé paragonabile a quello di un giovane hypster per un paio di occhiali Rossignol dell'85, La Closerie è assolutamente imperdibile. Al suo bancone di Montparnasse si sono avvicendati negli anni alcuni tra i più grandi artisti di tutti i tempi: Cézanne, Picasso, Modigliani, Breton, Zola, Sartre, Fitzgerald, Miller, Man Ray e Dalì, ma nonostante questa incredibile ricchezza di avventori celebri, il personaggio che più di ogni altro viene associato al Des Lilas è Ernest Hemingway, impareggiabile accentratore di leggende legate all'alcol. Durante il soggiorno parigino negli anni '20 raccontato in Festa mobile, vi si recava spesso a scrivere, sorseggiando whisky e lamentando deprecabili interruzioni al suo lavoro: «Ciao Hem, Che cosa fai? Scrivi al caffè?», a cui rispondeva con la nota amabilità: «Senti. Un porco come te ha un sacco di posti dove andare. Perché devi venire qui ad impestare un caffè perbene?».

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NEW YORK – The Algounquin Durante tutta la prima metà del 900 l'american bar di questo albergo della grande mela è stato un ricco crocevia di intellettuali e scrittori che si incontravano davanti a un cocktail per scambiare idee e opinioni letterarie. Merito del proprietario, Frank Case, che amava gli scrittori al punto di accordargli crediti talvolta anche piuttosto ingenti. Non a caso in questo paradiso dell'intuizione è stata ideata e fondata la celebre rivista “The New Yorker”. Ma Edmund Wilson, che sul New Yorker pubblicava stroncature feroci (celebri quelle a Agatha Christie, Lovecraft e Conan Doyle, che paragonò a un sonnifero) e che era spesso vittima di forti stati depressivi, al bancone dell'Algounquin si faceva servire un doppio Martini su doppio Bourbon e sedeva sempre da solo.

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DUBLINO – Branzen Head Ricavato da una taverna del 1198 è ufficialmente il più antico pub irlandese, tanto che leggenda vuole che persino Robin Hood si sia fermato a bere qui. Molto amato da artisti e scrittori, fu frequentato da Johnatan Swift (che lo considerava una seconda casa) e da James Joyce che lo cita nell'Ulisse: «Puoi trovare una sistemazione decente al Brazen Head». Ma se c'è qualcuno che ha letteralmente consumato la propria vita al bancone di questo celebre pub, è lo scrittore e drammaturgo Brendan Behan, che prima di morire a 41 anni per conseguenze dell'alcolismo, si definì un «drinker with writing problems».

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L'AVANA – Il Floridita Non solo il più longevo bar cubano (aperto nel 1817), ma anche uno dei 7 banconi più famosi del mondo secondo la rivista Esquire nel 1953. Qui Graham Greene amava sorseggiare rum che profumavano «di legno di barca, di viaggio per mare». Tuttavia, nonostante abbia inserito il Floridita tra i motivi imprescindibili per visitare Cuba, ne Il nostro agente all'Avana Greene fotografa perfettamente il bevitore tipo facendo vagabondare i suoi personaggi da un bar all'altro, perché, come spiega il formidabile Dr. Hasselbacher: «Quando uno è incapace di cambiare bar, è segno di vecchiaia». Qui potrete degustare uno dei migliori Daiquiri del mondo sedendo accanto a Ernest Hemingway, a cui il Floridita ha dedicato una statua e una targa con la celeberrima frase dello scrittore americano: "Mi mojito en La Bodeguita, mi daiquiri en El Floridita".

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VENEZIA – Harry's Bar Più che un bar, una leggenda: fondata da Giuseppe Cipriani nel 1931, questa sofisticata cattedrale del bere miscelato vanta una lunga lista di frequentatori celebri, tra i quali Orson Wells, Alfred Hitchcock, Charlie Chaplin, il solito Hemingway e Truman Capote, che vi prese “residenza” durante una serie di viaggi in Yugoslavia dove si recò per uno dei suoi reportage. Capote si innamorò dell'Harry's, al bancone del quale tornava continuamente per ordinare un piccolo sandwich e una “pallottola d'argento”, coniando così la più brillante ed efficace definizione di sempre del Cocktail Martini. Se passate da Venezia non potete non passare dall'Harry's e non ordinare un drink che qui ha visto i suoi natali e oggi è (orgoglio bartending italiano) uno dei più celebri cocktail da aperitivo del mondo: il Bellini.

Se durante l'estate riuscirete a visitare uno di questi storici bar, tornate a raccontarci la vostra esperienza, e soprattutto diteci se, mentre sorseggiavate il vostro cocktail in una di queste isole felici dell'arte della miscelazione, vi è apparso il fantasma di uno dei personaggi che hanno contribuito a costruirne la leggenda, perché non ci stupirebbe scoprire che tra tanti posti del mondo in cui trascorrere l'eternità, abbiano scelto proprio uno di questi favolosi banconi da bar.

Un'estate di cocktail e frutta! (Sodalizio incredibilmente raro)

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hello-summer-cocktailsUna delle conseguenze dell'involuzione della cultura della miscelazione degli ultimi cinquant'anni, è la nefasta abitudine a sostituire alla frutta fresca i relativi sciroppi e i succhi che se poi vai a leggere sulla confezione contengono un miserrimo 5% di frutta vera.È un vero peccato perché la qualità principale dei cocktail a base di frutta è proprio la freschezza e l'autenticità del sapore finale. Sono stata da poco in Tunisia e una bevanda che si trova praticamente ovunque è il succo di fragola, voi penserete che non ci sia niente di straordinario, e invece siamo così abituati ai sapori chimici che vi assicuro: bere un frullato di sole fragole, niente zucchero e pochissima acqua è un piacere da giardino dell'eden. Ma torniamo in Italia: se vi trovate in un bar o in un locale e ordinate un Bellini, è quasi scontato che il barman ve lo preparerà miscelando prosecco e succo di pesca, mentre la ricetta originale prevede pesche vere e mature frullate o schiacciate (un po' come il fondo del Mohito) e poi miscelate al prosecco. Addittura certi barman (da radiazione dall'albo che non c'è), preparano proprio il Mohito aggiungendo sciroppo di menta (orrore e raccapriccio!). Questo, ahimè, vale praticamente per tutti i cocktail che contengono frutta, compresi i cosiddetti sour, che si preparano shakerando un distillato forte con zucchero di canna liquido e succo di limone (come per esempio il Daiquiri), perché molti barman, invece di spremere il frutto da miscelare, utilizzano succhi di frutta o, nel caso dei sour, un composto preconfezionato che mischia zucchero liquido e limone (il cosiddetto Sourmix). Per questi motivi vi suggerisco non tanto di cercare un bar degno di questo nome che utilizzi la frutta fresca (mission almost impossibile!), quanto di realizzare a casa vostra ottimi cocktail fruttati da servire ai vostri amici per una serata speciale.

Ecco tre facili ricette con cui stupire e godere della bontà di cocktail che sarete tra i pochi in Italia a preparare seguendo la ricetta originale:

BELLINIGeorgia-Peach-Cocktail-Recipe La ricetta prevede due terzi di prosecco o spumante e un terzo di pesche mature. Si prepara schiacciando (o frullando) le pesche, mettendole nel bicchiere, aggiungendo il prosecco e poi miscelando per bene. Un drink semplicissimo ma di grande soddisfazione: vedrete che meraviglia!

SOUR Questa ricetta vale per qualunque distillato base voi o i vostri amici preferiate: vodka, rum, whisky, tequila, ecc. Inserite nel mixing glass (o direttamente nel mixer se ne avete uno di tipo Boston, per intenderci: quello che si chiude da sé col tappo di metallo che filtra il ghiaccio) il distillato base, il ghiaccio, lo zucchero di canna liquido e succo di limone spremuto, shakerate e servite nel bicchiere (possibilmente una coppa martini) tutta la miscela trattenendo il ghiaccio nel mixer.RumSour-002-de1 Otterrete una bevanda deliziosa perché alcolicamente potente ma freschissima, che scende giù cioè un po' a tradimento, attenti a non prenderla sottogamba o come diceva la scrittrice Doroty Parker a proposito del Cocktail Martini: dopo il terzo bicchiere finirete sotto il tavolo, dopo il quarto sotto il vostro ospite!

 

SEX ON THE BEACH Il cocktail estivo per antonomasia, un drink molto dolce e molto fresco Gli ingredienti della ricetta sono la vodka e il peach tree (che è un liquore alla pesca e in quanto tale non va sostituito con la pesca vera), che devono costituire un quarto del contenuto del cocktail, e il succo d'arancia e lo sciroppo di mirtillo in quantità, il tutto shakerato energicamente e poi versato (possibilmente nel bicchiere tumbler, lo stesso usato per i più comuni long drink) insieme al ghiaccio..sex_on_the_beach Quello che vi consiglio è di usare arance fresche e mirtilli veri, spremendoli insieme e usando poco mirtillo e molta arancia, in una proporzione di 1 a 5. Il risultato sarà il miglior Sex on the beach che i fortunati presenti abbiano mai sorseggiato (e probabilmente che assaggeranno mai).

Buona estate e buona miscelazione!! hello-summer-cocktailsUna delle conseguenze dell'involuzione della cultura della miscelazione degli ultimi cinquant'anni, è la nefasta abitudine a sostituire alla frutta fresca i relativi sciroppi e i succhi che se poi vai a leggere sulla confezione contengono un miserrimo 5% di frutta vera. È un vero peccato perché la qualità principale dei cocktail a base di frutta è proprio la freschezza e l'autenticità del sapore finale. Sono stata da poco in Tunisia e una bevanda che si trova praticamente ovunque è il succo di fragola, voi penserete che non ci sia niente di straordinario, e invece siamo così abituati ai sapori chimici che vi assicuro: bere un frullato di sole fragole, niente zucchero e pochissima acqua è un piacere da giardino dell'eden. Ma torniamo in Italia: se vi trovate in un bar o in un locale e ordinate un Bellini, è quasi scontato che il barman ve lo preparerà miscelando prosecco e succo di pesca, mentre la ricetta originale prevede pesche vere e mature frullate o schiacciate (un po' come il fondo del Mohito) e poi miscelate al prosecco. Addittura certi barman (da radiazione dall'albo che non c'è), preparano proprio il Mohito aggiungendo sciroppo di menta (orrore e raccapriccio!). Questo, ahimè, vale praticamente per tutti i cocktail che contengono frutta, compresi i cosiddetti sour, che si preparano shakerando un distillato forte con zucchero di canna liquido e succo di limone (come per esempio il Daiquiri), perché molti barman, invece di spremere il frutto da miscelare, utilizzano succhi di frutta o, nel caso dei sour, un composto preconfezionato che mischia zucchero liquido e limone (il cosiddetto Sourmix). Per questi motivi vi suggerisco non tanto di cercare un bar degno di questo nome che utilizzi la frutta fresca (mission almost impossibile!), quanto di realizzare a casa vostra ottimi cocktail fruttati da servire ai vostri amici per una serata speciale.

Ecco tre facili ricette con cui stupire e godere della bontà di cocktail che sarete tra i pochi in Italia a preparare seguendo la ricetta originale:

BELLINIGeorgia-Peach-Cocktail-Recipe La ricetta prevede due terzi di prosecco o spumante e un terzo di pesche mature. Si prepara schiacciando (o frullando) le pesche, mettendole nel bicchiere, aggiungendo il prosecco e poi miscelando per bene. Un drink semplicissimo ma di grande soddisfazione: vedrete che meraviglia!

SOUR Questa ricetta vale per qualunque distillato base voi o i vostri amici preferiate: vodka, rum, whisky, tequila, ecc. Inserite nel mixing glass (o direttamente nel mixer se ne avete uno di tipo Boston, per intenderci: quello che si chiude da sé col tappo di metallo che filtra il ghiaccio) il distillato base, il ghiaccio, lo zucchero di canna liquido e succo di limone spremuto, shakerate e servite nel bicchiere (possibilmente una coppa martini) tutta la miscela trattenendo il ghiaccio nel mixer.RumSour-002-de1 Otterrete una bevanda deliziosa perché alcolicamente potente ma freschissima, che scende giù cioè un po' a tradimento, attenti a non prenderla sottogamba o come diceva la scrittrice Doroty Parker a proposito del Cocktail Martini: dopo il terzo bicchiere finirete sotto il tavolo, dopo il quarto sotto il vostro ospite!

 

SEX ON THE BEACH Il cocktail estivo per antonomasia, un drink molto dolce e molto fresco Gli ingredienti della ricetta sono la vodka e il peach tree (che è un liquore alla pesca e in quanto tale non va sostituito con la pesca vera), che devono costituire un quarto del contenuto del cocktail, e il succo d'arancia e lo sciroppo di mirtillo in quantità, il tutto shakerato energicamente e poi versato (possibilmente nel bicchiere tumbler, lo stesso usato per i più comuni long drink) insieme al ghiaccio..sex_on_the_beach Quello che vi consiglio è di usare arance fresche e mirtilli veri, spremendoli insieme e usando poco mirtillo e molta arancia, in una proporzione di 1 a 5. Il risultato sarà il miglior Sex on the beach che i fortunati presenti abbiano mai sorseggiato (e probabilmente che assaggeranno mai).

Buona estate e buona miscelazione!!

Cocktail e abbinamenti cromatici

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vintage-cocktails-preview Non vi importa un fico secco della cultura dei cocktail e desiderate solo essere eleganti? Dovete partecipare a un evento particolarmente glamour e detestate l'idea di portare in mano un drink il cui colore non si sposa con il vostro abbigliamento?

Niente paura: esistono talmente tante sfumature di colore di cocktail da far impallidire il pantone. Ecco una lista di drink elencati per colore, da abbinare alla mise che sceglierete di indossare e/o agli accessori, se desiderate una sfumatura più a favore di uno dei colori della miscelazione basta chiedere al barman di mettere una porzione maggiore dell'ingrediente del cocktail che volete sia il colore predominante:

ROSSO – Bloody Mary, Americano, Garibaldi, Kir, Manhattan, Sweet Martini, Caipiroska alla fragola, Mai Thai, Bacardi Cocktail, Sex on the beach, Planter's Punch, Shirley Temple, Singapore Sling, Spritz Campari.

ARANCIONE – Tequila Sunrise, Pussy Foot, Parson's Special, Stinger, Sidecar, Bellini, Bronx, Florida, Mimosa.

GIALLO – Apple Martini, Golden Cadillac, Horse's Neck, Paradise, Piña Colada, Screwdriver, Golden Dream.

VERDE – Grasshopper, Japanese Slipper, Midori Sour, Mohito (per le foglie di menta e il lime).

 BLU – Angelo Azzurro, Blu Lagoon.

VIOLA – Cosmopolitan, Seabreeze.

 ROSA – Rose, Vodka Passion.

MARRONE SCURO – Black Russian, Cuba Libre, Long Island Ice Tea, Irish Coffee, Rob Roy, Zombie.

BIANCO – Brandy Alexander, Margarita, Brandy Egg Nog, Daiquiri, Kamikaze, White Lady.

TRASPARENTE – Cocktail Martini, Gibson, Vodka Tonic, Gin Tonic, Gin Fizz, John Collins.

color

Bene. E adesso magari vorreste anche conoscere le ricette con gli ingredienti dei cocktail del vostro colore preferito?

No. Niente da fare. Non ve le meritate.

Se l'unico motivo per cui scegliete il cocktail da bere è il colore del vostro abbigliamento, in barba non solo a decenni di storia della miscelazione ma anche al vostro stesso gusto del sorseggio, niente ricetta. Al prossimo evento in cui vorrete sfoggiare un cocktail perfettamente in tinta con il vostro abitino longuette, o con il vostro nuovo tacco 12, portatevi dietro questa lista, e sperate che almeno il barman dietro il bancone sia degno del proprio ruolo e sia in grado di prepararvi qualcuno dei cocktail del colore che desiderate.

 Una ricetta però la voglio suggerire a Franco di RiccioCapriccio al quale, la notte di capodanno tra il 1997 e il 1998, al bancone del bar di un noto locale romano, è stato servito un cocktail dallo stranissimo colore verde radioattivo che a quanto pare lo ha fatto stare malissimo trascinandolo in una sbronza nefasta che non ha mai più dimenticato. Franco, non fidarti mai troppo dei barman dei locali notturni, a volte sono dei professionisti impeccabili e innamorati della professione, altre volte improvvisati pasticcioni che mischiano gli ingredienti pescando a caso, oppure solo per tirar fuori un cocktail dal colore bizzarro, che però magari è una miscela dal gusto orrendo e dagli effetti, appunto, drammatici. Preparatelo da solo il tuo cocktail verde! Te ne consiglio uno semplice da preparare, dal colore verde acqua compatto, stranissimo da vedersi in una coppa martini, ma dotato di un perfetto equilibrio di ingredienti:

IL GRASSHOPPER

1/3 di liquore di menta verde

1/3 di liquore al cacao bianco

1/3 di crema di latte

(se non c'è il liquore di menta verde basta una spruzzata di sciroppo di menta)

MM-Cocktail-Guide-Grasshopper-590x375

Si prepara shakerando energicamente gli ingredienti insieme al ghiaccio, poi si filtra il ghiaccio e si versa la mistura nella coppa martini. Vedrai che meraviglia, Franco!

Sono sicura che apprezzerai, perché così come il vino, i cocktail migliori sono quelli che non ti fanno star male.

Buone bevute a te e a tutto il meraviglioso staff di RiccioCapriccio!vintage-cocktails-preview

Non vi importa un fico secco della cultura dei cocktail e desiderate solo essere eleganti? Dovete partecipare a un evento particolarmente glamour e detestate l'idea di portare in mano un drink il cui colore non si sposa con il vostro abbigliamento?

Niente paura: esistono talmente tante sfumature di colore di cocktail da far impallidire il pantone. Ecco una lista di drink elencati per colore, da abbinare alla mise che sceglierete di indossare e/o agli accessori, se desiderate una sfumatura più a favore di uno dei colori della miscelazione basta chiedere al barman di mettere una porzione maggiore dell'ingrediente del cocktail che volete sia il colore predominante:

ROSSO – Bloody Mary, Americano, Garibaldi, Kir, Manhattan, Sweet Martini, Caipiroska alla fragola, Mai Thai, Bacardi Cocktail, Sex on the beach, Planter's Punch, Shirley Temple, Singapore Sling, Spritz Campari.

ARANCIONE – Tequila Sunrise, Pussy Foot, Parson's Special, Stinger, Sidecar, Bellini, Bronx, Florida, Mimosa.

GIALLO – Apple Martini, Golden Cadillac, Horse's Neck, Paradise, Piña Colada, Screwdriver, Golden Dream.

VERDE – Grasshopper, Japanese Slipper, Midori Sour, Mohito (per le foglie di menta e il lime).

BLU – Angelo Azzurro, Blu Lagoon.

VIOLA – Cosmopolitan, Seabreeze.

ROSA – Rose, Vodka Passion.

MARRONE SCURO – Black Russian, Cuba Libre, Long Island Ice Tea, Irish Coffee, Rob Roy, Zombie.

BIANCO – Brandy Alexander, Margarita, Brandy Egg Nog, Daiquiri, Kamikaze, White Lady.

TRASPARENTE – Cocktail Martini, Gibson, Vodka Tonic, Gin Tonic, Gin Fizz, John Collins.

Bene. E adesso magari vorreste anche conoscere le ricette con gli ingredienti dei cocktail del vostro colore preferito?

No. Niente da fare. Non ve le meritate.

Se l'unico motivo per cui scegliete il cocktail da bere è il colore del vostro abbigliamento, in barba non solo a decenni di storia della miscelazione ma anche al vostro stesso gusto del sorseggio, niente ricetta. Al prossimo evento in cui vorrete sfoggiare un cocktail perfettamente in tinta con il vostro abitino longuette, o con il vostro nuovo tacco 12, portatevi dietro questa lista, e sperate che almeno il barman dietro il bancone sia degno del proprio ruolo e sia in grado di prepararvi qualcuno dei cocktail del colore che desiderate.

color

Una ricetta però la voglio suggerire a Franco di RiccioCapriccio al quale, la notte di capodanno tra il 1997 e il 1998, al bancone del bar di un noto locale romano, è stato servito un cocktail dallo stranissimo colore verde radioattivo che a quanto pare lo ha fatto stare malissimo trascinandolo in una sbronza nefasta che non ha mai più dimenticato. Franco, non fidarti mai troppo dei barman dei locali notturni, a volte sono dei professionisti impeccabili e innamorati della professione, altre volte improvvisati pasticcioni che mischiano gli ingredienti pescando a caso, oppure solo per tirar fuori un cocktail dal colore bizzarro, che però magari è una miscela dal gusto orrendo e dagli effetti, appunto, drammatici. Preparatelo da solo il tuo cocktail verde! Te ne consiglio uno semplice da preparare, dal colore verde acqua compatto, stranissimo da vedersi in una coppa martini, ma dotato di un perfetto equilibrio di ingredienti:

IL GRASSHOPPER

1/3 di liquore di menta verde

1/3 di liquore al cacao bianco

1/3 di crema di latte

(se non c'è il liquore di menta verde basta una spruzzata di sciroppo di menta)

MM-Cocktail-Guide-Grasshopper-590x375

Si prepara shakerando energicamente gli ingredienti insieme al ghiaccio, poi si filtra il ghiaccio e si versa la mistura nella coppa martini. Vedrai che meraviglia, Franco!

Sono sicura che apprezzerai, perché così come il vino, i cocktail migliori sono quelli che non ti fanno star male.

Buone bevute a te e a tutto il meraviglioso staff di RiccioCapriccio!

Bevo dunque Sono.

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dryChe cocktail scegliamo di bere al primo appuntamento? Quale ordiniamo invece se vogliamo fare buona impressione per un incontro informale di lavoro? Qual è il distillato base che preferiamo quando andiamo a ballare? Ogni situazione, ogni momento particolare ha un suo drink. Ciascuno di noi sceglie cosa bere spesso senza chiedersi perché. Ma i gusti alcolici (e analcolici, perché il manuale dei cocktail ne contempla moltissimi) possono dirci molto su chi siamo e su come ci rapportiamo agli altri e al mondo in cui viviamo. Quella di preparare e bere cocktail è un'arte nobilissima e antica, in cui il bartender (chi prepara il drink) e l'avventore del bar (chi lo beve) erano considerati due interlocutori di uguale prestigio, capaci di interloquire alla pari nel delicato e misterioso linguaggio muto del sorseggio, tanto che l'acronimo dell'AIBES, la più longeva e prestigiosa associazione italiana di bartender, sta per Associazione Italiana Barman E Sostenitori.

L'epoca d'oro dei cocktail è stata senz'altro quel lungo periodo che va dagli anni '20 agli anni '60 negli Stati Uniti, che con questa passione hanno contagiato il resto del mondo al punto che in Europa, il nome con cui venivano chiamati i locali in cui si potevano trovare barman professionisti che conoscevano, preparavano e servivano tutti i cocktail internazionali, dai più famosi ai più sofisticati, era proprio “American Bar”.

Ma gli American Bar non erano solo luoghi dedicati al bere raffinato, erano anche crocevia cosmopoliti di grandi personaggi della letteratura, dell'arte e della politica internazionale. Basti pensare a Ernest Hemingway, il cui nome è associato ad almeno una ventina di leggende sulla nascita di cocktail celebri (tra cui una raffinata variante del Martini), ma anche Francis Scott Fitzgerald, Ian Fleming, Franklin Delano Roosvelt e moltissimi altri.

Oggi purtroppo l'arte della miscelazione non solo è molto meno riconosciuta, ma è in gran parte andata dimenticata. Eppure tutti noi abbiamo uno o più cocktail preferiti, magari scelti tra i più famosi, ma non necessariamente. E quanto più la scelta del cocktail è precisa, tanto più è possibile individuare in questa scelta una connotazione di carattere, una sfumatura della nostra personalità, un aspetto rappresentativo di chi siamo.

Chi beve Bloody Mary è cinico e spietato come Maria la Sanguinaria? Chi beve Martini Hemingway ha un carattere avventuroso e temerario come lo scrittore che l'ha inventato? Chi beve Negroni vuole solo sbronzarsi o nasconde invece un'indole sofisticata, visto che la particolare mistura del cocktail è stata ideata nientemeno che da un eruditissimo Conte?

Questa rubrica di RiccioCapriccio nasce con il desiderio di rispondere a tutte le domande legate ai cocktail e alla personalità di chi li beve. Ma anche all'insoddisfazione di chi non ha ancora trovato il proprio cocktail preferito. Insomma, ditemi quali cocktail bevete, in quali situazioni li bevete, e proverò a dirvi qualcosa in più sul drink che avete scelto e su di voi. Ma il gioco può funzionare anche al contrario: ditemi chi siete e cosa vi piace e vi dirò qual è il cocktail perfetto per voi.martini1

L'arte della miscelazione, come tutte le arti, è un mondo potenzialmente infinito di combinazioni, esattamente come la personalità di ciascuno di noi: divertiamoci insieme a scoprirle!dryChe cocktail scegliamo di bere al primo appuntamento? Quale ordiniamo invece se vogliamo fare buona impressione per un incontro informale di lavoro? Qual è il distillato base che preferiamo quando andiamo a ballare? Ogni situazione, ogni momento particolare ha un suo drink. Ciascuno di noi sceglie cosa bere spesso senza chiedersi perché. Ma i gusti alcolici (e analcolici, perché il manuale dei cocktail ne contempla moltissimi) possono dirci molto su chi siamo e su come ci rapportiamo agli altri e al mondo in cui viviamo.

Quella di preparare e bere cocktail è un'arte nobilissima e antica, in cui il bartender (chi prepara il drink) e l'avventore del bar (chi lo beve) erano considerati due interlocutori di uguale prestigio, capaci di interloquire alla pari nel delicato e misterioso linguaggio muto del sorseggio, tanto che l'acronimo dell'AIBES, la più longeva e prestigiosa associazione italiana di bartender, sta per Associazione Italiana Barman E Sostenitori.

L'epoca d'oro dei cocktail è stata senz'altro quel lungo periodo che va dagli anni '20 agli anni '60 negli Stati Uniti, che con questa passione hanno contagiato il resto del mondo al punto che in Europa, il nome con cui venivano chiamati i locali in cui si potevano trovare barman professionisti che conoscevano, preparavano e servivano tutti i cocktail internazionali, dai più famosi ai più sofisticati, era proprio “American Bar”.

Ma gli American Bar non erano solo luoghi dedicati al bere raffinato, erano anche crocevia cosmopoliti di grandi personaggi della letteratura, dell'arte e della politica internazionale. Basti pensare a Ernest Hemingway, il cui nome è associato ad almeno una ventina di leggende sulla nascita di cocktail celebri (tra cui una raffinata variante del Martini), ma anche Francis Scott Fitzgerald, Ian Fleming, Franklin Delano Roosvelt e moltissimi altri.

Oggi purtroppo l'arte della miscelazione non solo è molto meno riconosciuta, ma è in gran parte andata dimenticata. Eppure tutti noi abbiamo uno o più cocktail preferiti, magari scelti tra i più famosi, ma non necessariamente. E quanto più la scelta del cocktail è precisa, tanto più è possibile individuare in questa scelta una connotazione di carattere, una sfumatura della nostra personalità, un aspetto rappresentativo di chi siamo.

Chi beve Bloody Mary è cinico e spietato come Maria la Sanguinaria? Chi beve Martini Hemingway ha un carattere avventuroso e temerario come lo scrittore che l'ha inventato? Chi beve Negroni vuole solo sbronzarsi o nasconde invece un'indole sofisticata, visto che la particolare mistura del cocktail è stata ideata nientemeno che da un eruditissimo Conte?

Questa rubrica di RiccioCapriccio nasce con il desiderio di rispondere a tutte le domande legate ai cocktail e alla personalità di chi li beve. Ma anche all'insoddisfazione di chi non ha ancora trovato il proprio cocktail preferito. Insomma, ditemi quali cocktail bevete, in quali situazioni li bevete, e proverò a dirvi qualcosa in più sul drink che avete scelto e su di voi. Ma il gioco può funzionare anche al contrario: ditemi chi siete e cosa vi piace e vi dirò qual è il cocktail perfetto per voi.martini1

L'arte della miscelazione, come tutte le arti, è un mondo potenzialmente infinito di combinazioni, esattamente come la personalità di ciascuno di noi: divertiamoci insieme a scoprirle!