Novità (anche un poco assurde) per beauty victim

Il mondo della cosmesi non smette di stupirci. Ogni giorno qualcosa di nuovo, qualcosa di assurdo, qualcosa che Oh, mica puoi non avere.

Andiamo, compriamo e rimpiangiamo come solo noi sappiamo fare.

Mascara remover Too Faced Melt Off

Ricordate quei momenti bui della vostra vita, quei momenti in cui ci siamo dovute struccare più volte in una giornata, con gli occhi e le ciglia che imploravano pietà? Too Faced ci viene in aiuto con questo mascara struccante: contiene un olio che scioglie anche il trucco waterproof. Qui il video dimostrativo.

Da avere se l’olio di ricino è il vostro migliore amico.

Sephora Wonderful Cushion

Blush, rossetti e illuminanti dotati di spugnetta che si applicano con un solo gesto, come le coreane insegnano.

Da avere se siete sempre di fretta e detestate i pennelli.

Japanese face slimmer

I nostri amici giapponici le pensano tutte: questo aggeggio promette di snellire il viso, rimodellare i lineamenti e sollevare gli zigomi. Il tutto facendo ridere almeno tre quarti del vicinato.

Da avere se siete delle mattacchione.

Maschere per il viso in tessuto “animalesche”

Sono identiche alle maschere che tutte abbiamo provato almeno una volta negli ultimi mesi ma possono trasformarvi in cani, gatti, panda, farfalle.

Da avere se Il libro della giungla è il vostro film preferito.

Tony Moly skincare e make up

Prestissimo in Italia disponibile da Sephora, la linea di skincare e make up coreana Tony Moly che spopola per i principi attivi naturali e per il packaging veramente delizioso.

Coniglietti, panda ma anche pomodori, banane, ciliegie che contengono maschere viso, burri cacao, contorno occhi.

Da avere assolutamente per vantarsi nei migliori bar di Casal Bruciato.

Shave my face

È il grido di battaglia delle youtuber americane che, a quanto pare, hanno deciso che il nuovo trend è farsi la barba. Dimenticate pinzette, cerette e affini: le nostre guresse usano questo rasoio, piccolo e maneggevole.

Qui il video dimostrativo.

Da avere se amate il rischio e se i vostri favoriti vi fanno assomigliare ad Alessandro Manzoni.


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti
Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

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Mink, il make up tra hacking e do it yourself

Se siete appassionate di make up, anche abbastanza incontentabili quando si tratta di nuance di colore, sapete anche cosa sia un codice colore CMY, e avete pure una certa dimestichezza con il D-I-Y (l'insieme dei fattori, devo dire, è piuttosto peculiare), Grace Choi è la donna che potrebbe cambiarvi la vita, o almeno renderla più colorata ed economica.

Inserita nella lista delle 30 donne più influenti nell'ambito della stampa 3D dal sito all3dp.com, Grace Choi ha un grande sogno: farla finita con lo strapotere economico delle multinazionali della cosmetica.

Nel 2014 ha presentato la stampante 3D per make up. Si tratta, almeno nella sua versione hacker-casalinga, di una comune stampante modificata in modo tale da spruzzare invece di inchiostro su un foglio, del pigmento su un cosmetico a base bianca, che sia polvere per ombretti o rossetto.

Quest'anno invece è stata la volta della Mink Makeup pen, una penna/siringa che permette di mixare i colori.

Il principio è lo stesso della stampante anche se forse più preciso. Si prende un'immagine, una foto o una jpg scaricata dall'internet, si sceglie il colore che fa battere i nostri occhi di meraviglia tramite l'app che decodifica il codice colore CMY, cioè la versione ridotta della quadricromia, cioè CMY+K con cui vengono effettuate le stampe. Nulla di arcano: ogni colore viene composto usando quattro colori primari: C come Ciano, M come Magenta, Y come Yellow e K come nero (ma in questo caso il nero non c'è).

Sulla Mink Makeup si imposta il valore di ogni colore, con una pipetta se ne aspira la quantità esatta e si mescolano sempre su un cosmetico bianco. Si mischia tutto e magia! il cosmetico è pronto!


YOU GO, GIRL!
DONNE CHE LAVORANO, TALENTI EMERGENTI E ALTRE ECCELLENZE GEN(D)ERICHE

di Antonia Caruso

Antonia scrive col pensiero, coi gatti e coi capelli. In genere su Ericosìcarina | Gender e antigender ma anche da altre parti.

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Dawson's creek. La morte di spensieratezza e stile

Se sei una persona nata negli anni '80/'90, è quasi impossibile che tu sia riuscita a scampare la messa in onda di Dawson's Creek. Per molti di noi, il telefilm creato da quel genio del male di Kevin Williamson è molto più di un programma tv. È la fottuta bibbia di tutti i nostri problemi adolescenziali. Come se i dramaaa delle storyline non bastassero (Jack e Doug, vi meritate una famiglia bellissima), le costumiste hanno pensato bene di regalarci lezioni di stile che, col senno di poi, sono un grandissimo MACOMECAZZOANDAVANOAGIRO?
La povera Joey era tutto un "sono povera e ho vestiti da povera", con quei top e quei maglioncini di flanella che addosso a lei facevano anche una discreta figura (facile se sei bona, eh?) ma se si provava a copiarne lo stile era per tutte noi La Fine.
Quello svantaggiato di Dawson, che già stava come stava con quel taglio di capelli imbarazzante, veniva vestito da quei sadici della produzione quasi esclusivamente con camicie da boscaiolo larghissime e gilet di lana su t-shirt bianche. Jen, tesoro bello, arrivava nella prima stagione con la nomèa da vacca di New York e poi me la facevano andare in giro per Capeside con maglioncini a collo alto, camiciette e vestitini anche piuttosto casti. Baldracca WHO?

Per grazia in mezzo a questa banda di stolti c'era Pacey, che lo potevi pure vestire con un saio e lui sì che era sempre favoloso. Sì, anche con le meches bionde.

A noi di quella generazione di sfigati, tutta discorsi noiosi e disagi, mancava solo di avere come punti di riferimento ragazzini vestiti normali, in effetti. Menomale poi è arrivato Gossip Girl, in cui ti potevi fare bei pianti bramando outfit che nessuno di noi potrà probabilmente mai permettersi.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'
LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

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Il Club delle Impedite: Salotto Bene vs. Night Club

Come è andata ieri sera da RiccioCapriccio? Come sempre, un disastro! Tra le nebbie lisergiche di texturizzante Davines, le nostre impedite si sono cimentate in imprese coraggiose quali: sciogliere innumerevoli nodi di capelli, cotonare chiome lisce come spaghetti, vestire i panni della signora bon ton per poi scatenarsi come perfette dive del dancefloor, tutto in una sola e unica serata.

Madrina impedita per eccellenza, come sempre, Claudia D'Angelo... per l'occasione (quasi) totalmente a nudo. Come siamo tutte, in verità, prima di trasformaci per ogni occasione.

La reginetta delle impedite di ieri sera è Francesca! Proprio lei, la Francesca della nostra rubrica sulle serie TV "Io Veramente La Favolosità".

La prossima riunione del Club è a maggio. Seguici su Facebook e Instagram per restare aggiornata.

Mare e inchiostro. Intervista a Federica Madonna

PER RICCIO RECOMMENDS ABBIAMO INTERVISTATO UNA DONNA SPLENDIDA, LA TATUATRICE DI ORIGINI ABRUZZESI E ROMANA D'ADOZIONE DA CUI TUTTI DOVRESTE FARVI FARE ALMENO UN TATTOO: FEDERICA MADONNA!

Cosa è cambiato da quando hai iniziato ad oggi, nell’arte del tattoo in generale?

Moltissimo, ho avuto la fortuna di approcciarmi a questo lavoro circa 15 anni fa, a quei tempi non c’era internet e tutto era in qualche modo più genuino e più underground, la ricerca si faceva attraverso i giornali, i libri ed attraverso i corpi tatuati che si incontravano. Adesso con i social e con lo sdoganamento totale del tatuaggio è tutto completamente diverso, tutto molto meno intimo, tutto molto più incentrato sulla ricerca che il cliente porta al tatuatore e non viceversa. Poi sta al tatuatore indirizzare il cliente verso la scelta giusta. Il lato positivo sta nel fatto che c’è una delineazione stilistica che definisce ogni tatuatore e lo differenzia dagli altri, questo può facilitare il cliente a selezionare meglio chi può interpretare la sua idea.

Come si è evoluto il tuo stile negli anni?

Sono passata dallo studio del tatuaggio tradizionale americano ad una ricerca sempre più assidua del dettaglio, passando dalle linee marcate del tatuaggio tradizionale americano a linee sempre più sottili e alla cura dei dettagli. Ultimamente mi piace partire da una ricerca di immagini antiche, da foto per i volti, e sto abbandonando l’idea del colore, per avvicinarmi sempre più ad uno stile più vicino all’incisione e alla serigrafia.

Preferisci il colore o il bianco e nero?

Nonostante generalmente io ami l’uso del colore, al momento prediligo il nero, e se scelgo di usare i colori sicuramente delle tinte desaturate e non troppo brillanti.

Che soggetti ti piacciono?

A livello di disegno ho sempre amato l’anatomia umana, e in particolare i volti. In generale ho attrazione verso l’espressività del soggetto che sia esso umano o animale. Amo molto la natura, ultimamente viro verso le decorazioni floreali. E, per una questione di appartenenza e nostalgia ho sempre prediletto i soggetti di mare. Infatti mi sono avvicinata ultimamente alla tecnica del puntinato poiché non solo mi rimanda alle illustrazioni antiche, ma mi ricorda molto le pietre, gli scogli, la sabbia, il luogo da cui provengo.

Cosa consigli a chi fa il primo tatuaggio?

Di fare una cosa piccola e in un posto non troppo doloroso per abituarsi alla “sensazione” che dà il tatuaggio al proprio corpo…

E a chi desidera fare il tuo mestiere?

Di armarsi di pazienza, flessibilità, tanta umiltà e voglia di crescere, ascoltare ed imparare.

Ci sono cose che ti rifiuti di tatuare?

Sì, mi può capitare di rifiutare soggetti che non sono esattamente nel mio stile.

Ci sono figure femminili del passato a cui ti ispiri? Magari tatuatrici pioniere che apprezzi?

A livello femminile apprezzo tutte le donne che nell’arte hanno avuto il coraggio di non fermarsi, non vergognarsi e di affrontare il mondo a testa alta, coloro che hanno inseguito i loro sogni, coloro che hanno genuinamente seguito loro stesse. Mi riferisco ad attrici, cantanti, musiciste, performers, stiliste, pittrici, illustratrici, studiose, lavoratrici instancabili, ma soprattutto tutte le donne che hanno lottato per il futuro che ci hanno regalato, per la libertà e i diritti che hanno conquistato. Ma sopra tutte mia madre, ma lei non è del passato, è qui ed è presente soprattutto dentro di me. Il suo detto è sempre stato (tra i tanti) “fai ciò che devi fare e fallo con tutta te stessa, dando il massimo che è nelle tue possibilità”, e io me lo ripeto ogni giorno e cerco di essere fedele alle sue parole. Tatuatrici pioniere a livello italiano? I miei miti indiscussi: Genziana e Morg.

Un nome di un tatuatore dal quale vorresti farti tatuare?

Sono talmente tanti! Sono una vera e propria collezionista…

C’è una sfida che vorresti affrontare, un sogno nel cassetto, riguardo al tuo mestiere?

C’è un sogno che è ancora segreto, è chiuso in un cassetto, ma in generale il mio sogno è quello di poter continuare così, di poter continuare a lavorare con gente bellissima e che ha tanto da dare, in ambienti stimolanti a livello innanzitutto umano e poi artistico. E spero di poter continuare a conquistare la fiducia dei clienti e delle persone che apprezzano i miei disegni e le mie proposte, potendole trasformare in di/segni indelebili sulla pelle. La vera sfida è questa.

Qualcuno ti ha mai chiesto un tatuaggio assurdo, enorme, dettagliatissimo, per poi venire a pentirsene?

Di solito se la richiesta è assurda si evita di metterla su pelle. Quindi no, anche se il pentimento può giungere comunque se la persona che si tatua non è sicura del soggetto e, a mio avviso, del significato del tattoo, per me è quello a “legare” la persona al disegno che indossa, piuttosto che il disegno stesso. Pecca dei nostri tempi, dello sdoganamento dei tattoos è che spesso, ahimè, mi è capitato di accogliere in studio persone che mi chiedevano di volere un tattoo e non sapere quale soggetto, nel momento in cui gli chiedevo il significato non c’era nemmeno quello, e per me questo è assurdo. Significa che sempre più le persone vogliono emulare qualcun altro, farsi i tatuaggi solo perché li hanno visti su qualcun altro, è invece importante sapere che è una modifica al proprio corpo che dietro deve (o meglio dovrebbe) raccontare una storia, la propria storia.

Qual è il tuo cliente tipo?

Ce n’è di ogni tipo, ma generalmente è sorridente e disinibito.

Esiste un’etica del tatuatore?

Sì, certamente, ed è anche abbastanza complessa. Il tatuatore si approccia e scambia idee con il cliente, egli diviene una sorta di guida “spirituale” che lo accompagna nel viaggio che conduce all’atto finale del tatuaggio e lo consiglia, ci sono una serie di leggi non scritte, come ad esempio la scelta di non tatuare minorenni, poiché con la crescita i gusti potrebbero cambiare, o ad esempio si consiglia di non tatuare parti troppo vistose come mani, collo… bisogna inoltre essere puliti e rispettare tutte le norme igienico sanitarie che sono necessarie per lavorare senza rischi.

C’è un mito da sfatare riguardo ai tatuaggi?

Forse questo è un mito da sfatare: i tatuaggi non sono solo una tendenza del momento, come molte persone credono, ma sono segni che restano per sempre sulla nostra pelle quindi andrebbero fatti consapevolmente.

Quindi per te il tatuaggio deve avere necessariamente un significato o può essere anche semplice scelta estetica?

Personalmente credo che il tatuaggio debba avere un significato, anche se  il soggetto è puramente decorativo come un puntinato, un geometrico, questo tipo di tatuaggi hanno comunque un significato di metamorfosi…seguono le forme del corpo e lo modificano quindi per il cliente possono avere significato di cambiamento. L’importante per la persona che si tatua dal mio punto di vista è che fermi l tempo, che incida qualcosa di rappresentativo sulla propria pelle, ma questo riguarda me, poi sono per la libertà della singola persona.

Hai tatuato molte clienti di Riccio, tra cui Milena Cocozza. Ci sono dei tatuaggi che ricordi di aver fatto che ti piacciono ancora particolarmente?

Sì e sono molto felice del risultato. Generalmente sono soddisfatta dei miei lavori, e ringrazio i clienti che mi lasciano libertà di interpretazione, lo dico sempre a loro, lasciare libertà al tatuatore assicura un risultato migliore.

Se non fossi diventata la tatuatrice che tutti conosciamo, cosa avresti voluto fare?

Per me l’essenziale nella vita è lavorare con quello che mi piace: il disegno. Avrei voluto essere anche fumettista, regista, orafa, veterinaria, astronauta, sono stata sarta, modellista e stilista. Forse tornerei a disegnare abbigliamento e qui si apre un cassetto con dentro un sogno: disegnare scarpe, occhiali e intimo. Un’ altra cosa che farei? Ringraziarvi per questa intervista. Baci a tutto lo staff di Riccio!

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Beach Waves Tutorial: come ti svolto il ponte del 25

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Il ponte del 25 aprile non ci lascia molte speranze balneari; il mal tempo che incombe ha annientato tutti i nostri progetti di gite fuori porta, picnic lacustri e prime timide tintarelle in spiaggia ma, se come noi volete assolutamente sentirvi già al mare, non dovete arrendervi. Per iniziare, preparatevi un margarita in compagnia di quel simpaticone dall'accent perfetto di Jamie Oliver e scoprite con RiccioCapriccio e Davines come far ondeggiare i vostri capelli in sinuose beach waves.

Occorrente:

La mousse idratante definisce i ricci e li rende lucidi, elastici, morbidi, senza appesantirli. Lo spray al sale marino dona volume e texture ai capelli, rendendoli voluminosi e lavorabili in un perfetto beachy style.

Il procedimento per ottenere delle super onde in appena 10 minuti e senza phon è spiegato nel video!

The Girlfriend Experience: da avvocatessa a escort

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Si da il caso che nel glorioso 2009 il caro vecchio Steven Soderbergh abbia girato un film con la delicatissima Sasha Grey dal titolo The Girlfriend Experience. Il film è il racconto di cinque giorni nella vita di una escort che si fa pagare millemila soldi per degnare uomini ricchi della sua compagnia. Questo 10 aprile, a distanza di 7 anni, Starz ha mandato in onda la prima puntata dell’omonima serie tv ispirata, manco a dirlo, proprio all’opera di Soderbergh che già che c’è la produce. Stavolta purtroppo a tirare avanti la storia non c’è Sasha ma tale Riley Keough, bona pure lei e con quell’aria da “uh quanto sono casta ma oh quanto sono porca” che tanto piace. Nel pilot la nostra futura eroina si presenta con camicette abbottonate fino al collo e maglioncini che manco mia nonna, mentre fa colloqui per studi di avvocati favola in un posto freddissimo dell’America. Ha un parka addosso, quindi si capisce subito che è Chicago. Tempo 5 minuti (le puntate ne durano 27) e già la vediamo nuda a tette di fuori che si masturba in una camera davanti ad uno appena conosciuto in un bar. YOU GO GIRL! Da lì in poi è evidente non solo per il predecessore cinematografico ma anche per scene allusive con la BFF tipo “Ho l’amica che fa la escort e un po’ la giudico però uuuh quanto vorrei essere come lei”, che l’universitaria wannabe avvocatessa tutta giacchine e gonnelline midi è un attimo che ci diventa la nuova Sasha Grey, appunto. E già, ovviamente, non vediamo l’ora di vedere i futuri outfit, dottoressa.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'
LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

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What’s in my make up bag spring edition

Che è cominciata la bella stagione se n’è accorto per primo il mio naso, poi i miei occhi, poi la mia bocca in un turbinio continuo di starnuti ed emozioni.

Mi sono consolata con un antistaminico e una bella dose di shopping cosmetico.

Ecco quello che ho scelto per il mio trucco di primavera.

(Clicca sulle parole evidenziate per scoprire i marchi!)

1)   La base

Abolito il fondotinta, ho sfoderato una bb cream, che mi fa sembrare subito luminosa e in piena salute. Ottimi anche i fondi minerali per un viso asciutto e setoso.

 2)   Il blush

Per la primavera uso colori pescati/rosati: adoro questa palette che contiene diverse nuance, dalle più calde alle più fredde.

 3)   Il mascara

Lo scelgo sempre in base allo scovolino: grande e con le setole naturali. Se non avete voglia di pasticciare con gli ombretti, provate la versione colorata, magari abbinata ad un eyeliner in tinta.

 4)   Il rossetto

È questo il pezzo di make up che uso di più in questa stagione: di giorno preferisco i lipgloss colorati, leggeri e brillanti; di sera punto ai rossetti cremosi, che non seccano le labbra e sono molto confortevoli.

Tutti i toni del fucsia, del rosso, dell’arancio, del rosa sono perfetti.

 5)   Il contouring

Lascio il contouring a Kim Kardashian: niente strisciazze marroni sui miei zigomi. Scaldo il viso con un leggerissimo tocco di terra.

 6)   L’acqua termale

Maipiùsenza: la uso per tutto, la amo teneramente come se fosse un figlio. Perfetta per rinfrescarsi, per fissare il make up, per contenere i rossori, per fare la sciocca con quelli che vi piacciono spruzzandoli in allegria.

7)   I foglietti assorbisebo

Con il caldo si sa, la zona T tende a lucidarsi più di frequente. Tengo in borsetta queste salviettine: le tampono prima di darmi un tocco di cipria opacizzante.

 Ora sapete perché la mia borsa pesa così tanto.

 Adesso tocca a voi: cosa c’è nella vostra make up bag di primavera?


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

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Il Club delle Impedite: Salotto Bene vs. Night Club

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Al mattino hai un colloquio importante, si discute del tuo inserimento in azienda con tutti i dirigenti. O forse hai ricevuto la convocazione a quella enorme conferenza su clima e energie rinnovabili? No, peggio, sei invitata a pranzo dalla tua ricca suocera pariola. Devi essere perfetta, elegante, divina. L’unica cosa alla quale riesci a pensare, però, è la serata che ti aspetta al tuo club preferito.

Come esci da una situazione rigida e formale, tutta chignon e tubini neri, per gettarti in una notte di clubbing sfrenato?

Giovedì 28 aprile, al Club delle Impedite, con Claudia D’Angelo, ti diciamo come fare.

Porta la tua postura da dama da salotto chic e una minigonna di paillettes. Al resto ci pensiamo noi.

Info e prenotazioni a giuliatrapuzzano@ricciocapriccio.com

 

Neon Moon, lingerie proprio per tutte

“Lovely”, “Gorgeous” e “Beautiful” non sono solo aggettivi qualificativi di un complimento ma anche le tre taglie disponibili sul negozio di lingerie Neon Moon. Linee semplici, niente fronzoli e colori fluo

Il brand, creato dall'inglese Hayat Rachi nel fiore dei suoi vent'anni, ha un obiettivo preciso e decisamente ambizioso: smettere di oggettificare la donna e cambiare l'industria dell'intimo dominata dalle modelle alate di Victoria's Secret a colpi di empowerment, self-confidence e foto non ritoccate di donne cosiddette vere: dotate di pelo, tatuate, ma soprattutto quella che è diventata la nuova fascia di mercato, le curvy/plus-size (ah, e pure transgender).

Quindi basta con la tirannia delle taglie, siamo tutte belle e fantastiche in qualsiasi forma!

Però, obietta qualcuno, come faccio a capire la mia taglia? Basta vedere la tabella comparativa del sito, che riporta comunque le misure e che al momento non vanno oltre la 46.

La self made woman Rachi assicura che arriveranno altre taglie, che sono ancora una startup (ha da poco compiuto il primo anno di età) e se avete bisogno di consigli potete scriverle.

Quella di Neon Moon è comunque una bella storia di imprenditoria. Hayat a poco più di vent'anni fa un corso gratuito di imprenditoria giovanile (sì, nel Regno Unito succede anche che ci sianofondazioni del genere), crea una campagna su Kickstarter da 5000 sterline, raccogliendone quasi 8000, grazie all'aiuto di 256 piccole sostenitrici ed ecco che nasce Neon Moon.

Certo l'intimo di Neon Moon non cambierà davvero l'industria dell'intimo, ma racchiude in sé tante di quelle cose idee che non possiamo non fare il tifo per Hayat Rachi.


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DONNE CHE LAVORANO, TALENTI EMERGENTI E ALTRE ECCELLENZE GEN(D)ERICHE

di Antonia Caruso

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The Good Wife. Eleganza, bellezza e tailleur favola

Lo dicono tutti da un sacco di tempo ma la gente è scema e si perde cose meravigliose: The Good Wife è una delle serie migliori in circolazione e non molla da sette anni. Nel corso delle sue stagioni, letteralmente una più bella dell’altra, la Buona Moglie è passata da un look quasi imbarazzante, da casalinga castigata e triste nei primi episodi, a sfoggiare outfit incredibili ed elegantissimi da milf acculturata. La favolosa Julianna Margulies, ultimamente anche produttrice esecutiva della serie che la vede protagonista, si diverte a indossare tailleur fintamente castigati per interpretare la parte dell’avvocatessa cazzutissima e precisissima, anche e soprattutto nello scegliere le sue giacche e camicie perfettamente abbinate alle gonne rigorosamente lunghezza ginocchio.

Se nella prima stagione la povera Alicia Florrick si ritrovava impantanata in uno scandalo molto poco grazioso (il marito beccato in flagrante con diverse prostitute), in queste ultimi anni la nostra si è pienamente ripresa, ha fondato uno studio legale, l’ha abbandonato, s’è messa in proprio, è diventata socia di un altro studio, ha amato, ha perso l’amore e l’ha quasi ritrovato. Il tutto indossando dei “power dress” che la metà bastava, looking fierce e soprattutto una cifra chic.
Perché per essere donne coi controcoglioni, è bene vestirsi in maniera più femminile possibile, così per sviare i poveri disperati che incontri per strada.

P.S.
Per capire QUANTO la gente sia andata in fissa coi costumi di scena di Julianna, basti vedere quaEsiste un video con TUTTI gli outfit di OGNI episodio. La gente è scema, appunto. Ma anche geniale.


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Alice racconta la sua esperienza alla Sassoon Academy

La nostra Alice, amatissima stylist maschile di Riccio, è appena tornata da un corso intensivo della Sassoon Academy. Oggi sul nostro blog racconta la sua esperienza londinese. Buona lettura!


Ciao a tutti,

sono tornata una settimana fa da Londra e sono piena di cose da raccontarvi! 

Reputandomi più barbiera che parrucchiera, alla Sassoon Academy ho scelto di seguire il corso di taglio maschile. Si è trattato di un corso intensivo (quasi agonistico!), durato in tutto solo quattro giorni. Un'esperienza lampo che mi ha dato, però, la possibilità di affinare la tecnica e di migliorare le mie prestazioni.

Penso che dall'Accademia Sassoon escano i migliori parrucchieri che si possano trovare in giro e ho pensato, ehi... a chi meglio di loro potrei rivolgermi? Il metodo che insegnano è fatto di precisione e pazienza. Io sono stata abituata a lavorare molto con la macchinetta - soprattutto se si trattava di realizzare delle sfumature, ad esempio - invece da Sassoon usano una tecnica che in inglese si chiama scissors over comb, che prevede l'utilizzo solo di forbici e pettine. E vi dirò senza falsa modestia: sono la numero uno!

Ma la cosa veramente bella e unica di un'esperienza come questa è conoscere persone nuove e venire a contatto con tecniche di taglio diverse dalle proprie. È pura ispirazione. Mi ha colpito in particolar modo la precisione millimetrica dei professori della Sassoon Academy nell'eseguire i vari tagli, sempre molto attenti ai dettagli, schematici, eppure così creativi e al passo con la moda!

Nonostante però i metodi di lavoro così diversi, il primo giorno nell'accademia non mi sono affatto sentita sperduta: sapevo dov'ero e cosa volevo fare, ero a mio agio. D'altra parte vengo da RiccioCapriccio, mica da un parrucchiere qualsiasi! 

Mi è dispiaciuto tanto lasciare Londra, ma quando sono tornata a Roma ero carica e volevo trasmettere ai miei colleghi ciò che ho appreso. Penso che il fatto stesso di aver imparato nuove tecniche e tipologie di tagli sia già una crescita professionale e che questo possa aiutarmi ogni giorno a soddisfare meglio le esigenze dei miei clienti in salone. Ma non è tutto, nelle mie intenzioni c'è anche la volontà di formarmi sul taglio femminile, per ottenere il massimo da me stessa e affermarmi come una stylist completa. 

Insomma, le idee sono tante, i sogni pure... chi vivrà vedrà!

A presto,

Ali

Eyeliner per ragazze coraggiose

Tutte ne abbiamo una. Tutte abbiamo quell’amica che ha gli occhi sempre incorniciati da una riga di eyeliner perfetta, pulita, simmetrica, meravigliosa.

Noi invece siamo quelle che no, non ci viene mai precisa. Se riusciamo per miracolo a realizzare una linea decente sulla palpebra destra, quella di sinistra sembrerà disegnata da Picasso. Quattordici ore davanti allo specchio, il braccio ad angolo che dicono favorisca, il prodotto da sette milioni di paperdollari a prova di impedita e niente, niente di niente.

È questione di esercizio, diranno alcuni.

Io dico che è questione di caffè. Se ne prendo uno mh, se ne prendo due perfetto, se ne prendo tre meglio lo smokey.

Oggi voglio provare a indicarvi qualche piccolo trucchetto per uscire di casa senza sembrare la compianta Moira Orfei.

1.     Metodo adesivo

Avete presente quei carinissimi nastri di washi tape che avete comprato per decorare la qualunque? Bene, ne bastano due pezzettini per realizzare una riga a prova di bomba. Attaccate il nastro al lato del vostro occhio, dalla palpebra inferiore fino alla fine del sopracciglio; l’altra lungo la palpebra superiore, come a formare un triangolo. Partite tracciando la linea dal centro, a piccoli tratti. Anche se passate sul nastro non importa. Una volta terminato, staccate delicatamente l’adesivo. Ecco che avrete una riga con una codina anni ’50 perfetta.

 2.     Metodo cucchiaino

Quando mi sono trasferita a Roma, mia madre mi ha gentilmente donato una confezione maxi di posate varie, metti che mi ritrovo a pranzo una squadra di rugby. Ho sottratto a questa pregiatissima collezione un cucchiaino liscio. Faccio così: poggio il manico lungo la parte finale dell’occhio e traccio la codina. Uso la parte concava per dare corpo alla riga. FFFfatto!

3.     Metodo carta fedeltà

Non mi dire che nel tuo portafogli non hai la carta fedeltà di qualche negozio. Prendine una, posizionala lungo la parte finale dell’occhio e via, traccia veloce come il vento.

 4.     Metodo Britney Spears nel periodo Meta

Questo stratagemma è il migliore. Prendi l’eyeliner e tira una riga sull’occhio. Si amica, una linea alla cazzo. Ravana nel tuo beauty alla ricerca di un cotton fioc, immergilo nel tuo struccante di fiducia e correggi senza paura.

 Bene, ora sei pronta per scattarti un selfie e mandarlo alla tua amica, sì, quella della riga perfetta.

Didascalia? YO, BITCH.


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di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti
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La domanda del mese: la vincitrice #fasentirelavoce

La vincitrice della nostra domanda del mese di aprile è stata Giulia Gabriele, la cui risposta al quesito "Cosa ne pensi della maternità surrogata?" è:

 

"Cara Giulia,

cosa penso della maternità surrogata non so se lo so. E spero che nessuno creda di saperlo davvero (o, per carità, di poter ridurre la questione al gioco del giusto o sbagliato) ma si ponga piuttosto molte domande.
Io ad esempio mi chiedo perché due genitori per sentirsi tali abbiano bisogno di vedere partorito per conto terze un bambino che replichi un pezzo del loro DNA.

Mi chiedo se la maternità surrogata più che rappresentare il diritto di una donna a gestire in autonomia il proprio corpo, destinandolo anche alla gestazione per conto terzi, non rappresenti invece la capacità d'acquisto dei futuri genitori. Se dunque il bambino non diventi un bene anziché essere una benedizione.
E mi chiedo pure se davanti alla vita, all'amore e alla libertà sia corretto farsi venire certi sospetti... Lo scopriremo un pochino il 7, immagino.

Complimenti per l'iniziativa, non è un tema che mi riguarda ma ci riguarda tutti."

 

Grazie a tutti per aver partecipato, continuate a seguirci per scoprire la prossima domanda del mese!

Maternità surrogata: come è andato il dibattito

Il dibattito di ieri sera su maternità surrogata, utero in affitto e adozioni si è rivelato una sorpresa piacevole per tutti noi. Il tema è caldo, tocca tutte/i, divide ma soprattutto unisce nel desiderio di conoscere. Nell'atmosfera accogliente di Riccio, tra luci soffuse e drink freschi da bere, la conversazione ha preso corpo grazie al mirabile lavoro di coordinazione di Alessandra Di Pietro e i dubbi posti da Giorgia Serughetti e Paola Tavella hanno mosso dubbi, critiche e spunti di riflessione vari e vastissimi. 

Chi usufruisce della maternità surrogata? Lo sfruttamento è una parabola necessaria o la surrogacy può essere normativizzata al fine di difendere le madri (tutte quelle coinvolte nel contesto)? Perché si parla molto più spesso dei diritti dei bambini, non ancora nati, piuttosto che di quelli delle donne adulte che ricorrono all'utero in affitto? Perché nella narrazione delle origini biologiche, la surrogacy deve essere vista solo come tabù? È giusto definire un bambino nato da maternità surrogata "comprato"?  È possibile riuscire a scindere la propria personale esperienza da quella che si vorrebbe divenisse la norma? Non è un malinteso enorme affiancare la maternità surrogata alla prostituzione?

Nella calda serata di ieri, si è cercato di dare risposte insieme a tutte queste domande e a molte altre. Rivelando pensieri contrastanti, audaci, e molte confidenze. 

Siamo felici del forum che abbiamo ospitato e ringraziamo per il loro prezioso contributo le speaker, il nostro staff ma soprattutto voi tutti che avete partecipato numerosi.

Grazie

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