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The Get Down. Uh mamma, gli anni '70!

Dopo Stranger Things, laggente sta andando un sacco in fissa per The Get Down. Pure questa targata Netflix, è una serie prodotta da uno che sulla sobrietà c’ha fondato una carriera: Baz Luhrmann.

Dopo mezzi capolavori (Moulin Rouge, Romeo & Juliet) e mezze boiate (Australia) il dottor regista ha deciso di produrre pure la nuova serie con, tra gli altri, Giancarlo Esposito. Indimenticato ed indimenticabile Gus Fring di Breaking Bad.

In The Get Down è abbastanza chiaro che uno dei protagonisti è lo stile fine anni ’70.

Pantaloni a zampa stretti stretti sulle cosce e larghi larghi alle caviglie, capelli cotonati fino all’inverosimile, colori sobri ed eleganti, carte da parati che mmmariiiahhh perchèèè?, bomber acetati, cappelli improbabili, giacchine alla febbre del sabato sera e tutta una serie di abiti al metà tra il raccapricciante e lo stile vero.

Qua la gente canta, canta e ha un desiderio fortissimo di continuare a cantare per sempre. Era d'altronde l’epoca della musica quella seria, quella dei ragazzi di colore che finalmente iniziavano a farsi notare. Insomma gli anni in cui i Jackson Five se la scoattavano e dominavano alla grandissima.

Tra donnine che dovrebbero essere casa e chiesa ma che invece vogliono sfondare nel mondo della musica, padri che son pure preti e OH MIO DIO MIA FIGLIA VENERA IL DEMONIO LE PIACE LA MUSICA ARRIVERA’ L’APOCALISSE, sti ragazzetti tentano di barcamenarsi in una Brooklyn, New York, terribilmente affascinante.

Se siete fan della musica e dello stile di vostra madre, vedeteneh!


 

Roswell. Gli alienini vestiti male!

Leggenda narra che nel 1947 in America, a Roswell, si sia schiantato un UFO. Cosa smentita settordici volte dal governo, dagli americani e dagli alieni stessi ma che ha alimentato una serie di storie che ancora non si sono placate.

Sfruttando l’evento, sulla compianta WB è andata in onda nel 1999 una serie tv dal titolo, appunto, Roswell.

I protagonisti, manco a dirlo, erano alcuni alieni che si erano perfettamente integrati nella cittadina che campava di souvenir e ristoranti a tema proprio sugli ufo e gli omini verdi.

Solo che gli omini non erano verdi mai ed avevano le bonissime sembianze di Jason Behr, Katherine Heigl, Brendan Fehr ed Emilie de Ravin.

Tutti vestiti male, ma male male, e che si mischiavano nel liceo della città con ragazze e ragazzi umani e che sussultavano ogni volta che li vedevano non per paura ma per la manifesta gnoccaggine di tutti loro.

Indimenticabili sono le divise di Liz Parker e Maria DeLuca del Crashdown, il ristorante in cui lavorano, con il grembiule fatto a faccia di alienino e le antenne deficienti. Roba che gente ancora oggi ci si traveste come cosplayer.

Tra l’altro, per noi pischelli di quegli anni, la povera Tess (ovvero Emilie De Ravin) era universalmente riconosciuta come La Vacca, lei e i suoi vestitini un po’ così messi sul suo figurino di un metro e 20. Chi lo avrebbe mai detto che proprio lei sarebbe diventata Claire di Lost? Non io, sicuramente.

Ps. Max & Liz, comunque, SOLO CUORE.


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di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

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Stranger Things. Winona, gli anni ’80 e bambini carini

Laggente ultimamente ha riscoperto le gioie della serialità americana e non smette di parlare di Stranger Things, produzione di Netflix che ha buttato nel mezzo alcuni degli elementi più cuori dell’immaginario collettivo di noi stupidi cresciuti negli anni ‘80/’90.

Quegli scaltri di Netflix si saranno detti “oh ma cos’è che è piaciuto TANTISSIMO a quelli che ora hanno 30 o più anni? Cosa potremmo produrre per titillare i loro ricordi di piccini?”. La risposta è stata, evidentemente: “E.T., Alien, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Stand by me, Pretty in pink…” e via andare fino a tutti i riferimenti cinematografici possibile. Da qui, in un attimo, ne è nato l’adorabile Stranger Things.

Oltre ai 4 bambini protagonisti pucciosissimi e nerdissimi, c’è Eleven, la ragazzina speciale coi poteri, rasata e adorabile, che i nuovi amici vestono come se fosse ET, appunto. Parrucca bionda, vestitino rosa, e via a comandare tra i mostri e la gente cattiva del governo che fa esperimenti sui bimbi.

Ma il pezzo forte è lei: Winona Ryder. Non solo la sua faccia è rimasta praticamente uguale agli anni ’80, ma la vestono anche coi cappotti marroni di velluto a coste. E allora ditelo che volete farci piangere. Ditelo.

Come se non bastasse nel casting c’è anche una certa Barb che è la sosia disagiata di Molly Ringwald, roscia, con gli occhialoni e i mom jeans d’ordinanza.

Insomma, se avete una incredibile nostalgia dei tempi andati 30 anni fa, vi prego, vedete le 8 puntate e commuovetevi.


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Beverly Hills 90210. Aaron Spelling, TVB!

Aaron Spelling è una bella persona. Non solo ha figliato Tori Spelling che annualmente ci regala momenti di gossip veramente grandi, ha anche inventato alcune delle serie tv più longeve e più famose di sempre. Beverly Hills 90210 è una di queste e ancora ricordo che quando scoprii che il 90210 era il cap (in teoria lo Zip Code, in pratica il cap) ci rimasi malissimo e fu un attimo pensare ad una potenziale serie dal titolo 59100 (ndr: il cap di Prato, PO).

Già allora, in tv potevi scegliere il tuo alter ego del cuore o quantomeno il tuo personaggio preferito e subito si capiva che personaggio eri tu, più che altro.

Io, ad esempio, sono da sempre una fan incredibile di Steve che tutte ma proprio tutte snobbavano perché oggettivamente idiota. AMORE SUBITO PER SEMPRE infatti.

Anche a Kelly io volevo un sacco bene, era un sacco ricca, con vestiti belli e un sacco di problemi, come non stimarla? Donna poraccia andava a giro in condizioni pietose che la facevano un po’ sembrare una bimba speciale, mentre Brenda e Brandon erano un po’ per tutti i gemelli cacacazzo, lei vacca wannabe, lui noia noia e ancora noia, ante litteram di Dawson. Andrea, vabbè, che dire. Manco mi nonna. Mentre David io ricordo che lo odiavo perché ero già un “ODDIO SI DROGA E’ UN TOSSICO COMUNISTA CHE SCHIFO!”. Poi però ha preso tutti di tacco e si è sposato Megan Fox e allora sei meglio te.

Poi beh, c’era lui, quello che TUTTE ma proprio tutte (tranne meh) amavano e bramavano: Dylan. Uno che di maglietta tinta unita, jeans e giubbotto di pelle ha fatto una cifra stilistica che levati. Bad boy ma uuuuh ha il cuore tenero, bono anche se con occhio leggermente pio e delicatissimo.

Consiglio tra l’altro a tutti, per piangere un po’, il reboot 90210 con personaggi MERAVIGLIOSI e guest star incredibili prese direttamente dal nostro gioioso passato televisivo.

In tutto ciò, Shannon Doherty daje tutta e non mollare <


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Pretty Little Liars. Quattro adorabili bugiarde e tamarre

Dal 2010 il fantastico canale Abc family ci regala gioie inenarrabili trasmettendo Pretty Little Liars che Wikipedia definisce teneramente un teen drama mistery thriller. Certo. Sarebbe bastato un bel "WTF" per racchiudere tutti i generi, ma tant’è.

Le rincoglionite bugiarde del titolo sono 4 ragazzine (ormai centenarie, ovviamente) di Rosewood, fantomatica città a due passi da Philadelphia in cui ogni due per tre viene ucciso/stalkerato/torturato qualcuno ma tutti son tranquilli perché cioè raga quanto mistero quanto soppiatto mammamia.

Oltre a tentare con risultati pessimi di arrivare vive a fine puntata, le nostre eroine Spencer, Aria, Emily e Hannah si vestono, appunto per non dare nell’occhio, in maniera davvero ma DAVVERO improbabile. Pagine e pagine di Tumblr e dell’internet sono cosparse degli outfits imbarazzanti delle ragazze più sfigate della Pennsylvania. Gente che si è presentata a funerali vestita come se dovesse andare ad un festino sadomaso. L’esperienza insomma.

Indimenticabile il tubino rosso in latex + tacco 15 di una Aria 15enne che in un caldo pomeriggio primaverile andava col suo prof/amante ad una mostra d’arte. E che ci vogliamo scordare la sua gonna fatta di cravatte? No. Io non dimentico. Come è abbastanza unforgettable lo stile da educanda delle prime stagioni di Spencer, tutta Burberry e gilet.

Forse, ma solo forse, in confronto alle due di cui sopra e ad Hanna che è tutt’un abominio di vestiti da cessa, l’unica che spicca in sobrietà è la Sporty Spice de nos otros Emily. La strabona Shay Mitchell che è talmente perfetta che le puoi mettere addosso pure robe tragiche, tanto lei è così e che je frega.

Ah, tra i mille siti di outfit ci sono anche quelli che ti spiegano come vestirti come loro. Ecco, gente, evitiamo.


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One Tree Hill. Del basket chissenefrega, ma quanta bellezza

Su Rai2, tanti anni orsono, andava in onda una serie tv bellliiissima con uno dei personaggi meglio scritti di sempre: Brooke Davis.

A Tree Hill la gente si vestiva tendenzialmente molto male, soprattutto la povera svantaggiata Hailey che inspiegabilmente è finita a sposarsi quello gnocco di Nathan. La gente ancora a giro si chiede “in che senso?”, visto che lei osava uscire di casa coi poncho di lana e delle scarpe che manco quelle ortopediche erano così antiestestiche.

Peyton, in compenso, era una cifra triste e già che c’era lo esternava con i suoi vestiti neri, le sue giacche di pelle e i suoi disegni tanto tanto macabri. Tanto disagio, tanti problemi, ma quanto era bona mannaggia a lei.

Certo, mai quanto Brooke che, se nelle prime stagioni andava in giro vestita da vacca e si faceva trovare nuda nelle macchine dei compagni di classe (Brooke io ti amo, ci hai insegnato tanto nella vita), nelle ultime era diventata un donnino per bene con la sua linea di moda favolosa e quasi elegante.

Poi beh, c’erano gli uomini. Nathan, come già detto, era molto notevole. Ma pure Lucas, tenebroso e noioso quanto basta, faceva la sua porchissima figura coi vestiti da povero che gli davano in dote. INDIMENTICABILE la scena del pilot in cui lui viene quasi investito dalla macchina di Peyton mentre passa con quella felpa grigia con cappuccio che ha fatto storia.

Belli, e bravi, TUTTI.

(Tranne Mouth. Lui porello proprio no.)


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UnReal. La metatelevisione in grande spolvero

Lifetime solitamente non si presenta come un canale favoloso con programmi favolosi, ha partorito per lo più sciocchezze e poi, a un certo punto, ha deciso di fare il figo e ha mandato in onda una serie che s'intitola UnReal. E da lì applausi.

UnReal è un drama che racconta il dietro le quinte del fittizio Everlasting, reality che si ispira neanche troppo velatamente a The Bachelor, programmone di punta della televisione americana arrivato alla ventesima (!) stagione.

In Everlasting, un bono deve conoscere tante bone e infine sceglierne una con cui amarsi forever. Un po' come Uomini & Donne ma con decisamente meno stile.

Le pretendenti vengono pilotate con tantissima cattiveria dalla show runner e dalla produttrice esecutiva, entrambe persone davvero orribili che venderebbero la madre per una lacrima delle corteggiatrici. Gli outfit della serie tv caratterizzano molto i personaggi, tant'è che nella prima inquadratura Rachel (Shiri Appleby di Roswell!!), la produttrice cattiva, ha una maglietta con scritto "This is what a feminist look like". Spoiler: Rachel non è femminista MAI. E' pazza e ninfomane.

Tutte le concorrenti intanto sono vestite da debuttanti con vestiti lunghissimi e fintamente romantici (che si potrebbero tranquillamente trovare su un qualsiasi negozio della Tuscolana) o in alternativa con dei bikini striminziti per fare le vacche col protagonista.

Tutto molto bello, soprattutto la cruda spietatezza con cui viene raccontato il torbido mondo della televisione. E gente, credetemi, È TUTTO VERO.


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Sex & The City. Il surplus del kitch e del tamarro

Sì sì siam sempre là, la fine degli anni '90 ci han regalato tante ma tante gioie e blablabla.

Oltre a Friends, oltre a DC (nope, non Democrazia Cristiana, Dawson's Creek), oltre a Buffy, c'è stata una serie tv che è diventata la bibbia delle ragazze che scrivono “ihihihi” quando ridono (per voi, nessuna pietà), di quelle che condividono le frasi stupide su Facebook e che hanno magliette con mantra tipo “Meglio morta sui tacchi che viva in ballerine” (che comunque oh, è vero).

Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha vivevano a New York, amavano uomini per lo più erratissimi, si ubriacavano, si volevano molto bene e, soprattutto, si vestivano COLORATISSIME.

Ispirato al libro che ha ispirato la serie, c'era l'impatto visivo che aiutava un sacco la narrazione. I vestiti erano infatti una sorta di personaggio secondario molto ma molto invadente, esattamente come New York.

I vestiti erano parte talmente fondamentale della serie che intere puntate si basavano sulla scelta delle scarpe giuste, su feticisti dei piedi, sull'outfit perfetto per l'appuntamento, su sandali che si sporcavano di LIQUIDO AMNIOTICO quando l'amica stava per partorire (?) e vere e proprie storie d'amore con borse e vestitini. Cose incredibili ma che han spianato la strada per serie tv come Gossip Girl in cui la costumista prendeva davvero ma davvero tanti soldi.

Perché tra tutto quello che Carrie e le amichette sue ci hanno insegnato, è che un paio di scarpe DAVVERO ti possono svoltare la vita. E lo so, è una frase da Cessa, ma questo ci ha lasciato in eredità la serialità di quegli anni, che tocca fare?

E il filone “ODDIO I VESTITI SONO IMPORTANTISSIMI PER I FILM LE SERIE TV LA VITA” è andato avanti, confermandosi, quando nel film di Sex & the City l'abito da sposa di Carrie l'ha disegnato Vivienne Westwood. Do you know Vivienne?


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Friends: gli anni '90 son tutti là, al Central Perk

Se c'è una sitcom che in tv ha caratterizzato tantissimo gli anni '90, quella è sicuramente Friends, in cui ognuno di noi sicuro si identificava con almeno uno dei sei disagiati protagonisti.

Se eri una Monica, oltre ad avere un disturbo ossessivo compulsivo abbastanza fortino, eri tutta maglioncini corti a collo alto e gonne portafoglio; Rachel se la cavava con vestiti con cui si potrebbe andare a giro anche ora senza essere necessariamente additate come Tu Madre, addirittura i mom jeans son tornati di moda (ASSURDO), ma d'altronde lei lavorava da Ralph Lauren e allora grazialcazzo; mentre Phoebe, beh, lì sì che gli outfit erano da zecca new age ante litteram. Vestitini larghi coi fiori, cappelli di paglia, gilet improbabili. Tutto molto bello se sei una drogatella fiera di esserlo e la tua canzone del cuore è Gatto Rognoso! <3

Gli uomini in compenso avevano quei vestiti un po' jolly che non li caratterizzavano tanto quanto le ragazze della porta davanti, loro sì che erano delle icone di stile. Basti pensare ai tagli di capelli di Jennifer Aniston che hanno DAVVERO segnato un'epoca. La gente andava dal parrucchiere dicendo "No, non hai capito, Jennifer se li è tagliati così e te ora me li rifai uguale quant'è vero iddio piglia 'ste forbici e daje tutta".

Poi però la Aniston c'ha quasi 50 anni e ultimamente stanno uscendo foto dove è una gnocca di proporzioni davvero bibliche e noi siam qua, ancora ad andare dal parrucchiere in cerca di un miracolo.


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Jessica Jones. Un giubbotto di pelle fa miracoli

C'è Netflix, c'è la Marvel.

Questi due colossi han deciso un giorno di produrre Jessica Jones, una serie molto molto bella e un sacco cazzuta su una detective privata con dei superopoteri ossessionata da un cattivo DAVVERO cattivo che l'ha devastata e ultimamente la stalkera: Kilgrave.

Interpretato dall'eccelso David Tennant, l'antagonista della serie ha un potere incredibile, ovvero far fare alla gente ciò che lui vuole riducendoli in una sorta di sudditanza psicologica. Praticamente come il mio ex. Solo che questo tra le altre cose fa suicidare la gente, che è un po' peggio.

Jessica, però, oltre ad avere una forza sovrumana ed essere astiosissima vs. the world, ha una caratteristica favolosa; si veste SOLO con giubbotto di pelle, felpe grigie, stivali neri e jeans stretti nella sua 40. Kristen Ritter che la interpreta perfettamente ha avuto dei traumi giganti e tra le altre cose ha deciso che la sua uniforme da supereroina sarà proprio quella di una qualsiasi ragazza che si veste da Zara Trf. Per fortuna a dare un tocco di colore al tutto, oltre ai completi di Kilgrave, c'è l'amica di Jessica Trish che si veste da bona stratosferica quale è in ogni puntata, così come l'avvocatessa ELEGANTISSIMA Jeri interpretata dall'androgina Carrie Ann Moss. Brave tutte.

La serie intanto è stata riconfermata per la seconda stagione e a sto punto c'è solo da sperare che nella prossima la nostra Jessica non indossi MAI MAI MAI l'ormai famoso Chiodo Giallo di Zara. Lì sì che le puntate avrebbero tutto un altro spessore stilistico.


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Scream Queens: Mean Girls assassine ma vestite bene

Ryan Murphy e Brad Falchuck con il marciume ci vanno a nozze, ce l'hanno dimostrato coi vari American Horror Story e pure con Glee, che di elegante aveva davvero poco.

A questo giro, i delicati signori ci raccontano della Kappa Kappa Tau, una sorority in cui le ragazze vengono uccise con una facilità rara dal fantomatico Red Devil, un killer vestito uguale uguale alla mascotte della scuola.

A capo della confraternita c'è la lievemente psicopatica Chanel Oberlin che ad ogni entrata in scena sfoggia outfit che levatevi tutti, un po' come le sue galoppine, Chanel #2, Chanel #3 e Chanel #4. Nomi sobri per gente sobria.

Durante tutta la prima stagione, tra un assassinio e l'altro (ogni puntata muore qualcuno, così per democrazia), pellicce, piume, tubini, PARAORECCHIE CON LE ORECCHIE DA GATTO, completi Chanel colorati e gonne pelosissime la scoattano in mezzo alla scena.

La gente si è talmente infognata con il guardaroba delle protagoniste che basta googlare “Scream Queens outfits” per essere inondati da siti in cui è possibile trovare le copie cinesate dei vestiti, tumblr di ragazzine ossessionate, classifiche delle pellicce più sobrie usate da Chanel e tanto tanto altro.

Inutile dire che il reparto costumi ha fatto sì che la serie passasse da semplice trash a trash antologico. Tra qualche anno rivedremo le nostre Chanel preferite e probabilmente, come succede sempre, urleremo il grande classico usato finora solo per gli anni '90 “MACOMECAZZOANDAVANOAGIROQUESTE?”


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Buffy l'ammazza vampiri. Essere tamarri negli anni '90

Io me lo ricordo. Quei sòla di Italia1 nella loro fuorviante pubbicità dissero "Dopo Dawson's Creek, ecco il telefilm che ha fatto innamorare milioni di adolescenti".

COSA STAI DICENDO STUPIDO SPEAKER, COSA? Dawson's Creek e Buffy non c'entravano una mazza perdioh. Sì, c'era la storiona d'amore noia tra Angel e Buffy, Spike era forse un po' Pacey ma dai su, una ammazzava i vampiri e l'altro si faceva le pippe sui film di Spielberg, di cosa stiamo parlando?

Però gli anni erano quelli, i drammi d'amore pure e gli outfit beh... siam lì.

A differenza dell'origine di tutti i mali (DC), in Buffy c'erano linee comiche costanti, ironia a tranci, e una scrittura che scusate ma Kevin Williamson se la sognava (episodio "The Body", chi dimentica è complice).

Tra un'escalation qualitativa e l'altra che levatevi tutti, Buffy ci ha però regalato delle lezioni di stile veramente rare, specie nella prima stagione.
La povera Willow, paziente 0 della Nerd Televisiva, tra salopette DI LANA, capelli lunghi lunghi a madonna e gonne di velluto a costine urlava forte un "Sono disadattata però vah vah quant ne so".

Xander, mannaggia a lui, se non si metteva una camicia hawaiiana su camiciola in ogni puntata no, lui non era contento.

Cordelia, Dio la benedica, portava una ventata di vaccaggine che era un piacere.

E, last but not least, Buffy. Lei sì che gli altri no.

Stivali alti fino al ginocchio? Celo

Minigonne di pelle? Celo

Vestitini neri stretti stretti? Celo

Collarini di velluto? Celo

E via libera sulle ali del vento ad impalettare vampiri nei cimiteri.

Anni '90, we miss you.


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Dawson's creek. La morte di spensieratezza e stile

Se sei una persona nata negli anni '80/'90, è quasi impossibile che tu sia riuscita a scampare la messa in onda di Dawson's Creek. Per molti di noi, il telefilm creato da quel genio del male di Kevin Williamson è molto più di un programma tv. È la fottuta bibbia di tutti i nostri problemi adolescenziali. Come se i dramaaa delle storyline non bastassero (Jack e Doug, vi meritate una famiglia bellissima), le costumiste hanno pensato bene di regalarci lezioni di stile che, col senno di poi, sono un grandissimo MACOMECAZZOANDAVANOAGIRO?
La povera Joey era tutto un "sono povera e ho vestiti da povera", con quei top e quei maglioncini di flanella che addosso a lei facevano anche una discreta figura (facile se sei bona, eh?) ma se si provava a copiarne lo stile era per tutte noi La Fine.
Quello svantaggiato di Dawson, che già stava come stava con quel taglio di capelli imbarazzante, veniva vestito da quei sadici della produzione quasi esclusivamente con camicie da boscaiolo larghissime e gilet di lana su t-shirt bianche. Jen, tesoro bello, arrivava nella prima stagione con la nomèa da vacca di New York e poi me la facevano andare in giro per Capeside con maglioncini a collo alto, camiciette e vestitini anche piuttosto casti. Baldracca WHO?

Per grazia in mezzo a questa banda di stolti c'era Pacey, che lo potevi pure vestire con un saio e lui sì che era sempre favoloso. Sì, anche con le meches bionde.

A noi di quella generazione di sfigati, tutta discorsi noiosi e disagi, mancava solo di avere come punti di riferimento ragazzini vestiti normali, in effetti. Menomale poi è arrivato Gossip Girl, in cui ti potevi fare bei pianti bramando outfit che nessuno di noi potrà probabilmente mai permettersi.


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The Girlfriend Experience: da avvocatessa a escort

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Si da il caso che nel glorioso 2009 il caro vecchio Steven Soderbergh abbia girato un film con la delicatissima Sasha Grey dal titolo The Girlfriend Experience. Il film è il racconto di cinque giorni nella vita di una escort che si fa pagare millemila soldi per degnare uomini ricchi della sua compagnia. Questo 10 aprile, a distanza di 7 anni, Starz ha mandato in onda la prima puntata dell’omonima serie tv ispirata, manco a dirlo, proprio all’opera di Soderbergh che già che c’è la produce. Stavolta purtroppo a tirare avanti la storia non c’è Sasha ma tale Riley Keough, bona pure lei e con quell’aria da “uh quanto sono casta ma oh quanto sono porca” che tanto piace. Nel pilot la nostra futura eroina si presenta con camicette abbottonate fino al collo e maglioncini che manco mia nonna, mentre fa colloqui per studi di avvocati favola in un posto freddissimo dell’America. Ha un parka addosso, quindi si capisce subito che è Chicago. Tempo 5 minuti (le puntate ne durano 27) e già la vediamo nuda a tette di fuori che si masturba in una camera davanti ad uno appena conosciuto in un bar. YOU GO GIRL! Da lì in poi è evidente non solo per il predecessore cinematografico ma anche per scene allusive con la BFF tipo “Ho l’amica che fa la escort e un po’ la giudico però uuuh quanto vorrei essere come lei”, che l’universitaria wannabe avvocatessa tutta giacchine e gonnelline midi è un attimo che ci diventa la nuova Sasha Grey, appunto. E già, ovviamente, non vediamo l’ora di vedere i futuri outfit, dottoressa.


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The Good Wife. Eleganza, bellezza e tailleur favola

Lo dicono tutti da un sacco di tempo ma la gente è scema e si perde cose meravigliose: The Good Wife è una delle serie migliori in circolazione e non molla da sette anni. Nel corso delle sue stagioni, letteralmente una più bella dell’altra, la Buona Moglie è passata da un look quasi imbarazzante, da casalinga castigata e triste nei primi episodi, a sfoggiare outfit incredibili ed elegantissimi da milf acculturata. La favolosa Julianna Margulies, ultimamente anche produttrice esecutiva della serie che la vede protagonista, si diverte a indossare tailleur fintamente castigati per interpretare la parte dell’avvocatessa cazzutissima e precisissima, anche e soprattutto nello scegliere le sue giacche e camicie perfettamente abbinate alle gonne rigorosamente lunghezza ginocchio.

Se nella prima stagione la povera Alicia Florrick si ritrovava impantanata in uno scandalo molto poco grazioso (il marito beccato in flagrante con diverse prostitute), in queste ultimi anni la nostra si è pienamente ripresa, ha fondato uno studio legale, l’ha abbandonato, s’è messa in proprio, è diventata socia di un altro studio, ha amato, ha perso l’amore e l’ha quasi ritrovato. Il tutto indossando dei “power dress” che la metà bastava, looking fierce e soprattutto una cifra chic.
Perché per essere donne coi controcoglioni, è bene vestirsi in maniera più femminile possibile, così per sviare i poveri disperati che incontri per strada.

P.S.
Per capire QUANTO la gente sia andata in fissa coi costumi di scena di Julianna, basti vedere quaEsiste un video con TUTTI gli outfit di OGNI episodio. La gente è scema, appunto. Ma anche geniale.


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Lena Dunham. Quando essere bone è da sfigate

Avete presente quell'espressione orribile e fastidiosa “la voce di una generazione”? Ecco, sono davvero poche le volte in cui è concesso usarla perché tende sempre a dar l’idea di boiata pazzesca. Uno dei casi in cui però è più che lecito usarla è quando si parla di Lena Dunham. Nata nell'86 a New York è diventata nel giro di pochi anni una genialità ambulante grazie al suo Girls, dramedy della HBO che ha ideato, dirige, sceneggia, recita e in cui si spoglia. Il suo spogliarsi però, finalmente, è DAVVERO funzionale alla storia. Il suo personaggio, Hanna Horvath, vive le stesse ansie mie e tue di ogni giorno. Si sente un cesso, crede di essere una fallita ma in realtà ha una mal celata autostima ed un ego che riempirebbe l’Europa, si trucca poco e male, ha tatuaggi improbabili di CASE SULLA SCHIENA e, ormai, sta bene così. Esorcizza tutte le sue insicurezze mettendosi, letteralmente, a nudo. E già che c’è, vuole far capire anche a noi povere quanto sia bello e giusto potersi andar bene così. Hanna, ed evidentemente anche Lena, è arrivata ad un punto dell’esistenza in cui “Oh, io sono questa. Che tocca fà?” In Girls è circondata da amiche bone e favolose, ed ora che siamo arrivati alla quinta serie, è ciò un cruccio per lei? No. Perché? Perché fottesega. Loro saranno sì bone e favolose ma lei ha dalla sua la quasi irraggiungibile e tanto agognata sicurezza di sé. Vuoi mettere? Portar bene la bruttezza (povera Lena, neanche troppa a dire il vero) è un dono, essere genie talentuose ed avere a 30 anni all’attivo un libro, un film, una serie tv e una newsletter femminista (Lenny Letter) lo è altrettanto. E Lena ci ricorda ogni giorno tramite il suo profilo Instagram quanto in realtà essere bone sia da sfigate.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'
LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Broad City: due amiche deficienti a New York

C’è una serie, in onda su Comedy Central e prodotta da Amy Poehler, il cui sunto potrebbe essere tranquillamente: due ragazze ebree fuori come i culi che cazzeggiano a giro per New York.

Abbi e Ilana sono due trentenni amiche del cuore, una più rincoglionita dell’altra, che tentano - ognuna a modo proprio - di sopravvivere in quella città diffiiiicile che è New York. Ebree entrambe, sono i personaggi alter ego delle due creatrici della serie, Abbi Jacobson e Ilana Glazer, a cui danno corpo e voce recitando nella loro creazione facendo restare gli spettatori sempre in bilico tra il "WTF?" e il "GENIEEEEHH!".

Il tema di una delle ultime puntate andate in onda è un grande classico argomento di un sacco di film e telefilm: lo scambio d’identità. Qui non c’è il desiderio forte forte di trovarsi nei panni l'una dell’altra e il risveglio col desiderio esaudito ma c’è Ilana (la più marcia tra le due) che chiede ad Abbi di fingere di essere lei, così da lavorare al posto suo nel negozio bio da zecche in cui per poter comprare le zucchine a km 0 bisogna fare volontariato altrimenti vieni cacciato dalla responsabile del negozio, una hippy vecchia e sporchissima che allatta un bambino invisibile avvolto in cento coperte. Abbi ovviamente accetta ed Ilana le fa una sorta di lezione intensiva su come essere lei. Parlare dicendo cose senza senso è il primo passo, essere strafatta di erba il secondo e vestirsi come fossero i ruggenti anni ’80 il terzo, fondamentale.

Il look INCREDIBILE di Ilana è infatti uno dei segni particolari della serie che oltre ad avere riferimenti pop commoventi (nell’intro della prima puntata della terza serie Abbi ha il vestito bianco e oro, Ilana quello nero e blu, do you know?*) punta tantissimo sulla follia totale delle due protagoniste, una delle quali caratterizzata anche e soprattutto coi costumi, appunto.

Leggins a vita alta, crop top di rete, marsupi, borse minuscole allacciate in vita, shorts shortissimi a vita alta, cappellini improbabili, smoking da uomo e maglioncini per cani minuscoli usati come top. Perché Ilana è sobria ed elegante. Il suo malcelato odio per qualsiasi forma di lavoro e la totale incapacità di essere anche solo vagamente opportuna nel modo in cui si presenta è una cosa che a te spettatore fa sentire un sacco meno solo e anche se sai che quella roba allucinante che ha addosso può starbene solo a lei, una nana dai capelli ricci e la bocca larga coi tratti tipicamente ebrei, a una certa ti vien voglia di lanciar via le cose dell’armadio e dire “ma sticazzi, ci posso andare anch’io a giro così, con gli orecchini dorati con scritto LATINA, coi marsupi e con le camicie annodate sotto le tette”. O forse no.

Magari per continuare ad avere una più o meno sana vita da adulte lavoratrici è più consigliabile buttarsi sullo stile di Abbi, già più unadinoi con i suoi jeans, magliette, vestitini e una comprensibilissima voglia di sembrare, almeno all’apparenza, normale.
 

*L'unico, inimitabile, #TheDress


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Da amica tamarra di Paris a imprenditrice milionaria

A noi gente nata a metà degli anni ’80, non è andata benissimo in quanto a moda adolescenziale. Onyx, Killah Babe e Fornarina erano i must per le 15enni tamarre e borghesi ma non troppo. Poi c’era la Phard e l’indimenticabile Nyxo, la versione da povera della Onyx, per le più delicate. Questo in Italia.
In America intanto i primi anni del 2000 erano il palcoscenico di programmi CAPOLAVORO come The Simple Life della Fox in cui una ancora poco conosciuta Paris Hilton si accingeva a diventare una sorta di guru idiota della tv.

Ma non è lei l’imprenditrice del titolo. A quei tempi la biondissima e secchissima ereditiera era amichetta non solo di Nicole Richie ma anche della donna migliore di questi ultimi anni: Kim Kardashian.
Leggenda narra che ai tempi la futura Mrs West, amica d’infanzia di Paris, fosse in pratica la sua galoppina. Si vestivano entrambe in maniera decisamente peculiare e incredibilmente tamarra. Vestiti in satin, maglioncini grigi con cinturone nero sotto il seno, vestitini in jeans, top in lurex, pantaloni di velluto a zampa. Insomma LAMORTE della moda, i classici capi che a rivedere le foto delle medie o del liceo ti danno indirettamente tante risposte a tante domande. Nel 2007 poi, a seguito di un fortuito evento (fu leakato un video porno di Kim insieme al rapper Ray J, lei fece causa alla Vivid Entertainment e si accontentò di un accordo dal quale è riuscita a prendere CINQUE MILIONI DI DOLLARI) la famiglia Kardashian/Jenner tutta diventa protagonista di un reality di cui è andata in onda poche settimane fa l’ultima puntata dell’undicesima stagione.

Manco a dirlo, una delle foto promozionali del nuovo reality di E! fu un esempio di sobrietà rara. Leopardo, leopardo e ulteriore leopardo anche addosso a dodicenni ancora ignare del fatto che di lì a poco sarebbero diventate tutte milionarie. Belle di casa.

Nelle successive stagioni, un mix mortale di outfit allucinanti col senno di poi, perfettamente alla moda con gli occhi dell’ “epoca”. Acconciature imbarazzanti con boccoli che manco mia nonna negli anni 40, le indimenticate meches ai lati, trucco pesantissimo e leggermente a battona, lucidalabbra... il peggio del peggio è tutto qua, in un reality che è una droga e in cui non succede MAI niente ma in cui il poco che accade è meravigliosamente trash. Dalla scorsa stagione, diciamo da tre anni a questa parte, il clan Kardashian/Jenner è diventato omniscente. Sono ovunque e non li puoi scansare neanche a calci.

ABBIATENE TUTTE!

Sebbene la dottoressa Kardashian abbia sicuramente fatto dei passi falsissimi nella moda, ci sono un paio di capi che anche lei usa come jolly e che non devono mancare MAI MAI MAI in un armadio.

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1. Il classico, intramontabile, never banale, tubino nero

Se non ce l'avete, procuratevene immediatamente uno!

2. Leopardo su leopardo di leopardo

Non fatevi baggianare da chi dice che il leopardo è tamarro. Lo è, ma se messo con sobrietà può svoltare un outfit. Lo giuro. 

3. Borsa a gancio

Rende TUTTE ma proprio TUTTE un pochino più eleganti del solito. Tra la tracolla e la borsina messa all’interno del braccio, c’è un mondo di differenza. Kim ha centosedici Cèline ed altrettante Balenciaga. Noi che siamo più povere possiamo accontentarci anche delle borse di Zara, in caso.


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