La cultura della miscelazione si sviluppa tra due estremi ben precisi, due tipi di cocktail che individuano altrettanti modi di bere e di stare al mondo: quello raffinato, colto, di chi si fregia di conoscere e sorseggiare drink storici dalla ricetta estremamente sofisticata, e quello pacchiano, di chi beve un drink solo perché va di moda o solo perché l'alto contenuto alcolico favorisce una rapida sbronza. Mentre la prima attitudine nella peggiore delle ipotesi rischia di sviluppare in chi la sposa un certo snobismo, la seconda fa rischiare ai suoi seguaci non solo di manifestare l'ignoranza del loro palato, ma soprattutto dei postumi potenzialmente devastanti.
Tra le due, consiglio sempre la prima, preferendo apparire bevitori colti e magari un po' altezzosi, piuttosto che ubriachi molesti che bevono al solo triste scopo di dire e fare cose per cui da sobri gli manca il coraggio. Per capire meglio di cosa sto parlando, ecco a voi un duello all'ultimo sangue tra uno dei cocktail più sofisticati di sempre, e uno dei più tamarri, per scoprire insieme perché bere non è una pratica da debosciati dediti allo sfondamento alcolico dell'autocontrollo, ma un'arte in cui le principali virtù sono il piacere lento del sorseggio e il senso della misura.
Brandy Alexander VS Orgasm E già sui nomi di questi due cocktail si potrebbe dire molto, ma lasciamo da parte ciò che è ovvio, e parliamo invece del perché questi due cocktail dal gusto dolce e cremoso, dunque apparentemente molto simili, sono invece irriducibilmente distanti.
Il Brandy Alexander (un terzo di brandy, un terzo di liquore di cacao, un terzo di crema di latte e noce moscata grattata in superficie), nasce nel 1922, quando lo storico barman inglese Harry MacElhone lo inventò per celebrare le nozze della Principessa Mary con Lord Lascelles. Il colore bianco della mistura (da versarsi in una coppetta martini dopo aver shakerato energicamente e filtrato il ghiaccio), voleva essere un omaggio all'abito da sposa della principessa. Adoro questa storia. Qualcuno potrebbe obbiettare che c'è ben poco di romantico in un matrimonio combinato come quello della principessa Mary, che inizialmente pare fosse riluttante, ma cosa c'è di più romantico di un sentimento infinitamente potente che si manifesta contro ogni previsione? Dalle memorie di uno dei due figli si scopre che la principessa si innamorò del marito anni dopo le nozze, e scusate se lo trovo romantico, ma mia nonna materna, una donna da sempre molto austera, mi ha da poco confessato la stessa cosa su mio nonno, un perfetto sconosciuto che le era stato imposto dalla famiglia ma l'ha conquistata e fatta innamorare piano piano, giorno dopo giorno, con la sua dolcezza e la sua allegria contagiose. Come vedete, uno dei pregi dei cocktail con una propria storia, è che tra i loro ingredienti contengono infinite altre storie. L'Orgasm (un terzo di Grand Marnier, un terzo di crema di Whisky, un terzo di Cointreau, che ho i conati solo a nominare di seguito gli ingredienti), ha un'origine misteriosa, e cioè non si sa dove, quando e da chi sia stato inventato, probabilmente perché il barman che lo ha ideato ha provato un certo giustificato imbarazzo a rivendicare la paternità di questa insulsa ricetta che quanto a delicatezza ed equilibrio degli ingredienti è paragonabile a un marshmallow farcito di alcol, intinto nel miele e ricoperto di glassa. L'unica virtù di questo drink riguarda l'abilità necessaria per la preparazione (peraltro mutuata da altri celeberrimi cocktail come l'Irish Coffee), perché i tre ingredienti non vanno mescolati, ma fatti scivolare lentamente uno per volta sopra il dorso di un cucchiaino, in modo da non mischiarsi nel bicchiere (uno shot o un old fashioned) e creare un cocktail di tre colori distinti. Alcuni barman, per il piacere dei clienti più truzzi, che si esaltano cioè per le stupidaggini, accendono la superficie del cocktail con un accendino, servendolo dunque “alla fiamma”.
Dunque, oltre alla scelta degli ingredienti che compongono la miscela, estremamente ponderata la prima, pacchianamente arraffazzonata la seconda, va detto che la noce moscata grattugiata in superficie batte la fiammella coatta 10 a zero. Inoltre, concludendo: solo un imbecille può sentirsi brillante e originale nel domandare a un barman un ORGASMO.La cultura della miscelazione si sviluppa tra due estremi ben precisi, due tipi di cocktail che individuano altrettanti modi di bere e di stare al mondo: quello raffinato, colto, di chi si fregia di conoscere e sorseggiare drink storici dalla ricetta estremamente sofisticata, e quello pacchiano, di chi beve un drink solo perché va di moda o solo perché l'alto contenuto alcolico favorisce una rapida sbronza.
Mentre la prima attitudine nella peggiore delle ipotesi rischia di sviluppare in chi la sposa un certo snobismo, la seconda fa rischiare ai suoi seguaci non solo di manifestare l'ignoranza del loro palato, ma soprattutto dei postumi potenzialmente devastanti.
Tra le due, consiglio sempre la prima, preferendo apparire bevitori colti e magari un po' altezzosi, piuttosto che ubriachi molesti che bevono al solo triste scopo di dire e fare cose per cui da sobri gli manca il coraggio. Per capire meglio di cosa sto parlando, ecco a voi un duello all'ultimo sangue tra uno dei cocktail più sofisticati di sempre, e uno dei più tamarri, per scoprire insieme perché bere non è una pratica da debosciati dediti allo sfondamento alcolico dell'autocontrollo, ma un'arte in cui le principali virtù sono il piacere lento del sorseggio e il senso della misura.
Brandy Alexander VS Orgasm E già sui nomi di questi due cocktail si potrebbe dire molto, ma lasciamo da parte ciò che è ovvio, e parliamo invece del perché questi due cocktail dal gusto dolce e cremoso, dunque apparentemente molto simili, sono invece irriducibilmente distanti.
Il Brandy Alexander (un terzo di brandy, un terzo di liquore di cacao, un terzo di crema di latte e noce moscata grattata in superficie), nasce nel 1922, quando lo storico barman inglese Harry MacElhone lo inventò per celebrare le nozze della Principessa Mary con Lord Lascelles. Il colore bianco della mistura (da versarsi in una coppetta martini dopo aver shakerato energicamente e filtrato il ghiaccio), voleva essere un omaggio all'abito da sposa della principessa. Adoro questa storia. Qualcuno potrebbe obbiettare che c'è ben poco di romantico in un matrimonio combinato come quello della principessa Mary, che inizialmente pare fosse riluttante, ma cosa c'è di più romantico di un sentimento infinitamente potente che si manifesta contro ogni previsione? Dalle memorie di uno dei due figli si scopre che la principessa si innamorò del marito anni dopo le nozze, e scusate se lo trovo romantico, ma mia nonna materna, una donna da sempre molto austera, mi ha da poco confessato la stessa cosa su mio nonno, un perfetto sconosciuto che le era stato imposto dalla famiglia ma l'ha conquistata e fatta innamorare piano piano, giorno dopo giorno, con la sua dolcezza e la sua allegria contagiose. Come vedete, uno dei pregi dei cocktail con una propria storia, è che tra i loro ingredienti contengono infinite altre storie. L'Orgasm (un terzo di Grand Marnier, un terzo di crema di Whisky, un terzo di Cointreau, che ho i conati solo a nominare di seguito gli ingredienti), ha un'origine misteriosa, e cioè non si sa dove, quando e da chi sia stato inventato, probabilmente perché il barman che lo ha ideato ha provato un certo giustificato imbarazzo a rivendicare la paternità di questa insulsa ricetta che quanto a delicatezza ed equilibrio degli ingredienti è paragonabile a un marshmallow farcito di alcol, intinto nel miele e ricoperto di glassa. L'unica virtù di questo drink riguarda l'abilità necessaria per la preparazione (peraltro mutuata da altri celeberrimi cocktail come l'Irish Coffee), perché i tre ingredienti non vanno mescolati, ma fatti scivolare lentamente uno per volta sopra il dorso di un cucchiaino, in modo da non mischiarsi nel bicchiere (uno shot o un old fashioned) e creare un cocktail di tre colori distinti. Alcuni barman, per il piacere dei clienti più truzzi, che si esaltano cioè per le stupidaggini, accendono la superficie del cocktail con un accendino, servendolo dunque “alla fiamma”.
Dunque, oltre alla scelta degli ingredienti che compongono la miscela, estremamente ponderata la prima, pacchianamente arraffazzonata la seconda, va detto che la noce moscata grattugiata in superficie batte la fiammella coatta 10 a zero. Inoltre, concludendo: solo un imbecille può sentirsi brillante e originale nel domandare a un barman un ORGASMO.