Lo sanno tutti che conviene trattare molto bene barman, camerieri e qualunque maestranza addetta a preparare e/o a servire qualcosa nell'imperscrutabile mondo della ristorazione.Eppure non c'è niente da fare, è più forte di noi: imploriamo pietosamente un'aggiuntina di gin nel nostro long drink, maltrattiamo un cameriere per la cottura della pasta come se l'avesse cucinata lui, chiediamo lo sconto al cassiere come se fossimo gli unici al mondo a provarci e per questo si potesse fare un'eccezione. Tutti atteggiamenti sbagliatissimi se il nostro scopo è ottenere un trattamento privilegiato, eppure non resistiamo e continuiamo a infilare questi errori madornali uno dietro l'altro come se niente fosse, e come se non ci fossero conseguenze. E se il cameriere o il cassiere dispongono di alcuni piccoli e talvolta significativi poteri, il barman è una specie di padreterno capace di esercitare la sua influenza su una quantità tale di variabili che è impossibile elencarle in questa sede, vi basti sapere la regola fondamentale e non scritta che determina la vita del bar: un avventore che conquista il barman è un avventore che avrà conquistato il mondo.
Ma cosa bisogna fare esattamente, e cosa non bisogna fare per ingraziarsi questo misterioso demiurgo che ha in mano niente po po di meno che le sorti della nostra serata alcolica? Ecco alcuni utili accorgimenti: MAI pietire l'aggiuntina Nonostante sia una pratica diffusissima, e nonostante si riveli quasi sempre fallimentare, l'abitudine a chiedere al barman un'aggiunta al cocktail del distillato più forte della miscela è incredibilmente frequente e dura a morire. Eppure è estremamente raro che questa tecnica abbia un buon esito, e questo per diversi motivi. Se il barman è un professionista non farà una piega ma non vi verserà neanche una goccia in più della quantità prevista. Se il barman è un cialtrone vendicativo vi verserà invece meno distillato di quanto vi spetta di diritto. Se il barman sono io, fingerò di versare la solita quantità ma ne verserò di meno, dunque procederò alla presunta aggiuntina, che in pratica vi consegnerà in un solo colpo la quantità alla quale avevate comunque diritto e l'illusoria soddisfazione di aver ottenuto un privilegio. L'unica speranza che avete di ottenere un po' più di vodka nel vostro Bloody Mary è piazzare una moneta sullo scontrino che posizionerete sul bancone. Certo, 50 centesimi sono meglio di uno, ma non importa la quantità, importa il gesto, perché in questo paese di pulciari della mancia da bar, nessun barman resiste alla tentazione di manifestare la sua gratitudine al cliente che invece di elemosinare un po' di alcol in più, lo gratifica a priori con un omaggio non richiesto. Notare i dettagli della preparazione I barman sono orgogliosissimi. Si sentono una spanna sopra non solo alle altre maestranze della ristorazione, ma anche ai clienti. E una delle caratteristiche di cui vanno più fieri è la preparazione del cocktail. Osservatelo con attenzione. Apprezzate piccoli dettagli apparentemente insignificanti. Fateglielo notare (ma senza ostentazione, o rischiate di passare per ruffiani), complimentatevi del sapore del cocktail al momento dell'assaggio evitando scontati apprezzamenti generici, rilevando per esempio il perfetto equilibrio degli ingredienti (sempre efficace e adattabile a qualunque miscela). Ammirate la precisione della guarnizione domandando se per caso il barman ha imparato il mestiere attraverso un corso o se invece è autodidatta, apprezzerà in entrambi i casi. Fate tutto questo e state certi che non solo non si dimenticherà di voi, ma il prossimo cocktail che gli ordinerete sarà quanto di più sopraffino e generoso sia in grado di preparare. Non fare i saputelli Se c'è una tipologia di cliente che il barman detesta più dell'ubriaco molesto (sempre in virtù dell'orgoglio di cui sopra), è il saccente competitivo, quello che ordina un cocktail e ne osserva la preparazione con l'unico scopo di trovare piccoli o grossolani errori in modo da poter vantare la propria cultura del bere e umiliare il barman che lo sta servendo. Poveri stronzi. Non c'è niente, e dico NIENTE che ci fa più incazzare, e non dubitate che un barman trova sempre il modo di vendicarsi. Per esempio mettendo il peggiore rum da discount in una bottiglia di rum pregiato e tenendola in serbo, anche per mesi, finché quel povero stronzo pomposo non oserà rimettere piede nel nostro bar. Oppure usando una dose del più raffinato sarcasmo per smerdare elegantemente un saputello di fronte alla sventola sulla quale vorrebbe fare colpo con la sua presunta cultura dei cocktail. Insomma: nonostante le apparenze la verità è che il barman è un re e il bar è il suo regno. Dunque, per quanto possiate sentirvi in una posizione di superiorità solo perché pagate qualche euro per farvi servire da bere, sappiate che siete i sudditi di un regime totalitario mascherato da democrazia, di un tirannia il più delle volte illuminata, ma che può abbattersi sulle vostre teste come la lama di ghigliottina più umiliante e nefasta che possiate immaginare.
Ora, queste tre dritte non sono che un piccolo spunto, perché purtroppo per educare l'avventore medio non basterebbe un manuale. La buona notizia è che in un paese diseducato all'eleganza del buon bere e del sottinteso codice di comportamento da bar, se farete tesoro anche solo di questi tre consigli, la prossima volta che capiterete al bancone di un bar vi distinguerete immediatamente sull'arroganza e sulla cecità del cliente medio, e vi riserverete in pochi secondi un posto d'onore nel cuore del barman più cinico e inespugnabile.
Provate e vedrete! Lo sanno tutti che conviene trattare molto bene barman, camerieri e qualunque maestranza addetta a preparare e/o a servire qualcosa nell'imperscrutabile mondo della ristorazione. Eppure non c'è niente da fare, è più forte di noi: imploriamo pietosamente un'aggiuntina di gin nel nostro long drink, maltrattiamo un cameriere per la cottura della pasta come se l'avesse cucinata lui, chiediamo lo sconto al cassiere come se fossimo gli unici al mondo a provarci e per questo si potesse fare un'eccezione. Tutti atteggiamenti sbagliatissimi se il nostro scopo è ottenere un trattamento privilegiato, eppure non resistiamo e continuiamo a infilare questi errori madornali uno dietro l'altro come se niente fosse, e come se non ci fossero conseguenze. E se il cameriere o il cassiere dispongono di alcuni piccoli e talvolta significativi poteri, il barman è una specie di padreterno capace di esercitare la sua influenza su una quantità tale di variabili che è impossibile elencarle in questa sede, vi basti sapere la regola fondamentale e non scritta che determina la vita del bar: un avventore che conquista il barman è un avventore che avrà conquistato il mondo.
Ma cosa bisogna fare esattamente, e cosa non bisogna fare per ingraziarsi questo misterioso demiurgo che ha in mano niente po po di meno che le sorti della nostra serata alcolica? Ecco alcuni utili accorgimenti: MAI pietire l'aggiuntina Nonostante sia una pratica diffusissima, e nonostante si riveli quasi sempre fallimentare, l'abitudine a chiedere al barman un'aggiunta al cocktail del distillato più forte della miscela è incredibilmente frequente e dura a morire. Eppure è estremamente raro che questa tecnica abbia un buon esito, e questo per diversi motivi. Se il barman è un professionista non farà una piega ma non vi verserà neanche una goccia in più della quantità prevista. Se il barman è un cialtrone vendicativo vi verserà invece meno distillato di quanto vi spetta di diritto. Se il barman sono io, fingerò di versare la solita quantità ma ne verserò di meno, dunque procederò alla presunta aggiuntina, che in pratica vi consegnerà in un solo colpo la quantità alla quale avevate comunque diritto e l'illusoria soddisfazione di aver ottenuto un privilegio. L'unica speranza che avete di ottenere un po' più di vodka nel vostro Bloody Mary è piazzare una moneta sullo scontrino che posizionerete sul bancone. Certo, 50 centesimi sono meglio di uno, ma non importa la quantità, importa il gesto, perché in questo paese di pulciari della mancia da bar, nessun barman resiste alla tentazione di manifestare la sua gratitudine al cliente che invece di elemosinare un po' di alcol in più, lo gratifica a priori con un omaggio non richiesto. Notare i dettagli della preparazione I barman sono orgogliosissimi. Si sentono una spanna sopra non solo alle altre maestranze della ristorazione, ma anche ai clienti. E una delle caratteristiche di cui vanno più fieri è la preparazione del cocktail. Osservatelo con attenzione. Apprezzate piccoli dettagli apparentemente insignificanti. Fateglielo notare (ma senza ostentazione, o rischiate di passare per ruffiani), complimentatevi del sapore del cocktail al momento dell'assaggio evitando scontati apprezzamenti generici, rilevando per esempio il perfetto equilibrio degli ingredienti (sempre efficace e adattabile a qualunque miscela). Ammirate la precisione della guarnizione domandando se per caso il barman ha imparato il mestiere attraverso un corso o se invece è autodidatta, apprezzerà in entrambi i casi. Fate tutto questo e state certi che non solo non si dimenticherà di voi, ma il prossimo cocktail che gli ordinerete sarà quanto di più sopraffino e generoso sia in grado di preparare. Non fare i saputelli Se c'è una tipologia di cliente che il barman detesta più dell'ubriaco molesto (sempre in virtù dell'orgoglio di cui sopra), è il saccente competitivo, quello che ordina un cocktail e ne osserva la preparazione con l'unico scopo di trovare piccoli o grossolani errori in modo da poter vantare la propria cultura del bere e umiliare il barman che lo sta servendo. Poveri stronzi. Non c'è niente, e dico NIENTE che ci fa più incazzare, e non dubitate che un barman trova sempre il modo di vendicarsi. Per esempio mettendo il peggiore rum da discount in una bottiglia di rum pregiato e tenendola in serbo, anche per mesi, finché quel povero stronzo pomposo non oserà rimettere piede nel nostro bar. Oppure usando una dose del più raffinato sarcasmo per smerdare elegantemente un saputello di fronte alla sventola sulla quale vorrebbe fare colpo con la sua presunta cultura dei cocktail. Insomma: nonostante le apparenze la verità è che il barman è un re e il bar è il suo regno. Dunque, per quanto possiate sentirvi in una posizione di superiorità solo perché pagate qualche euro per farvi servire da bere, sappiate che siete i sudditi di un regime totalitario mascherato da democrazia, di un tirannia il più delle volte illuminata, ma che può abbattersi sulle vostre teste come la lama di ghigliottina più umiliante e nefasta che possiate immaginare.
Ora, queste tre dritte non sono che un piccolo spunto, perché purtroppo per educare l'avventore medio non basterebbe un manuale. La buona notizia è che in un paese diseducato all'eleganza del buon bere e del sottinteso codice di comportamento da bar, se farete tesoro anche solo di questi tre consigli, la prossima volta che capiterete al bancone di un bar vi distinguerete immediatamente sull'arroganza e sulla cecità del cliente medio, e vi riserverete in pochi secondi un posto d'onore nel cuore del barman più cinico e inespugnabile.
Provate e vedrete!