La mia storia da gamer è iniziata alla tenera età di 6-7 anni, quando i miei genitori per un bel voto a scuola mi comprarono il mitico Game Boy (una delle prime console portatili di Nintendo), e la cartuccia (oddio mi sento vecchia) di Pokémon Rosso.
A metà degli anni 90 infatti spopolavano queste creaturine collezionabili sparse per il mondo di gioco, che noi dovevamo allenare e collezionare per diventare maestri Pokémon.
L'entusiasmo e il trasporto per questo tipo di intrattenimento fu subito palese, e in men che non si dica mi ero già accaparrata la console di punta di Sony, la PlayStation.
Lì si aprì per me un mondo meraviglioso, fatto di 3D, di personaggi fuori dagli schemi, mondi fantastici e tanto divertimento.
Il primissimo gioco che comprai per PlayStation fu Crash Bandicoot 2, dove si “impersonava” un simpatico marsupiale antropomorfo intento a salvare il mondo dal Malefico Dr. Cortex (scienziato pazzo con manie di conquista del mondo).
Bisognava correre, saltare, malmenare i buffi nemici per accaparrarsi i cristalli, le gemme e la famose scatole contenenti i frutti Wumpa. Il tutto condito da una divertente grafica cartoon.
Da bambina ero attirata dal genere platform e buttai l'occhio anche su Spyro; il famoso draghetto viola sputafuoco, anche lui impegnato nel combattere i cattivoni di turno.
Collezionare oggetti, girovagare in lungo e in largo, e farsi strada a colpi di “cornate” era il fulcro del gioco. La grafica così definita per l'epoca e la possibilità di immedesimarsi in un mondo di fantasia era veramente la nuova frontiera del “gioco”, che in anni di evoluzione si sta avvicinando sempre di più al fotorealismo.
Il gioco che però ha spiazzato il dogma della ragazza dolce e indifesa è Tomb Raider.
Il primo Tomb Raider uscì sempre a metà degli anni 90, e portò aria nuova all'ideale di videogioco; infatti non si impersonava il classico omone armato fino ai denti e magari anche un po' rozzo, ma si impersonava lei; la regina delle avventure che hanno accompagnato milioni di videogiocatori nel mondo: Lara Croft.
“Equipaggiata” di un generoso decollete che inizialmente data la carenza di pixel faceva pensare a due protuberanze di forma conica, porta con sé tutto quello in cui noi donne dovremmo credere: che possiamo essere forti e sexy allo stesso tempo, e che possiamo conservare un carattere indipendente e autoritario, proprio come quello dell'archeologa più famosa dei videogiochi.
Quando inizio a parlare di videogiochi non la smetto più, ci vediamo al prossimo post!
PINK GAMERS
di Valentina Caramignoli
Valentina è una nerd incallita, gamer fin da piccola. Divoratrice di serie tv, libri e animazione giapponese, recensisce videogiochi per la rivista VGN.