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Lena Dunham. Quando essere bone è da sfigate

Avete presente quell'espressione orribile e fastidiosa “la voce di una generazione”? Ecco, sono davvero poche le volte in cui è concesso usarla perché tende sempre a dar l’idea di boiata pazzesca. Uno dei casi in cui però è più che lecito usarla è quando si parla di Lena Dunham. Nata nell'86 a New York è diventata nel giro di pochi anni una genialità ambulante grazie al suo Girls, dramedy della HBO che ha ideato, dirige, sceneggia, recita e in cui si spoglia. Il suo spogliarsi però, finalmente, è DAVVERO funzionale alla storia. Il suo personaggio, Hanna Horvath, vive le stesse ansie mie e tue di ogni giorno. Si sente un cesso, crede di essere una fallita ma in realtà ha una mal celata autostima ed un ego che riempirebbe l’Europa, si trucca poco e male, ha tatuaggi improbabili di CASE SULLA SCHIENA e, ormai, sta bene così. Esorcizza tutte le sue insicurezze mettendosi, letteralmente, a nudo. E già che c’è, vuole far capire anche a noi povere quanto sia bello e giusto potersi andar bene così. Hanna, ed evidentemente anche Lena, è arrivata ad un punto dell’esistenza in cui “Oh, io sono questa. Che tocca fà?” In Girls è circondata da amiche bone e favolose, ed ora che siamo arrivati alla quinta serie, è ciò un cruccio per lei? No. Perché? Perché fottesega. Loro saranno sì bone e favolose ma lei ha dalla sua la quasi irraggiungibile e tanto agognata sicurezza di sé. Vuoi mettere? Portar bene la bruttezza (povera Lena, neanche troppa a dire il vero) è un dono, essere genie talentuose ed avere a 30 anni all’attivo un libro, un film, una serie tv e una newsletter femminista (Lenny Letter) lo è altrettanto. E Lena ci ricorda ogni giorno tramite il suo profilo Instagram quanto in realtà essere bone sia da sfigate.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'
LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Non sono quel tipo di ragazza, Lena Dunham

#checosastoleggendo

"Sono una ragazza mossa dalla brama di avere tutto, e le pagine che seguono sono dispacci pieni di speranza dalla trincea di questa battaglia."

@DeLempicka

Lena Dunham Non sono quel tipo di ragazza Sperling & Kupfer Pag. 263 euro 16,90

Ho vent'anni e mi odio. I capelli, la faccia, la pancia sporgente. La mia vocina tremolante e le poesie sdolcinate. Il fatto che i miei genitori, per rivolgersi a me, usino un tono leggermente più alto di quello che usano con mia sorella, come se fossi un funzionario pubblico che ha dato di matto e, se messa sotto pressione, potessi far esplodere gli ostaggi che tengo legati nello scantinato. Dissimulo tanta ostilità attraverso una sorta di autoaccettazione aggressiva. Mi tingo i capelli di un punto di giallo catarifrangente, tagliandoli corti in alto e ai lati e lasciandoli lunghi dietro, ispirata più dalle foto di ragazze madri degli anni Ottanta che da qualsiasi moda del momento. Mi vesto di spandex di colori fluo che mi fascia in tutti i punti meno opportuni. Io e mia madre abbiamo avuto una lite furibonda, una volta, quando per andare in Vaticano ho scelto di indossare leggings rosa e una maglietta che lasciava l'ombelico scoperto, con le banane stampate sopra, facendo strabuzzare gli occhi ai devoti turisti che poi distoglievano subito lo sguardo. [...] Faccio schifo. Finirò in una casa di cura entro i ventinove anni. Non concluderò mai un tubo. Eppure, se mi incontraste ad una festa non lo direste mai. In mezzo alla gente sono immancabilmente gioiosa, tutta in tiro con abiti da sera presi nei negozi dell'usato e le unghie finte, in perenne lotta contro il sonno indotto dai 350 milligrammi di farmaco che prendo tutte le sere.

Bio Lena Dunham è la creatrice di Girls, la serie tv HBO acclamata dalla critica, della quale è anche produttrice esecutiva, sceneggiatrice, regista e protagonista. Per Girls ha vinto due Golden Globe, incluso quello per migliore attrice. Dunham ha anche scritto e diretto due lungometraggi e collabora spesso con il New Yorker. Vive e lavora a Brooklyn.