Jamsu: il segreto per un make up perfetto

Cari lettori, lettrici, amici, cugini e parenti lontani,

oggi voglio raccontarvi di come il mondo del beauty coreano sia diventato una trappola mortale per la sottoscritta. Ci sono novità? Le devo provare. Ci sono prodotti assurdi che promettono di tornare giovane in sette minuti? Li devo avere e via dicendo.

Di recente mi sono imbattuta in una tecnica, quella del Jamsu, che promette di fissare il trucco per molte, moltissime ore. Chi di noi non sogna di avere un incarnato perfetto mentre fuori impazzano millemila gradi e ci sentiamo vicini all’aldilà?

Che cos’è il Jamsu

Jamsu, che significa immersione, è una tecnica che prevede di affondare il viso nell’acqua gelata per 30 secondi dopo averlo cosparso di cipria fissante o di borotalco, affinché il make up abbia una resa e una durata altissime. Promette pelle perfetta, pori ridotti e un effetto flawless: il fondotinta si fonderà con la pelle e apparirà molto più naturale.

Proviamoci insieme!

  • Detergete il viso come al solito e procedete con l’applicazione delle vostre creme. Non dimenticate la protezione solare, mi raccomando.
  • Ora è il momento di truccarsi: preparate la vostra base viso con correttore, fondotinta e blush. Lasciate gli occhi e la bocca struccati.
  • Tirate indietro i capelli e avvolgete la fronte con una fascia: non vogliamo dover perdere tempo a ritoccare la piega!
  • Ora comincia la fase Art Attack: prendete del borotalco (io lo sconsiglio, lo trovo irritante e occlusivo) oppure della cipria HD trasparente (quella che di solito si presenta bianca) e applicatela grossolanamente sul viso con l’aiuto di un pennello o di una spugnetta. L’effetto dovrà essere di viso imbiancato.
  • Al mio tre, immergete il volto in una bacinella che avrete riempito con acqua fredda, freddissima per circa 30 secondi, stando bene attenti a bagnare anche i laterali e la fronte. Pronti? Uno, due e tre!
  • Tamponate delicatamente con una salvietta: non strofinate, non toccate con le mani, siate clementi. Quando il viso sarà asciutto, eliminate gli eventuali residui di cipria rimasti con un pennello. Voilà! Adesso siete pronti per truccare gli occhi e la bocca e definire il vostro make up.

Personalmente, sconsiglio questo metodo a chi ha una pelle molto secca e lo riserverei solo a occasioni speciali (anche perché il procedimento è molto lungo)

Fatemi sapere se l’avete provato e quali sono le vostre impressioni <3


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti.

Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

Advanced colour course master class con Neville Roman Zammit

Domenica 24 e lunedì 26 giugno da RiccioCapriccio si è tenuto un corso professionale dedicato al colore con un insegnante d’eccezione: Neville Roman Zammit.

Giovane ed eccellente colorist per Vidal Sassoon Academy London, è originario di Malta.

Ha lavorato in Vidal Sassoon per quattordici anni prestando la sua opera in Spagna, in Giappone, in Russia, nel Regno Unito; ha curato il look di moltissimi modelli per le collezioni della casa, come testimoniano i numerosi dvd che raccontano quanto lavoro e quanta ricerca ci sia dietro ogni presentazione.

Ha vinto il premio Colorist of the year per due anni consecutivi.

Oggi ha il suo salone a Gezira (Malta), NVAD Hair Salon & Spa.

Il corso di colorazione a livello avanzato era incentrato sul benessere della chioma: abbiamo scoperto quali sono le tecniche migliori da applicare a seconda del tipo di capello per raggiungere il massimo senza danneggiarlo.

Siamo molto soddisfatti di questa esperienza e conserviamo nel nostro bagaglio delle nuove competenze che applicheremo sul lavoro, per rendervi sempre più soddisfatti.

Ringraziamo Neville per l’attenzione e la pazienza, il nostro staff, coloro che hanno scelto di partecipare: Massimo Serini, Cosimo Mazzeo, Roberta Purificato e le nostre adorabili Modelle per un giorno.

"Life is too short to have boring hair."


Neville Roman Zammit torna da RiccioCapriccio!

Novità da RiccioCapriccio: martedì 27 giugno torna a trovarci Neville Roman Zammit, giovane ed eccellente colorist per Vidal Sassoon Academy London.

Originario di Malta, ha lavorato in Vidal Sassoon per quattordici anni prestando la sua opera in Spagna, in Giappone, in Russia, nel Regno Unito; ha curato il look di moltissimi modelli per le collezioni della casa, come testimoniano i numerosi dvd che raccontano quanto lavoro e quanta ricerca ci sia dietro ogni presentazione.

Ha vinto il premio Colorist of the year per due anni consecutivi.

Oggi ha il suo salone a Gezira (Malta), NVAD Hair Salon & Spa.

Siamo fierissimi di averlo con noi: avrete la possibilità di conoscerlo e di affidargli la vostra immagine.

I posti a disposizione sono pochissimi: le prenotazioni sono già aperte.

Martedì siamo aperti dalle 12.00 alle 20.45, ci vediamo? :)

Masturbazione fa rima con rivoluzione?

Ho un ricordo molto vivido della prima volta che mi sono avventurata nei sentieri dell'autoerotismo e della fantasia che ha alimentato la mia prima masturbazione. Sognavo di correre fortissimo in bicicletta: tutta una salita di sfregamento selvaggio dei genitali e poi, l'orgasmo nella discesa. Niente di leggibile come sessuale in termini pornografici – ma la mia innocenza fu presto corrotta e le mie prime fantasie erotiche vere e proprie invece furono molto influenzate dai materiali con cui venni a contatto nella preadolescenza. Come spiegavo nel post precedente, erano storie di violenza e così anche la mia immaginazione si assestò su quel paradigma: la donna come preda, il macho dominante fino alla brutalità. E sono stata per anni una consumatrice compulsiva di porno rough, un hard core così estremo che era sempre in bilico tra l'efferato e il ridicolo: era quello che funzionava più in fretta, arrivando con tutte le scorciatoie possibili al mio sistema limbico e liberando le endorfine di cui avevo bisogno per farmi una ricca dormita o per rendere più allegra la giornata.

Non mi sentivo affatto strana o anormale nel seguire questa mia tendenza, anzi ricordo che uno dei primi elementi di riflessione su sesso e genere che arrivò ai miei occhi fu un articolo di giornale in cui si analizzava la preminenza della fantasia di stupro nelle donne. Ero più che normale, ero nella media.

Si discute molto, anche in ambito femminista, della legittimità di un certo tipo di fantasie e pratiche. Alcune attiviste ne fanno addirittura un punto di rivendicazione libertaria: se non posso fantasticare liberamente di venire sbattuta contro la mia volontà non è la mia rivoluzione; voglio poter consumare la pornografia mainstream piú becera senza che questo metta in discussione il mio posizionamento politico antisessista; voglio farmi scopare con ferocia e non sentirmi colpevole. Tutto giusto e rispettabile: il femminismo moralista, quello che prescrive e censura non è mai stato ne' sarà mai il mio riferimento. Però la sessualità è una tecnologia, quindi soggetta all'evoluzione – e se abbiamo riconosciuto nella pornografia un dispositivo autoritario (il postporno nasce proprio per contestare il suo potere normativo totalizzante), forse possiamo anche riflettere serenamente sulla natura delle nostre fantasie – e rimetterle in discussione, nel caso in cui le riconoscessimo come un po' troppo monodimensionali, non abbastanza nutritive o legate a un'immaginario del quale vogliamo poter prescindere.

Ma come si fa?

Innanzitutto, non accontentandosi. L'erotismo ha molte dimensioni ed è vero che molto spesso ricorriamo alla pornografia per avere una soddisfazione immediata e acritica (legittima, lo ripeto), ma anche se non sempre possiamo permettercelo in alcuni momenti speciali possiamo decidere di dedicare al nostro sollazzo più dei due minuti necessari a trovare il primo monnezzone hard disponibile online.

Esplorando materiali pornografici differenti come se fosse un esperimento antropologico ci avvicineremo passo a passo a un tipo di eccitazione che possa sorprenderci (e parlo di sorpresa proprio perché non è detto che le fantasie a cui ci apriremo siano più coerenti o conformi).

Magari sulle prime il richiamo non sarà immediato: per esempio, a immedesimarci in alcuni tipi di fisicità e a trovarle eccitanti non siamo abituate – e scoprirle è un vero e proprio esercizio epistemologico, che sovverte alcune delle fondamenta identitarie sulle quali ci siamo costruite.

È un processo facile e indolore? Forse no. Mettersi in discussione e aprirsi alla scoperta di noi stesse non sempre è semplice e leggero – però riuscire ad ampliare lo spettro del sessualizzabile è una scommessa per la quale vale la pena rischiare almeno un po'.

Partiamo dal presupposto che non c'è niente da perdere (possiamo sempre tornare alle fantasie che sono più accessibili e immediate, cercare di attraversarne altre non gli toglierà il gusto) e tutto quello che riusciamo a trovare nel cammino sarà utile a capirci: sia quando ci entusiasma, sia quando genera rifiuto.

Perché com'è risaputo “Masturbation never breaks your heart” (la masturbazione non ti spezza mai il cuore).


FRONTE DEL PORNO

di Slavina Perez

Pornografa femminista e (quasi di conseguenza) educatrice sessuale, Slavina vive tra l'Italia e la Spagna promuovendo attraverso spettacoli e laboratori una svergognata consapevolezza sui temi del corpo, del genere e del sesso. Su facebook con la pagina Intimidades Compartidas.

The O.C: i ricchi, quelli veri coi probbblemi

Correva l’anno 2003.

Eravamo orfani di Dawson’s Creek e Italia Uno ci sollazzava con le mirabolanti avventure di Seth, Summer, Marissa e Ryan.

Gente che all’epoca era favolosa e alla moda e un sacco figa, poi adesso che sono passati quattordici anni, rivedi il pilot e ti chiedi COSA COSA COSA avessero in mente i costumisti quando hanno vestito Summer per LA SFILATA DI BENEFICIENZA.

Quel vestitino a righe celesti rosa nero lilla verde e disagio, che nonostante tutto la faceva sembrare la più bona del west ed ha fatto un po’ storia.

Marissa coi jeans e i top che hanno fatto il giro e sono tornati di moda, come sempre accade.

Ryan e la sua canottiera bianca ed il giubbotto di pelle nero. In California, con 107 gradi all’ombra.

Seth che cercavano di far passare per sfigato ma attenzione perché lo hanno sempre saputo tutti che era l’unico bono nel cast.

E poi i genitori che hanno avuto le storyline più interessanti e torbide di tutti, specie la mamma quindicenne di Marissa, l’indimenticabile Julie Cooper.

L’epoca dei telefilm, e non delle serie tv come ci ostiniamo a chiamarli oggi, era davvero ma davvero magicissima amici.

Quando aspettavi una settimana per scoprire che fine avrebbe fatto Marissa, quando gli spoiler quasi non esistevano (per me che ero nerd e frequentavo i forum sì, ma per la gente normale tendenzialmente no), quando c’erano le ship.

Ora e sempre, R.I.P. Marissa.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Toglietemi tutto, ma non le mie app per correre

Siamo runner non siamo nerd!

O forse sì. È raro trovare qualcuno che cominci a correre senza l'aiuto di un'app per contare i chilometri e il tempo. Se penso alle mie prime timide corse fuori stagione (cioè non quelle dettate dall'ansia prova costume, a inizio estate), devo ringraziare principalmente Spotify e Runkeeper se ho continuato a uscire di casa anche con la pioggia, il freddo e qualche volta anche la neve (abitavo a Torino).

Quindi, parliamo di app.

La funzione principale presente in tutte le app di corsa e di fitness è quella di registrare dati sul tuo allenamento disponibili durante e dopo un’attività: la distanza, il passo, la velocità, il dislivello percorso e le calorie bruciate, per esempio. Se indossi anche una fascia cardio - la puoi abbinare direttamente alle app o a un orologio gps - avrai a disposizione anche informazioni sulla tua frequenza cardiaca. Molte forniscono anche la mappa del percorso e  la cronologia dettagliata delle tue attività nel tempo per monitorare i tuoi progressi. Anche un piccolo miglioramento può essere una motivazione per continuare ad allenarti, quindi scegli la tua preferita e comincia a misurarti.

1. Runkeeper e Runtastic

La prima l'ho già nominata, è stato il mio primo amore e le sono stata fedele fino a due anni fa.  Su entrambe durante la corsa puoi attivare un istruttore vocale che ti indica il cambio di ritmo e ti informa su chilometri percorsi, il passo, ecc. Con un account a pagamento puoi impostare un obiettivo (es. "voglio correre 10km in meno di un'ora in 4 mesi) e seguire un piano di allenamento. Le colleghi anche con MyFitnessPal e unisci così il calcolo di calorie bruciate con l'attività fisica al calcolo delle calorie consumate (ma prima di seguire una dieta che si basa esclusivamente sulla riduzione delle calorie ti consiglio di consultare una nutrizionista).

Runtastic ha poi una funzione in più, il LIVE Tracking, che ti permette di condividere la tua posizione sui social network in tempo reale per ricevere incoraggiamenti mentre ti alleni.

 Sia su Runkeeper che su Runtastic puoi ascoltare e gestire la musica direttamente dall'app durante l'allenamento. Infine, di entrambe mi piace la funzione "social network", che ti permette di seguire e farti seguire da altri amici sportivi: alla fine la scelta tra le due può dipendere esclusivamente dalla presenza dei tuoi contatti su una o sull’altra app.

2. Nike Plus e MyAsics

Sono le app delle due note marche sportive. La prima ha un’interfaccia grafica meravigliosa e al momento è la migliore per condividere le foto dei tuoi allenamenti sui social. Ma le sue caratteristiche positive finiscono qui, per quello che mi riguarda. La seconda è dedicata ai piani di allenamento personalizzati per preparare gare: mano a mano che la usi aggiorna la previsione per i risultati di gara e modifica il piano in base ai tuoi miglioramenti. Certo, non sostituisce un allenatore, ma può essere un punto di partenza se non vuoi fare tutto da sola.

3. Strava, il mio nuovo amore

È il mio terzo social network preferito dopo Instagram e Twitter, la uso per connettermi con altri atleti e lasciarmi ispirare dalle loro performance. È un'app completa anche dal punto di vista delle informazioni sulla corsa, permette di impostare i percorsi, trovarne di nuovi quando ti trovi in una città diversa dalla tua e con la funzione “segmenti “ puoi vedere come te la sei cavata in sezioni specifiche della tua attività.  Se corri con una squadra o con degli amici è possibile anche creare dei "club" in cui pubblicare eventi e notizie. Strava è ottima per registrare anche altre attività all’aperto, ma pure quelle in piscina e in palestra - o sul tappetino di casa. Puoi anche registrare le scarpe che usi in allenamento e monitorarne il consumo (dopo massimo 600 chilometri sarebbe meglio cambiarle...).

4. Relive

Ultimamente sulla mia bacheca Facebook spuntano ogni ora video di corse creati con Relive: la puoi collegare a una delle app citate sopra e trasformare il tuo percorso di allenamento o di gara in un video 3D. Bella, ma va usata con parsimonia :)

Uh, importante! Ricorda che tutto quello che condividi su queste app è di dominio pubblico se non cambi le impostazioni del tuo profilo: prima di far vedere a chiunque da dove parti e dove torni per uscire a correre, verifica di aver scelto bene con chi condividere queste informazioni. Un vantaggio di Strava è quello di poter impostare una “zona privacy” del raggio di un chilometro per non mostrare a nessuno il punto di partenza delle tue attività. Ma ve l’ho già detto che è la mia app preferita?


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Riccio ti cerca: vuoi diventare modella per un giorno?

Da RiccioCapriccio siamo sempre in movimento: perché vogliamo essere sempre aggiornati, perché ogni cosa nuova che impariamo ci rende più preparati, sempre più vicini a rendervi felici del nostro lavoro, dei vostri cambiamenti.

Per questo, domenica 25 e lunedì 26 giugno ci mettiamo nuovamente alla prova per perfezionare le nostre tecniche di colore.

Abbiamo bisogno di voi: siamo alla ricerca di dieci ragazze che vogliano entrare a far parte della famiglia di Riccio per due giorni.

Sarete le nostre modelle, coccolate dall’intero team con un unico obiettivo: esaltare al massimo la vostra bellezza.

Cerchiamo ragazze audaci, che non abbiano paura di sperimentare e giocare con il colore, sempre con il massimo della cura e della professionalità. Usiamo prodotti che non danneggiano né l’ambiente, né i tuoi capelli.

Sei tu oppure la tua migliore amica?

Per candidarti, scrivi una mail a tamaraviola@ricciocapriccio.com allegando un tuo selfie. Ci piacerebbe lavorare su chiome medio/lunghe ma quello che conta è lo spirito!

Vi aspettiamo in tante! :)

(Questi sono alcuni dei lavori che abbiamo realizzato)

I love my bike: l'estate #CycleChic!

Domani, venerdì 16 giugno, dalle ore 17.00 fino alle 21.00 parte la serata I love my bike, per un’estate #CycleChic!

In via Roberto De Nobili, 15 nel cuore di Garbatella, troverete ad accogliervi le splendide ragazze di Redo Factory, una casa di moda creata da un collettivo di donne con la passione per una moda etica, sostenibile e collettiva e i favolosi ragazzi di Ciclo Officina La Strada, che hanno l’intento di creare un luogo dove costruire e riparare la propria bicicletta, dove reinventare la mobilità della città che viviamo, dove praticare riuso e riciclo, imparare ed insegnare, inventare e creare.

Avrai la possibilità di poter acquistare dei pezzi unici della collezione Redo a venticinque euro e inoltre ci sarà un’asta per le biciclette recuperate di Ciclo Officina La Strada!

Anche RiccioCapriccio farà la sua parte, saremo a tua disposizione: potrai chiederci tutte le informazioni che vorrai riguardo lo styling, il colore e la manutenzione dei tuoi capelli e partecipare alla Hair Summer, la lotteria che ti permetterà di vincere un kit di prodotti full size a marchio Davines. Campioncini, spillette e magneti per tutti!

 

Vieni? L’ingresso è libero e gratuito!

 

Ti aspettiamo :)

Girlboss: una storia vera di gente povera che diventa ricca.

Sophia Amoruso è una che in generale ne sa, o perlomeno ne ha saputo.

Nel 2014 è uscita la sua autobiografia Girlboss e da Netflix hanno chiamato Charlize Theron e le hanno detto: “ciao sei bellissima non è che ti va di produrre sta serie?”.

E così è uscita, appunto, #Girlboss.

La storia (vera ma un sacco romanzata) è di una ventitreenne completamente pazza, Sophia Amoruso, un po’ maniaca depressiva, un po’ cleptomane e a tratti bipolare che per sbarcare il lunario decide di iniziare a vendere cose vintage su Ebay (che ai tempi, nel 2007, era nel suo periodo più florido) e dal suo monolocale passa ad avere un’azienda tutta sua.

E Noi No.

L’ambientazione a San Francisco e la fotografia molto, molto smarmellata danno quel tocco un po’ kitsch ed ingiustificatamente anni ’70 a tutta la serie e si è sempre in bilico tra l’odiare follemente e l’amare abbastanza la protagonista interpretata da Britt Robertson, per la prima volta in versione castana e ancora più bona del solito.

Varrebbe la pena di vederla anche solo per la puntata quattro in cui c’è una citazione ad una certa scena di una certa puntata di The OC che è veramente da applausi.

Per il resto, venticinque minuti abbastanza trascurabili con qualche guizzo qua e là piuttosto divertente. In generale, però, “anche meno bastava” risuona potente ad ogni puntata, dove vogliono per forza farci ridere, per forza farci empatizzare e per forza lo sanno tutti che non si fa nemmeno l’aceto.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

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Roma Pride 2017: Riccio c'è!

Anche quest'anno RiccioCapriccio partecipa al Roma Pride, che da oltre vent’anni colora le strade della Capitale dando vita alla più grande manifestazione del nostro Paese di persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer e intersessuali (LGBTQI) che si uniranno a tutte e tutti quelli che aspirano a costruire un mondo più giusto.

Condividiamo questi valori e ogni giorno ci impegniamo per fare la nostra parte: per questo abbiamo scelto Be Proud Be You come motto: tutti dovremmo essere orgogliosi di quello che siamo.

Sabato 10 giugno il corteo partirà da Piazza della Repubblica alle ore 15.00, trovate qui tutte le informazioni.

Saremo nel corteo con i nostri coloratissimi palloncini! Cercateli, incontriamoci: nascondono una meravigliosa sorpresa per voi ♥

 

#BeProudBeYou

Keri Smith, Distruggi questo diario (dove vuoi)

Quando tutto sembra piatto, noioso, senza guizzi di fantasia, senza colore l’unica cosa da fare è distruggere! Questo ci propone Keri Smith con il suo Distruggi questo diario, edito da Corraini.

Se non ne puoi più di libri sottolineati con il righello, di agende noiose decorate appositamente per essere belle, di dover seguire sempre le stesse regole, questo diario è quello che fa per te.

 

Keri Smith propone una serie di esercizi creativi che mettono alla prova le abilità del lettore per pasticciare, riempire e sfasciare le pagine del diario.

E’ una piccola rivoluzione che mette in moto una serie di atti di distruzione creativa. Fra le proposte: “Fai ruzzolare il libro giù da una collina” , “ Nascondi questa pagina nel taschino o nella borsa di qualcuno con un messaggio”, “Buca questa pagina utilizzando gli oggetti che trovi nel corso dei tuoi viaggi”.

Avresti mai pensato di fare tutto questo con un libro?

Questo insolito manuale, che esiste in versione big e in versione pocket, ti aiuta ad uscire dagli schemi, a sperimentare cose nuove, a mettere in pratica la libertà. 

Noi lo troviamo assai divertente, ci fa tornare un po’ bambini e aiuta a stimolare la creatività.

Ti piace? :) Su Pinterest trovi mille idee per personalizzarlo!

Keri Smith è autrice di numerosi libri creativi e interattivi come Wreck this Journal (2007 Perigee), The Guerilla Art Kit (2007 Princeton Architectural Press), Mess: A Manual of Accidents and Mistakes (2010 Perigee), Living Out Loud – Activities to Fuel a Creative Life (published 2003 by Chronicle Books), e Tear up this Book!: The Sticker, Stencil, Stationery, Games, Crafts, Doodle, And Journal Book For Girls!, (2005 American Girl). Keri adora trascorrere le giornate con suo marito e suo figlio a leggere, cucinare e scrivere libri. Dall’autunno del 2010 insegna part-time alla Emily Carr University of Art & Design di Vancouver, Canada.

American gods. Di tamarreide e trip sotto acido.

Questa cosa di adattare i romanzi e farcene delle serie sta un po’ sfuggendo di mano ai producer americani. Once again, hanno preso un libro ed ecco la nuova serie tamarra del mese: American Gods.

Stavolta ci sono di mezzo nientedimeno che gli dei, GLI DEI. Quelli delle mitologie di tutto il mondo che sono stati importati in America da tutti gli immigratih col wifi e che lo sceneggiatore cerca di spiegarci con un antefatto INCREDIBILE, AMICI.

Il protagonista della serie è Shadow Moon, un ex galeotto che viene fatto uscire di galera due giorni prima del previsto perché la moglie è morta in un incidente stradale mentre faceva “la respirazione bocca cazzo” (Cit.) all’amico del marito.

Nel volo verso il funerale, Shadow conosce un uomo che somiglia tanto, ma tantissimo, all’Al Pacino de L’avvocato del Diavolo. Di nome dice di fare Wednesday ed ha un sacco di poteri. Ovviamente è mega affascinante, pensa. Da lì, la vita di Shadow prende una piega quantomeno peculiare, tra leprechaun astiosi, ragazzetti nerd con drughi a seguito, omicidi, mufloni, trip e tante altre cose carine.

Durante tutto il pilot il pensiero costante è “maccheccavolostovedendo?” e ad ogni scena il basimento è sempre più potente. Per quel che mi riguarda, alla fine l’esclamazione è stata “vabbè APPLAUSI”.

Perché comunque il tamarro è sempre un bel vedere. 


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

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Cinque manuali utili per chi ama il makeup

Stanca dei soliti tutorial su youtube? Guardi le tue innumerevoli palette e pensi che vorresti imparare ad usarle come i grandi professionisti del make up? Bene! Qui trovi un elenco di cinque libri utilissimi per chi ama il trucco e vuole sperimentare senza fare pasticci.


Bobby Brown Makeup Manual

Bobbi Brown è una famosissima truccatrice americana, fondatrice e CEO della linea Bobbi Brown Cosmetics. Nel 1991 lancia la linea Bobbi Brown Essentials, che viene subito acquisita dalla Estee Lauder. Insomma, la nostra amica Bobbi non è la prima arrivata. Questo manuale nasce per, come recita il titolo, For Everyone from Beginner to Pro; insomma, proprio tutte possiamo imparare a truccarci come si deve. Il manuale è agile, pieno di fotografie e piccoli tricks da attuare.

Jemma Kidd Make-up Masterclass

Jemma Kidd è una make up artist londinese: ha lavorato moltissimi anni nel fashion system e infine ha fondato una scuola di formazione per truccatori, oltre ad aver commercializzato una sua linea cosmetica. Questo libro viene considerato la bibbia del make up ma è più adatto a chi ha già le conoscenze di base. Contiene moltissimi consigli per la cura della pelle e una sezione tutta dedicata alla tipologia di trucco adatta alle varie ore della giornata.

Kevin Aucoin, Making faces

La storia umana di questo truccatore, a prescindere dalla sua incredibile bravura, è molto toccante. Bullizzato a scuola, rifiutato dai genitori perché omosessuale, subì violenze di ogni tipo. Dopo il suo trasferimento a NY lavorò per Vogue, Cosmopolitan, Allure, Revlon, Shiseido, fino a creare un suo marchio cosmetico. Questo libro è ricco di fotografie dalle quali prendere spunto e nonostante sia un po’ datato, conserva un fascino unico.

Elisa Eldridge, Face Paint

Di Lisa sappiamo praticamente tutto: beauty guru di successo su youtube, adesso direttore creativo della maison Lancome, ha pubblicato questo libro lo scorso anno. Non è un manuale ma un vero e proprio viaggio nella storia del make up, dagli egizi a oggi, permette di comprendere l’incredibile crescita che c’è dietro la bellezza.

Francois Nars, Makeup Your Mind: Express Yourself

Fotografo e truccatore francese, Francois Nars ha collaborato con Richard Avedon, Anna Sui, Versace e Marc Jacobs. Nel 1993 ha fondato la Nars Cosmetics e sì, ormai al nome Orgasm colleghiamo tutte il suo celeberrimo blush. Il manuale è perfetto per prendere ispirazione ed è molto visuale.


A voi piacciono i libri di make up? Io li comprerei tutti!


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

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Nipples&lipstick: l'accoppiata vincente per scegliere il tuo nude perfetto

Noi donne veniamo messe alla prova ogni giorno. Ogni giorno siamo costrette a misurarci con grandissimi problemi, con problemi devastanti. I miei tre jolly?

  1. Perché ogni volta che vado dal parrucchiere poi piove anche se il meteo dava bel tempo per tutto il mese?

  2. Che significa quella maledetta emoji dopo un messaggio composto da centinaia di parole?

  3. Perché non riesco a trovare un rossetto nude che non mi faccia sembrare Laura Palmer?

Se anche voi mie care lettrici vi ritrovate a dover risolvere questi inconvenienti, beh, mi dispiace, ho la risposta solo per una di queste domande. Ché comunque è meglio di niente, dai.

Situazione tipo: siete in un negozio che vende prodotti di make up, alla ricerca del Sacro Graal, il rossetto nude per eccellenza, quello che fa sembrare le labbra polpose e naturali, morbide e setose e per niente truccate. L’espositore prevede centinaia di nuance.

Che fate? Tirate su la manica e cominciate a devastarvi il braccio con tutte le sfumature con il risultato di sentirvi ancora più confuse di prima e chiedendo disperate alle commesse una salviettina struccante che non strucca assolutamente nulla.

Oggi dico basta all’indecisione! Oggi dico SOLLEVATE LA MAGLIETTA AMICHE! A quanto pare il nude perfetto per le nostre labbra è quello che più somiglia al colore dei nostri capezzoli, la parte più in linea con il sottotono della nostra pelle.

L’ha dichiarato il dottor Travis Stork durante la puntata di un noto show televisivo americano, The Doctors. Osservando il colore dei suoi capezzoli ha perfettamente azzeccato la nuance adatta. Qui la clip della puntata.

Simpatici metodi a parte: nei giorni scorsi (19-20-21 maggio) a Roma si è tenuta la Race for the cure, l’evento simbolo della Susan G. Komen Italia, organizzazione che opera dal 2000 nella lotta ai tumori del seno su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una manifestazione di tre giorni ricca di iniziative dedicate a salute, sport, benessere e solidarietà che culmina con la tradizionale corsa di 5 km e la passeggiata di 2 km. A caratterizzare l'evento è la presenza delle “Donne in Rosa”, donne che hanno affrontato personalmente il tumore del seno e che, per lanciare un messaggio positivo, scelgono di rendersi intenzionalmente visibili indossando una maglietta ed un cappellino rosa. La prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l'autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese. E' indispensabile proseguire con controlli annuali eseguiti dal ginecologo o da uno specialista senologo affiancati alla mammografia biennale dopo i 50 anni o all'ecografia, ma solo in caso di necessità, in donne giovani. 

Tornando ai rossetti ora, amiche, non ci resta che provare: free the nipple!

 


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Storie di runner fuori dall'ordinario: Kayla Montgomery

Sabato mattina a Monza ho visto il maratoneta più veloce del mondo correre la distanza di 42 chilometri e 195 metri come stesse facendo un giro di pista da 400 metri. Si chiama Eliud Kipchoge, viene dal Kenya, ha 32 anni e di mestiere fa l’atleta. L’atleta olimpico per la precisione, perché lo scorso agosto era a Rio de Janeiro per correre la maratona e ha vinto la medaglia d’oro con un tempo di 2:08:44. A Monza c’è stata una competizione organizzata dalla Nike per provare a scendere sotto il limite delle due ore e Kipchoge non ce l’ha fatta solo per 26 secondi. Ho ancora negli occhi la sua falcata perfetta e l’espressione serena, come di qualcuno che sta semplicemente facendo il suo lavoro. Questa mattina, quando sono andata a fare il mio allenamento allo stadio di Caracalla, ho pensato a lui e al gruppo di lepri - gli atleti che conducono una parte della gara dando il ritmo giusto ai campioni - che lo precedeva. Delle macchine perfette e una fonte di ispirazione per chi corre e prova a migliorarsi nella sua tecnica.

Le storie di altri runner, degli altri atleti in generale, sono delle motivazioni costanti per i miei allenamenti. Sono la spintarella a buttarmi giù dal letto la mattina presto, a non crollare davanti a Netflix sul divano la sera, e a non farmi interrompere per sfinimento gli allenamenti più duri. Una delle mie preferite ve l’ho già raccontata qui su Shoot the runner: la storia di Roberta Gibb, prima donna a correre la maratona di Boston nel 1966, quando la competizione era esclusivamente aperta solo agli uomini.

C’è un’altra atleta di cui ogni tanto vado a riguardarmi i video che la riguardano su YouTube. Si chiama Kayla Montgomery ed è la protagonista di un bel documentario della ESPN dal titolo “Catching Kayla”. Capirete più avanti perché il “catching”.

Kayla ha 15 anni quando le viene diagnosticata la sclerosi multipla. Una malattia che neurodegenerativa che porta lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Può progredire fino a impedire qualsiasi movimento a chi ne affetto.

Prima di sapere della sclerosi Kayla era la runner più lenta della scuola. La scoperta della malattia l’ha motivata a correre più veloce perché voleva dimostrare che la malattia non l’aveva cambiata. “Invece di fermarmi, mi ha motivata a battere record” ha detto in una delle numerose interviste concesse alla stampa americana. Sì perché oggi Kayla è una delle atlete più veloci non solo della sua scuola, ma dell’intero North Carolina, lo Stato in cui compete. Guardare Kayla correre è emozionante: finché è in movimento va tutto bene, ma quando si ferma i sintomi dell'intorpidimento ai muscoli ricompaiono e ci vogliono almeno 10 minuti perché possa “sentire” di nuovo le sue gambe, come si vede in questo video. Il suo allenatore è sempre alla linea di arrivo e la prende tra le braccia - catching Kayla appunto - per rassicurarla sul fatto che le sue gambe sono ancora lì e che va tutto bene.


“Ogni volta che corro penso che potrebbe essere l’ultimo giorno, domani potrei alzarmi e non essere in grado di muovermi”. Kayla ha un motivo in più per pensarlo e corre perché oggi “può farlo”. Be’, a me sembra la motivazione più forte di tutte.


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Vota le nostre ricercatrici per Ricerca il Futuro!

Dall’idea di Alessandra Pucci e Alessandra Di Pietro con la collaborazione attiva di Davines Italia che ha sposato il nostro progetto è nato Ricerca il futuro, un concorso riservato alle ricercatrici di tutta Italia per sostenere il loro prezioso operato che si concluderà con l’assegnazione di tre borse di studio e con una mostra fotografica realizzata da Federico Massimiliano Mozzano. Sei una ricercatrice? Hai tempo fino al 23 maggio per caricare sul sito il tuo progetto!

 

Intanto ti chiediamo di sostenere tre ricercatrici in particolare, nostre clienti.

Monia Procesi: il suo progetto è dedicato al Lago Ex-Snia. L’obiettivo è quello di fortificare l’importanza del Lago a livello ambientale, sottolineando l’essenziale necessità della sua salvaguardia. Per votarla clicca qui

Elena Genovese: il suo progetto è dedicato allo studio delle sindromi mieloproliferative croniche (MPN), un gruppo di disordini che originano dalla trasformazione neoplastica delle cellule staminali ematopoietiche. L’obiettivo è quello di individuare i meccanismi molecolari aberranti presenti nei pazienti affetti da Mielofibrosi con mutazione in Calreticulina al fine di sviluppare nuovi approcci terapeutici per la cura di questa patologia. Per votarla clicca qui

Marta Pischiutta: il suo progetto è dedicato allo studio sistematico e statistico degli effetti di sito ( geologia locale che può agire modificando e amplificando le onde sismiche in arrivo) estendendo il numero di stazioni sismiche analizzate. L’obiettivo è quello di ridurre il rischio sismico e di predisporre sistemi costruttivi idonei per le nuove abitazioni, e di modifiche strutturali per le abitazioni già esistenti nelle zone ad alta vulnerabilità. Per votarla clicca qui

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The Handmaid's Tale: distopia e femminismo

C’era una volta, nel 1985, un romanzo dal titolo “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood.

Qualcuno deve averlo letto e pensato “oh, non è nemmeno un po’ ansioso, facciamocene una serie tv”. E fu così che ad Hulu hanno deciso di produrre 10 episodi da 42 minuti.

Il concept è semplice ed inquietante: il mondo come lo conosciamo oggi non esiste più, esiste però una società che si è resa conto che le donne fertili sono pochissime. Perché allora non governare il tutto con un regime maschilista, estremista, cattivissimo, e schiavizzare le donne in grado di avere ancora bambini mettendole al servizio dei potenti in un mondo regolato da leggi tutte nuove e in cui le donne non contano più una mazza? MA CHE BELLA IDEA.

Il pilot è esteticamente splendido, i costumi sono perfetti nel rappresentare tutto il disagio che le ancelle sono costrette a vivere, tra stupri, violenze e lavaggi del cervello: indossano tuniche lunghissime rosse e cappelli che ricordano quelli delle suore, bianchi e coi paraocchi.

Tra tutte le ancelline, oltre ad una Rory Gilmore cresciuta, spicca la povera Offred, una FAVOLOSA Elisabeth Moss che sta zitta e buona solo per tentare di uscire da questo mondo orribile e recuperare sua figlia, rapita al primo frame del pilot. Peccato che ognuna di loro abbia un Eye, ovvero una spia, che ha il compito di controllare ogni minimo comportamento e denunciare eventuali stranezze.

Se ve la sentite di sobbarcarvi un immenso peso visivo, con questa fotografia che ti fa entrare violentemente nel mood Società Malata, guardatelo. In mezzo a tanta monnezza, un esercizio di stile così è una grandissima boccata d’aria. Pesante, ma bella.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Il mio libro di parolacce da colorare, Procraste & Nobel

Ci sono dei giorni in cui tutto sembra andare storto: a partire dalla sveglia che non suona, ai mezzi che non passano, al capo che sclera, hanno finito la pasta integrale! e per finire scopri che le scarpe bellissime che avevi puntato e che ora sono in saldo, non sono disponibili nel tuo numero. Insomma, hai fatto il pieno.

Prima di lasciarti andare al turpiloquio in pubblico, fermati: abbiamo la soluzione per te!

Procraste & Nobel, piccola casa editrice francese, ha pubblicato il volume “Il mio libro di parolacce da colorare” per sfogarsi e rilassarsi.

Si tratta di tavole molto eleganti da riempire di colore che portano in bella vista tutta una serie di epiteti che ogni giorno vorremmo utilizzare.

Ecco alcuni degli epici insulti che troverai al suo interno: Bastardo, Brutta Stronza, Cacchina, Canaglia, Coatto, Coglione, Cretino, Dannazione, Deficiente, Disgraziato, Farabutto, Imbecille, Manica di incapaci, Mannaggia, Me ne frego, Merda, Merdoso, Mezza calzetta, Mollusco, Porca Miseria, Porca Puttana, Rimbambito, Rompiballe, Rompicoglioni, Scemo, Schifoso, Scimunita, Sfigato, Stronza, Tamarro, Testa di Rapa, Vaccona, Vaffa.

Lo trovate su amazon al costo di 7,80 euro.

Basta censure: da oggi invece di urlarlo coloralo!