Mare e inchiostro. Intervista a Federica Madonna

PER RICCIO RECOMMENDS ABBIAMO INTERVISTATO UNA DONNA SPLENDIDA, LA TATUATRICE DI ORIGINI ABRUZZESI E ROMANA D'ADOZIONE DA CUI TUTTI DOVRESTE FARVI FARE ALMENO UN TATTOO: FEDERICA MADONNA!

Cosa è cambiato da quando hai iniziato ad oggi, nell’arte del tattoo in generale?

Moltissimo, ho avuto la fortuna di approcciarmi a questo lavoro circa 15 anni fa, a quei tempi non c’era internet e tutto era in qualche modo più genuino e più underground, la ricerca si faceva attraverso i giornali, i libri ed attraverso i corpi tatuati che si incontravano. Adesso con i social e con lo sdoganamento totale del tatuaggio è tutto completamente diverso, tutto molto meno intimo, tutto molto più incentrato sulla ricerca che il cliente porta al tatuatore e non viceversa. Poi sta al tatuatore indirizzare il cliente verso la scelta giusta. Il lato positivo sta nel fatto che c’è una delineazione stilistica che definisce ogni tatuatore e lo differenzia dagli altri, questo può facilitare il cliente a selezionare meglio chi può interpretare la sua idea.

Come si è evoluto il tuo stile negli anni?

Sono passata dallo studio del tatuaggio tradizionale americano ad una ricerca sempre più assidua del dettaglio, passando dalle linee marcate del tatuaggio tradizionale americano a linee sempre più sottili e alla cura dei dettagli. Ultimamente mi piace partire da una ricerca di immagini antiche, da foto per i volti, e sto abbandonando l’idea del colore, per avvicinarmi sempre più ad uno stile più vicino all’incisione e alla serigrafia.

Preferisci il colore o il bianco e nero?

Nonostante generalmente io ami l’uso del colore, al momento prediligo il nero, e se scelgo di usare i colori sicuramente delle tinte desaturate e non troppo brillanti.

Che soggetti ti piacciono?

A livello di disegno ho sempre amato l’anatomia umana, e in particolare i volti. In generale ho attrazione verso l’espressività del soggetto che sia esso umano o animale. Amo molto la natura, ultimamente viro verso le decorazioni floreali. E, per una questione di appartenenza e nostalgia ho sempre prediletto i soggetti di mare. Infatti mi sono avvicinata ultimamente alla tecnica del puntinato poiché non solo mi rimanda alle illustrazioni antiche, ma mi ricorda molto le pietre, gli scogli, la sabbia, il luogo da cui provengo.

Cosa consigli a chi fa il primo tatuaggio?

Di fare una cosa piccola e in un posto non troppo doloroso per abituarsi alla “sensazione” che dà il tatuaggio al proprio corpo…

E a chi desidera fare il tuo mestiere?

Di armarsi di pazienza, flessibilità, tanta umiltà e voglia di crescere, ascoltare ed imparare.

Ci sono cose che ti rifiuti di tatuare?

Sì, mi può capitare di rifiutare soggetti che non sono esattamente nel mio stile.

Ci sono figure femminili del passato a cui ti ispiri? Magari tatuatrici pioniere che apprezzi?

A livello femminile apprezzo tutte le donne che nell’arte hanno avuto il coraggio di non fermarsi, non vergognarsi e di affrontare il mondo a testa alta, coloro che hanno inseguito i loro sogni, coloro che hanno genuinamente seguito loro stesse. Mi riferisco ad attrici, cantanti, musiciste, performers, stiliste, pittrici, illustratrici, studiose, lavoratrici instancabili, ma soprattutto tutte le donne che hanno lottato per il futuro che ci hanno regalato, per la libertà e i diritti che hanno conquistato. Ma sopra tutte mia madre, ma lei non è del passato, è qui ed è presente soprattutto dentro di me. Il suo detto è sempre stato (tra i tanti) “fai ciò che devi fare e fallo con tutta te stessa, dando il massimo che è nelle tue possibilità”, e io me lo ripeto ogni giorno e cerco di essere fedele alle sue parole. Tatuatrici pioniere a livello italiano? I miei miti indiscussi: Genziana e Morg.

Un nome di un tatuatore dal quale vorresti farti tatuare?

Sono talmente tanti! Sono una vera e propria collezionista…

C’è una sfida che vorresti affrontare, un sogno nel cassetto, riguardo al tuo mestiere?

C’è un sogno che è ancora segreto, è chiuso in un cassetto, ma in generale il mio sogno è quello di poter continuare così, di poter continuare a lavorare con gente bellissima e che ha tanto da dare, in ambienti stimolanti a livello innanzitutto umano e poi artistico. E spero di poter continuare a conquistare la fiducia dei clienti e delle persone che apprezzano i miei disegni e le mie proposte, potendole trasformare in di/segni indelebili sulla pelle. La vera sfida è questa.

Qualcuno ti ha mai chiesto un tatuaggio assurdo, enorme, dettagliatissimo, per poi venire a pentirsene?

Di solito se la richiesta è assurda si evita di metterla su pelle. Quindi no, anche se il pentimento può giungere comunque se la persona che si tatua non è sicura del soggetto e, a mio avviso, del significato del tattoo, per me è quello a “legare” la persona al disegno che indossa, piuttosto che il disegno stesso. Pecca dei nostri tempi, dello sdoganamento dei tattoos è che spesso, ahimè, mi è capitato di accogliere in studio persone che mi chiedevano di volere un tattoo e non sapere quale soggetto, nel momento in cui gli chiedevo il significato non c’era nemmeno quello, e per me questo è assurdo. Significa che sempre più le persone vogliono emulare qualcun altro, farsi i tatuaggi solo perché li hanno visti su qualcun altro, è invece importante sapere che è una modifica al proprio corpo che dietro deve (o meglio dovrebbe) raccontare una storia, la propria storia.

Qual è il tuo cliente tipo?

Ce n’è di ogni tipo, ma generalmente è sorridente e disinibito.

Esiste un’etica del tatuatore?

Sì, certamente, ed è anche abbastanza complessa. Il tatuatore si approccia e scambia idee con il cliente, egli diviene una sorta di guida “spirituale” che lo accompagna nel viaggio che conduce all’atto finale del tatuaggio e lo consiglia, ci sono una serie di leggi non scritte, come ad esempio la scelta di non tatuare minorenni, poiché con la crescita i gusti potrebbero cambiare, o ad esempio si consiglia di non tatuare parti troppo vistose come mani, collo… bisogna inoltre essere puliti e rispettare tutte le norme igienico sanitarie che sono necessarie per lavorare senza rischi.

C’è un mito da sfatare riguardo ai tatuaggi?

Forse questo è un mito da sfatare: i tatuaggi non sono solo una tendenza del momento, come molte persone credono, ma sono segni che restano per sempre sulla nostra pelle quindi andrebbero fatti consapevolmente.

Quindi per te il tatuaggio deve avere necessariamente un significato o può essere anche semplice scelta estetica?

Personalmente credo che il tatuaggio debba avere un significato, anche se  il soggetto è puramente decorativo come un puntinato, un geometrico, questo tipo di tatuaggi hanno comunque un significato di metamorfosi…seguono le forme del corpo e lo modificano quindi per il cliente possono avere significato di cambiamento. L’importante per la persona che si tatua dal mio punto di vista è che fermi l tempo, che incida qualcosa di rappresentativo sulla propria pelle, ma questo riguarda me, poi sono per la libertà della singola persona.

Hai tatuato molte clienti di Riccio, tra cui Milena Cocozza. Ci sono dei tatuaggi che ricordi di aver fatto che ti piacciono ancora particolarmente?

Sì e sono molto felice del risultato. Generalmente sono soddisfatta dei miei lavori, e ringrazio i clienti che mi lasciano libertà di interpretazione, lo dico sempre a loro, lasciare libertà al tatuatore assicura un risultato migliore.

Se non fossi diventata la tatuatrice che tutti conosciamo, cosa avresti voluto fare?

Per me l’essenziale nella vita è lavorare con quello che mi piace: il disegno. Avrei voluto essere anche fumettista, regista, orafa, veterinaria, astronauta, sono stata sarta, modellista e stilista. Forse tornerei a disegnare abbigliamento e qui si apre un cassetto con dentro un sogno: disegnare scarpe, occhiali e intimo. Un’ altra cosa che farei? Ringraziarvi per questa intervista. Baci a tutto lo staff di Riccio!

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